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Il 30 ottobre 1960 nasceva Diego Armando Maradona, noto anche come El Pibe de Oro. Molti lo ritengono il più grande calciatore della storia: vediamo perché.

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Raccontare, in poche righe, perché Diego Armando Maradona possa essere considerato il più grande calciatore di tutti i tempi è un’impresa impossibile. Si può provare giusto a darne un accenno, una traccia da cui poi ognuno possa partire per un personale approfondimento, perché il modo migliore per comprendere El Pibe de Oro è guardarlo giocare nei vecchi filmati.

Oggi è il suo 60° compleanno, che arriva curiosamente a pochi giorni di distanza dall’80° di Pelé, il suo grande rivale, e questi sono cinque motivi alternativi per descrivere la grandezza di Maradona.

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Un talento al di là di ogni limite fisico

Basta guardare una foto di Maradona per rendersi conto che non aveva proprio un fisico da atleta: basso, tarchiato, non sempre nel suo pesoforma. A questo aggiungiamo che pure la sua vita non era proprio da sportivo, tra notti brave e uso di droghe, e avremo un quadro completo. Eppure basta vedere pochi minuti di una sua partita per rendersi conto che niente di tutto questo sembrava avere effetto sul suo gioco.

Maradona era dotato di uno scatto incredibile, saltava come una molla, sapeva mantenere una concentrazione nei novanta minuti invidiabile e a essere spesso decisivo, facendo cose incredibili non solo a livello tecnico, ma anche fisico. Praticamente sapeva usare solo il sinistro, ma con quell’unico piede riusciva a fare cose che ai comuni mortali erano inconcepibili.

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Maradona era il diavolo e l’acqua santa

Prendete un video di quel quarto di finale del 1986 tra Argentina e Inghilterra e riguardartelo: è un perfetto esempio di cosa sia Maradona. Al 51′ stacca in area per colpire di testa e allunga la mano anticipano il portiere inglese Shilton, l’arbitro non vede e convalida e dopo la partita Maradona dice che non era la sua mano, ma quella di Dio. È il gol più infame e scorretto della storia del calcio.

Quattro minuti dopo, quasi a voler correggere quel torto, prende un pallone a centrocampo e, come per magia, trasforma i giocatori britannici in birilli, iniziando un sensazionale slalom gigante che lo conduce fino al gol del raddoppio sudamericano. È il gol più bello della storia del calcio. Maradona li ha segnati entrambi, nella stessa partita, per giunta nel giro di una manciata di minuti.

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È stato la quintessenza del giocatore determinante

Il Brasile del 1958, 1962 e il 1970 erano squadre meravigliose, così come l’Ajax dei primi anni Settanta o il Real Madrid degli anni Cinquanta. L’Argentina del 1986 no: era una buona squadra con alcuni ottimi giocatori (Brown, Ruggeri, Valdano), che senza Maradona non avrebbe mai potuto conquistare il Mondiale del 1986.

 

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Diego ?? #maradona #footballart

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Lo stesso discorso lo possiamo fare con il Napoli: quasi da solo, El Pibe de Oro seppe trasformare una buonissima formazione con una bacheca alquanto magra in uno dei club più forti d’Europa, conquistando due campionati, una Coppa Italia, una supercoppa e una Coppa UEFA. Maradona è il giocatore che più di tutti, nella storia del calcio, è stato in grado di alterare gli equilibri di partite e competizioni.

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Il concetto incarnato del 10

Se è vero che ormai i numeri, nel calcio, non contino più nulla, per il 10 bisogna fare un discorso a parte. negli anni il concetto di 10 è cambiato molto, pur restando legato a un ideale di tecnica e fantasia, di calciatore capace di inventare giocate che risolvono le partite. Maradona lo ha però portato a un livello più alto.

Dopo di lui, il 10 (o, se preferito, il diez, in spagnolo, che rende ancora meglio l’idea) è diventato sinonimo soprattutto di imprevedibilità. Anche nel calcio italiano, in cui il fantasista era comunque sottomesso a una rigida disciplina tattica, i tifosi hanno iniziato a esigere da colui che porta quel numero sulle spalle non certo le stesse meraviglie di Maradona, ma perlomeno lo stesso spirito: la capacità anarchica di giocare fuori dagli schemi e di far valere il prezzo di quel biglietto oggi sempre più costoso.

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Maradona è un’icona totale

Il suo volto, i fermo-immagine delle sue giocate, le sue citazioni, sono diventate negli anni simboli che ritroviamo sulle magliette, nei libri, sui muri delle città. Se Pelé è diventato un brand, Maradona è diventato un’icona, un idolo popolare che incarna non solo un modo, spensierato e libero, di vivere il calcio, anche di vivere in senso più ampio, quotidiano.

Con i suoi pregi e difetti, ha rappresentato un simbolo di riscatto per le classi più povere di Buenos Aires così come di Napoli, ma anchee di molte altre aree disagiate del mondo, grazie principalmente alle sue famose prese di posizione politiche. Ed è riuscito a essere tutto ciò pur essendo fondamentalmente un personaggio controverso e divisivo, molto meno “ecumenico” del suo rivale Pelé.

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