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Il match di Europa League tra Maccabi Tel Aviv e Qarabag pone di fronte due squadre simbolo di Paesi noti soprattutto per questioni geopolitiche, che però spesso si riflettono nel calcio.

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Due paesi in guerra fin da quando sono nati, Israele e Azerbaijan: due conflitti diversi che continuano a tenere banco sulle pagine di attualità internazionale, tra loro molto simili, e che pure non hanno impedito la crescita del calcio locale. Ora, le due squadre si affrontano nei gironi di Europa League, in una sfida tra nazioni politicamente molto vicine, a dispetto di quello che potrebbe sembrare.

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Un’alleanza geopolitica

Se infatti Israele è da sempre in conflitto con gli arabi palestinesi, ovviamente musulmani, l’Azerbaijan è una delle poche nazioni a maggioranza musulmana a intrattenere ottime relazioni diplomatiche ed economiche con il paese ebraico: gli ebrei sono presenti a Baku e dintorni da secoli, e la città azera fu la sede della prima scuola ebraica dell’Unione Sovietica, nel 1982.

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I rapporti odierni tra i due paesi sono visti con particolare favore in Israele, specie dalla parte più conservatrice della società: l’Azerbaijan è un importante fornitore energetico, un fattore fondamentale per un paese che è formalmente in conflitto con la maggior parte dei paesi produttori di petrolio e gas naturale. Inoltre, Baku è visto come un importante alleato in chiave anti-Iran, visto che in quest’ultimo risiedono molti azeri: una guerra tra Iran e Israele comporterebbe grossi problemi interni per Teheran.

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L’Azerbaijan, negli ultimi tempi, ha lavorato molto sulla sua immagine internazionale, aprendosi a nuovi mercati per potenziare la propria economia già in forte espansione. Avere ottime relazioni con Israele, così come con importanti potenze occidentali, è una questione fondamentale per la reputazione del regime nepotista di Ilham Aliyev (al potere dal 2003, dopo essere succeduto al padre). Inoltre, Israele fornisce a Baku gran parte delle proprie tecnologie e armamenti, sostenendo molto la crescita del paese.

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Il Maccabi Tel Aviv è Israele

La complicata situazione politica in Medio Oriente va avanti ormai da decenni, e in questi anni di governo Netanyahu stiamo assistendo a un rafforzamento del discusso programma israeliano di annessione delle colonie palestinesi. Nonostante questo, però, proprio di recente il paese ha migliorato i propri rapporti con due paesi musulmani da sempre piuttosto ostili, come Sudan ed Emirati Arabi Uniti.

Dal 1974, Israele è stato costretto ad abbandonare la AFC ed entrare nella UEFA, motivo per cui ormai i suoi club giocano nelle coppe europee; lo sport è così diventato uno strumento con cui avvicinarsi ai paesi occidentali e mantenere con loro ottimi rapporti (anche se è nel basket, più che nel calcio, che Israele ha ottenuto buoni risultati).

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Da questo punto di vista, il Maccabi Tel Aviv rappresenta uno dei migliori biglietti da visita possibili (sia nel calcio che nel basket, essendo una polisportiva): ha sede nella città più moderna e alla moda del paese, lontana dal conflitto etnico che si avverte invece a Gerusalemme, e negli ultimi anni ha investito molto per portare nomi di caratura internazionale in squadra, specialmente in panchina (Oscar Garcia, Paulo Sousa, Peter Bosz).

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Così, nell’ultimo decennio, il Maccabi è tornato ad avere un ruolo di primo piano nel calcio locale, vincendo cinque campionati e arrivando tre volte secondo. L’identificazione del club più vincente d’Israele con il suo potere politico è diventata più forte con il progressivo spostamento verso destra della classe media di Israele, da sempre sostenitrice del Maccabi e che oggi vota Netanyahu. Qualche mese fa, gli ultras hanno preso parte agli attacchi verso i contestatori del presidente, unendosi ai tifosi del Beitar Gerusalemme, notoriamente i più conservatori e violenti del paese.

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Il Qarabag è l’Azerbaijan

Il caso dell’Azerbaijan è ancora più particolare. Dalla sua nascita, nel 1991, il paese si è trovato in guerra con l’Armenia (un conflitto che, come in Medio Oriente, è anche religioso, essendo gli armeni principalmente cristiani) per il controllo della regione di confine del Nagorno-Karabakh. Di fatto, non è mai stata stipulata alcuna pace, e il conflitto ha visto una nuova escalation proprio nel corso degli ultimi mesi.

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Come si evince facilmente dal nome, il Qarabag è la squadra della comunità azera della regione, ma alle sue spalle ha una storia particolare e molto intrecciata con la politica: club da sempre marginale, è stato progressivamente trasformato nella corazzata del calcio azero grazie al sostegno del governo di Aliyev. Si è spostato a giocare a Baku, ospitato nell’avveniristico stadio Tofiq Bahramov, e da sette anni vince il campionato locale oltre a partecipare regolarmente alle fasi a gruppi delle coppe europee.

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Proprio come il Maccabi Tel Aviv, il Qarabag è un perfetto simbolo del paese: gioca in una città giovane e moderna, che già di per sè è il volto internazionale della propria nazione, e ha saputo costruire una serie di successi sportivi che portano praticamente a identificare il calcio locale con i suoi colori. Se c’è una squadra che incarna il proprio paese in tutto e per tutto questo è indubbiamente il Qarabag, per espressa volontà della politica.

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Così sia gli azeri che gli israeliani riescono a essere non solo due squadre di calcio impegnate nell’Europa League 2020-21, ma anche due macchine di propaganda politico-sportiva, che portano in giro per il continente l’immagine di due nazioni moderne, ricche e forti, capaci di andare avanti con lo sport e la vita nonostante siano “sotto attacco”.

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