Skip to main content

Ci sono giocatori che hanno il privilegio, in carriera, di poter alzare con le proprie mani la Coppa del Mondo, il culmine perfetto per qualsiasi giocatore che voglia rappresentare la propria Nazionale. Il punto più alto di ogni carriera dei sogni, si potrebbe dire. Tantissimi campioni non ci sono riusciti, altri giocatori “minori” invece ci sono tolti questa soddisfazione. In termini generali, non sempre vincere un Mondiale è garanzia di una carriera brillante e Marcio Santos, generoso ma fallace difensore brasiliano, ne è la pure dimostrazione. Come anche rappresenta una saudade vivente che finirà per minarne definitivamente il percorso calcistico.

IL CALCIO DI MARCO LANNA: LA SAMP DI BOSKOV E LA CLASSE DI VAN BASTEN

Marcio Santos, un Mondiale per caso

L’inizio di carriera del brasiliano è subito promettente. Marcio Santos è un vero e proprio animale d’area da rigore, a livello difensivo. Alto (ma non troppo), forte fisicamente, imperioso nel gioco aereo, persino avvezzo al gol con una discreta facilità. In patria si impone con l’Internacional de Porto Alegre (con cui vincerà la Bola de Plata come miglior difensore centrale) prima e il Botafogo in seguito.

Da lì all’approdo in Europa, ovviamente, il passo è brevissimo. Marcio Santos inizia la sua avventura nel Vecchio Continente in Francia, al Bordeaux. Il brasiliano esordisce anche in Coppa UEFA e si segnala per prestazioni sicuramente di ottimo livello, tanto da attirare immediatamente l’interesse di molte squadre. Nel frattempo, la sua carriera prende una piega interessantissima in occasione del Mondiale del 1994 negli USA.

BRASILE 2006, QUANDO ESSERE I PIU’ FORTI NON BASTA

Marcio Santos aveva esordito con la Nazionale nel 1990, venendo poi spesso convocato a scaglioni e togliendosi pure la soddisfazione di segnare qualche gol. In realtà, nel 1994, il ragazzo non doveva nemmeno essere convocato in Nazionale: non faceva infatti inizialmente parte del gruppo che poi finirà per vincere il Mondiale. La fortuna però sembrò essergli vicina, perché a causa di alcuni infortuni occorsi ad altri giocatori fu proprio lui a essere convocato per la Coppa del Mondo.

Nonostante alcune difficoltà oggettive (come il gran caldo e il fatto di dover giocare con Aldair, con cui non aveva nessuna chimica) Marcio Santos giocò da titolare tutto il Mondiale, segnando anche una gran rete contro il Camerun. Sbagliò anche un rigore nella lotteria finale contro l’Italia ma, per sua fortuna, furono decisivi invece gli errori azzurri.

L’arrivo alla Fiorentina e la clausola Sharon Stone

Il centrale dunque si ritrova Campione del Mondo un po’ a sorpresa e questo, ovviamente, scatena ancora di più il mercato. Alla fine, ad accaparrarselo, è la Fiorentina. Vittorio Cecchi Gori, sulle orme di papà Mario, sta cercando di costruire una squadra di vertice. Individua proprio nel carioco il rinforzo ideale per la retroguardia, tenendo conto non solo della bontà difensiva ma pure della grande capacità di andare in rete, una rarità per i difensori.

Non è un caso che il noto ex imprenditore cinematografico avesse cercato di “sedurre” Marcio Santos proprio attraverso una incredibile promessa in tal ambito per ottenere più gol. Al brasiliano infatti fu detto che, in caso di 9 gol siglati (secondo Marcio Santos in realtà erano 7), il calciatore avrebbe avuto l’opportunità di andare a cena con l’attrice Sharon Stone, della quale era perdutamente innamorato. Purtroppo l’incontro tra la grande attrice e il calciatore non ebbe mai luogo, a causa delle cattive prestazioni di quest’ultimo.

L’addio all’Europa

La stagione – sì, solo una – viola di Marcio Santos è come un grafico che alterna costantemente alti e bassi. Gli alti sono rappresentati dalla titolarità (32 presenze) e dai gol (2, troppo pochi per una liason con una diva del cinema). Di contro, Marcio Santos fu protagonista anche di 2 autogol contro Bari e Torino. Il suo rendimento generale è mediocre. Così, dopo un’esperienza breve ma intensa, il brasiliano viene ceduto all’Ajax.

STANKEVICIUS, IL RECORDMAN DELLE RIMESSE LATERALI CON LA PADANIA

Qui probabilmente si consuma la fine della carriera ad alti livello di Marcio Santos. Il brasiliano infatti ne passa di tutti i colori nonostante possa vantare la vittoria di un campionato: litiga con Van Gaal (che lo vede laterale e non centrale), gioca poco, si fa male alla caviglia e instaura il record dell’espulsione più veloce di un calciatore nella storia dell’Eredivisie. Gli ci vollero infatti soltanto 19” per farsi cacciare in un Ajax-PSV del 1996. L’ex viola era stato ormai soggiogato da una totale saudade, sia per via del clima che per le condizioni ambientali generali. Così, come finale già scritto, Marcio Santos decide di tornare in Brasile e abbandonare la fredda e inospitale Europa per sempre.

Atletico Mineiro, San Paolo e Santos, tra le altre. Poi pure un’esperienza in Cina quando il campionato era decisamente meno avvezzo ai milioni. Chiude la carriera nel 2006 nel Portoguesa Santista. In Nazionale, invece, aveva smesso di giocare già nel 1997. Purtroppo per lui, a fine carriera arrivò addirittura a rischiare la vita. Nel 2009, infatti, fu vittima di ictus ma fortunatamente riuscì a lasciare il ricovero ospedaliero dopo pochi giorni. E a riprendere la sua incredibile storia, sicuramente non banale ma forse piena di rimpianti. Nonostante una Coppa del Mondo.

Per restare sempre aggiornati, seguici su Instagram e Facebook

Leave a Reply