L’emendamento Mulé rischia di spaccare il calcio italiano: che cos’è, cosa cambia e perché UEFA e FIFA minacciano l’esclusione dei club italiani dalle coppe internazionali?
Nel momento in cui, dopo il flop degli Europei, tutti chiedono riforme che rilancino il calcio italiano, si sta discutendo invece di una che rischia invece di affissarlo completamente. Nelle scorse ore, infatti, la UEFA e la FIFA hanno inviato una lettera alla FIGC – che l’ha poi girata al governo italiano – per contestare il cosiddetto emendamento Mulé, segnalando che “ciascun singolo punto contenuto nel testo dell’emendamento è incompatibile con gli obblighi della FIGC”. In poche parole, l’approvazione di questa legge potrebbe avere conseguenze nefaste per il calcio italiano, dato che UEFA e FIFA dovrebbero aprire un procedimento contro la FIGC, che potrebbe anche portare a una sospensione della federcalcio italiana. Questo comporterebbe l’esclusione dei club italiani dalle coppe internazionali, così come delle selezioni nazionali azzurre. E, in ultimo, l’impossibilità di organizzare gli Europei del 2032.
“È una lettera che fa riflettere e sulla quale fare delle considerazioni” ha detto il presidente del CONI Giovanni Malagò, consigliando implicitamente al governo di “mettere acqua sul fuoco”. In realtà, già ieri il Ministro dello Sport Andrea Abodi aveva rivelato che l’emendamento è stato accantonato, nella speranza di stoppare subito le polemiche. Tuttavia il problema rimane, dato che Abodi ha detto espressamente che adesso il governo sta lavorando a una “riformulazione” della norma, mentre nella loro lettera UEFA e FIFA hanno messo in guardia che il problema riguarda l’emendamento sia nella sua formulaziona originaria sia in qualsiasi versione aggiornata che mantenga “gli elementi materiali” contestati dalle due associazioni. Ma di cosa stiamo parlando esattamente, e qual è il problema legato all’emendamento Mulé.
Che cos’è l’emendamento Mulé
Si tratta di un emendamento – cioè di un’aggiunta o modifica a un disegno di legge già scritto – a firma di Giorgio Mulé, 56enne politico siciliano di Forza Italia, uno dei tre partiti della maggioranza di governo, attualmente portavoce del partito e vicepresidente della Camera dei Deputati. Si tratta di un emendamento al decreto Sport che intende approvare il governo, e che contiene molte altre norme. Mulé aveva spiegato nei giorni scorsi il senso della sua proposta, dicendo che mirava a riequilibrare il peso decisionale interno alla FIGC, dandone di più alle leghe professionistiche, e in particolare alla Serie A, secondo lui sottorappresentate in federazione.
L’emendamento Mulé stabilisce che le leghe professionistiche (che in Italia sono tre: Serie A, Serie B e Lega Pro) debbano “godere di piena autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa e gestionale” e avere maggior peso elettorale nella FIGC. In particolare, l’aspetto più rilevante è che la Serie A possa esprimere un parere vincolante sulle delibere della FIGC che la riguardano. In poche parole, la federcalcio non potrebbe più prendere decisioni che riguardano il massimo campionato italiano senza il consenso di quest’ultimo (cioè, della Lega di Serie A).
Emendamento Mulé: chi è a favore e chi è contro
Contro l’emendamento Mulé si sono già espresso UEFA e FIFA, e anche il presidente del CONI Malagò ha lasciato intendere la sua opposizione al progetto. Per completare il quadro, anche la FIGC è ovviamente contraria all’iniziativa: il presidente Gabriele Gravina aveva detto, lo scorso 27 giugno – quando è stata presentata la norma – che l’emendamento è una “provocazione”. Gravina aveva però aggiunto che non si trattava di un attacco personale contro di lui: l’aumento di peso di Serie A e B negli organi elettorali della FIGC altererebbe infatti gli attuali equilibri politici su cui si regge la maggioranza che sostiene Gravina. Per il presidente federale, il problema è che, con questa nuova legge, si darebbe troppo peso agli aspetti economici del calcio italiano, mortificando tutti gli altri e l’attività di base in particolare.
Tra i favorevoli, ovviamente, c’è Giorgio Mulé, con la maggioranza che rappresenta e, quindi, anche il Ministro dello Sport Abodi. Mulé ha detto che la sua proposta per dare maggiore autonomia alla Serie A va nella direzione del modello della Premier League inglese, e mira a cambiare gli equilibri interni alla FIGC. Il deputato di Forza Italia ha anche riposto duramente alle critiche di Gravina, accusandolo per i fallimenti dell’Italia sia agli Europei che nelle ultimi qualificazioni ai Mondiali. Tra i favorevoli all’emendamento c’è poi, ovviamente, la Lega di Serie A, che inizialmente era rimasta in disparte nel dibattito di fine giugno. Il 6 luglio, parlando al Corriere della Sera, il presidente della Serie A Lorenzo Casini ha dato il benvenuto alla legge, dicendo che consentirà di riequilibrare il sistema calcio italiano, andando peraltro incontro alle richieste che l’associazione fa da tempo. Il principio che difende la Serie A è che, contribuendo in maniera maggiore agli introiti del calcio, debba avere più peso decisionale.
Emendamento Mulé: perché UEFA e FIFA vogliono sanzionare l’Italia
Quella che potrebbe sembrare una questione di politica sportiva interna all’Italia è in realtà molto di più, come dimostra l’intervento di UEFA e FIFA. Tra i temi che le due associazioni del calcio internazionale (rispettivamente, europeo e mondiale) contestano all’emendamento Mulé c’è soprattutto la possibilità dei club professionistici di ricorrere direttamente al Tar, scavalcando la giustizia sportiva e rivolgendosi solo a quella ordinaria. Questa è una violazione dello statuto della FIGC, che apre un contenzioso tra il governo dello sport italiano e quello della politica nazionale. La FIGC, infatti, come tutte le federazioni nazionali, gode di una forte autonomia rispetto al governo: non è infatti un’istituzione governativa, ma privata, sebbene di interesse pubblico.
Il principio dell’autonomia dello sport è un tema centrale per tutti gli organismi sportivi nazionali e internazionali, non solo del calcio. Il fatto che un governo nazionale faccia una legge che vada a toccare i principi di funzionamento di una federazione sportiva, da lui indipendente, è considerato una violazione del principio. In questi casi, gli statuti di UEFA e FIFA, prevedono la possibilità di disporre delle sanzioni contro la federazione in questione, che non può più essere considerata autonoma dal governo nazionale. Queste sanzioni possono arrivare fino alla sospensione dei suoi club e delle selezioni dai tornei internazionali.
Cosa succede adesso
Secondo le parole del Ministro Abodi, pronunciate martedì 9 luglio all’agenzia di stampa Dire, l’emendamento Mulé è stato “accantonato”, e verrà a questo punto riformulato. La parte relativa ai ricorsi diretti al Tar da parte dei club è stata cancellata, e non dovrebbe più essere reintrodotta, mentre quella he irguarda il maggiore peso delle leghe professionistiche dovrebbe essere oggetto di modifica. In questo modo, il governo pensa di poter presentare il decreto Sport con l’emendamento Mulé aggiornato, approvandolo senza aprire contenziosi con UEFA e FIFA. Secondo Tuttosport, la Serie A non arebbe affatto soddisfatta di queste modifiche, che sono viste come un passo indietro rispetto ai piani originali. La FIGC, per adesso, attende il nuovo testo dell’emendamento prima di esprimersi.