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Nonostante la stagione travagliata e la retrocessione con il Lecce, Marco Mancosu si è rivelato come uno dei centrocampisti più prolifici d’Europa

Alla fine è andata proprio come ci si attendeva. Il Lecce, nonostante una prova gagliarda e sfortunata, non è riuscita a mantenere la categoria, lasciando la Serie A a un solo anno dal ritorno nella massima serie.

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La sconfitta contro il Parma, con la parallela vittoria del Genoa, è stata letale: al Via del Mare i salentini ci hanno provato fino all’ultimo, pagando l’estrema fragilità difensiva di una delle peggiori retroguardie di sempre.

Tra i tanti volti in lacrime al centro del campo, le telecamere sono andate a pizzicare quello di Marco Mancosu. Mancosu è stato il faro del Lecce, riaffacciatosi in Serie A dopo anni passati a fare la spola tra la Serie C, dove il club era precipitato in seguito allo scandalo Calcioscommesse, e una cadetteria nella quale i giallorossi hanno subito ottenuto l’immediata promozione al piano di sopra.

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Mancosu, una stagione al top

Con il gol segnato qualche giorno fa sul campo dell’Udinese, Marco Mancosu è salito a quota 14 gol stagionali, una cifra impressionante se consideriamo che è stata raggiunta giocando in una squadra di bassa classifica. Ok, qualcuno obietterà che il classe 1988 cresciuto nel Cagliari è anche il rigorista designato dei salentini, ma i penalty vanno segnati e Mancosu, prima di incepparsi in un paio di errori recenti, dal dischetto si era rivelato un cecchino infallibile.

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Parlando di numeri, Mancosu è uno dei centrocampisti più prolifici d’Europa. Meglio di lui hanno fatto davvero in pochi, e comunque tutta gente che gioca ad alti livelli. Ma, soprattutto, in contesti molto più competitivi. Kai Havertz e Raul Garcia, per esempio, hanno viaggiato su medie superiori, ma le reti segnate dal capitano leccese sono risultate molto più decisive dal punto di vista della classifica. Se i salentini hanno ancora mezza speranza di salvarsi, molto lo devono al loro numero 8.

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Che, tra l’altro, nella speciale classifica delle reti stagionali si è messo alle spalle gente come Kevin De Bruyne e Angel Di Maria, entrambi tranquillamente annoverabili nel lotto dei migliori centrocampisti al mondo. Mancosu ha bagnato la sua prima vera stagione da titolare in Serie A sul campo del Torino, per poi giustiziare – in sequenza – Napoli, Spal (con una doppietta), Inter e Juventus. Dopo aver segnato nuovamente al Napoli, sono arrivati ben sei gol nel post lockdown.

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Le 14 reti segnate quest’anno, peraltro, migliorano le 13 della scorsa stagione in Serie B, quando Mancosu rappresentava uno dei perni della squadra allenata da Liverani, bravo a sfruttarlo in più ruoli – da interno a trequartista, sempre con compiti di regia – valorizzandone le caratteristiche offensive. Mancosu, nonostante la retrocessione del Lecce, si è quindi guadagnato l’opportunità di rimanere in Serie A, in attesa di fare il tanto agognato salto di qualità.

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La A col Cagliari e tanta gavetta

Marco Mancosu è il classico esempio di come fatica e lavoro, molto spesso, portino risultati concreti. Cresciuto nel vivaio del Cagliari, nella massima serie – prima di quest’anno – aveva collezionato soltanto una manciata di apparizioni. Lui e il fratello Matteo, che ha giocato per parecchio tempo in MLS prima di rientrare in Italia, sognavano di vestire assieme i colori rossoblu, ma molto probabilmente questo desiderio rimarrà tale per sempre.

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Il Cagliari non ha mai seriamente puntato su di loro che, di conseguenza, come tanti figli della diaspora sono andati a cercare gloria altrove. Con alterni risultati, ma togliendosi varie soddisfazioni. Mancosu forse non salverà il Lecce, ma di certo si è imposto come una delle rivelazioni di un campionato nel quale la squadra di Liverani, pur con un organico modesto, può dire di essersela giocata sempre a testa alta.

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