Skip to main content

L’avventura di Fabio Cannavaro all’Udinese è appena iniziata e potrebbero esserci tutte le condizioni per far si che funzioni davvero

L’Udinese di questa stagione è sembrata svuotata, priva di idee e di personalità, incapace di tirarsi fuori per tempo dalla lotta per non retrocedere a causa di una mancanza di pianificazione inaspettata da parte dei Pozzo. Prima Sottil e poi Cioffi non sono riusciti a dare un gioco ed un’identità ad una squadra con diverse lacune ma terribilmente esperta e bisognosa di una scossa per conquistare l’ennesima salvezza degli ultimi trent’anni. Oggi – dopo la fragorosa vittoria del Frosinone sulla Salernitana – l’Udinese è terzultima a quota ventotto punti, distante tre lunghezze dai ciociari, dall’Empoli e dal Verona, tutte capaci di tirarsi fuori nelle ultime giornate da una situazione incontrollabile da parte dei bianconeri. E così è maturata un’idea: l’esonero di Cioffi, in parte incolpevole perché i problemi della squadra sono progressivamente diventati più grandi di lui, e l’arrivo di una figura carismatica, che dia una scossa all’ambiente e ai calciatori risvegliandone onore e orgoglio. 

Fabio Cannavaro arriva per questo motivo a Udine, dopo diverse avventure particolari in Italia e all’estero, che ne hanno tratteggiato il profilo più come una figura a metà tra dirigente ed allenatore che come un tecnico vero e proprio. I dubbi sono stati la costante che ha accompagnato la sua carriera tra Arabia Saudita e Cina, con la bruciante conferma degli stessi nella sfortunata avventura al Benevento della scorsa stagione. E quindi perché il matrimonio tra Cannavaro e l’Udinese può funzionare

Innanzitutto per le idee che l’ex campione del mondo può portare in Friuli: il suo 4-3-3 di dominio e possesso di palla può dare finalmente una quadra tattica ad una quadra in balia degli avversari e la sua esperienza ad alto livello può aiutare nello stimolare i giocatori. Certo, l’inizio contro la Roma non è stato dei migliori, ma con un po’ di fortuna e il risveglio dei valori tecnici presenti nella rosa dei bianconeri, la salvezza dovrebbe arrivare, offrendo a Cannavaro un’estate per impostare la rinascita della sua squadra

La storia da allenatore di Fabio Cannavaro 

Dopo aver iniziato come dirigente e consulente strategico dell’Al-Ahli tra il 2011 e il 2013, Cannavaro ottiene la nomina da vice allenatore del club nel 2013-14 alle spalle del tecnico rumeno Cosmin Olăroiu. Al termine del campionato la squadra vince il campionato e lui si dimette, concludendo il suo primo ciclo in Arabia e aspettando una chiamata dal vecchio continente. 

La chiamata arriva però dalla Cina dove Marcello Lippi ha intenzione di farsi da parte a Guangzhou, dove nelle ultime tre stagioni ha vinto tre campionati e una Champions League asiatica. Cannavaro trova qui Gilardino e Diamanti, uno staff italiano e  una società abituata ai grandi fasti del calcio asiatico: perde la supercoppa in apertura di stagione ma a giugno si ritrova primo in classifica e ai quarti di champions League quando la società decide di esonerarlo per far spazio a Scolari. La scelta – si verrà a sapere – non fu di natura tecnica bensì politica: Lippi stava per lasciare il club per lavorare con la federazione cinese e l’esonero di Cannavaro fu un effetto collaterale di quella scelta. 

Pochi mesi dopo da il via al suo secondo ciclo arabo, diventando allenatore dell’Al-Nassr, l’attuale società di Cristiano Ronaldo e Mané. Nonostante i due campionati vinti di fila e un buon inizio di stagione, la società era in una situazione economica opposta rispetto al presente e Cannavaro decide di dare l’addio per denunciare le problematiche in essere: i calciatori non venivano pagati da più di un anno, così anche il suo staff e i dipendenti del club. 

Il doppio addio anticipato fa storcere il naso ai commentatori che si accaniscono anche sulla scelta successiva: tra il luglio 2016 e il novembre 2017 Cannavaro diventa allenatore del Tianjin, squadra di seconda divisone cinese che porta alla conquista della promozione e – l’anno successivo – al terzo posto in campionato valido per la qualificazione nella Champions League asiatica. Il suo 4-3-3 composto dal talento di Witsel e Pato si impone nella Liga cinese, assicurandogli la credibilità sufficiente a tornare sulla panchina del Guangzhou con un contratto da 12 milioni di euro a stagione. Alla prima stagione vince la Supercoppa, arriva secondo in campionato e in Champions viene eliminato dalla sua ex squadra, in quella successiva vince il campionato e saluta il Sol Levante – e l’incarico come allenatore ad interim della Cina – dichiarandosi pronto ad allenare in Europa. 

La sua avventura successiva sono i terrificanti sei mesi a Benevento, dove in diciassette partite assomma solamente sedici punti e si trova a scontrarsi con un ambiente non adatto alle sue esperienze. Dal primo incarico da allenatore, Cannavaro si è sempre trovato faccia a faccia con ambienti abituati alla vittoria o in cui i soldi e le ambizioni erano sufficienti per giungere in poco tempo ad essa. Il Benevento di Vigorito doveva partire per conquistare i playoff, ma un campionato difficile come la Serie B richiede un’esperienza diversa e una furbizia che il calcio di Fabio non prevede. Il suo è un 4-3-3 di dominio, di possesso e di gestione, di verticalità basata sull’importanza del centravanti, e quel centravanti a Benevento non ci sarà. Per questo la sua nomina per un’Udinese in difficoltà è di ambivalente giudizio: sarà quella scossa necessaria per salvare il club dalla retrocessione, o l’ennesima storia d’amore che finirà prima del tempo per il Cannavaro allenatore? 

Leggi anche: Arne Slot sarà il nuovo allenatore del Liverpool