Kean è stato una delle più interessanti promesse del calcio italiano, ma non sta mantenendo le aspettative, e quest’anno è ancora a zero gol.
Il calcio cambia, si evolve e i ruoli si modificano, ma resta il fatto che un dato su cui si misura un attaccante sono i gol che fa. E purtroppo per Moise Kean questo è molto negativo in questa stagione: l’attaccante della Juventus è ancora a secco in stagione. È vero che non ha avuto molte occasioni per mettersi in mostra (494 minuti in 14 partite, con una media di 35 minuti per incontro), ma resta un dato piuttosto sconfortante. Che l’attaccante vercellese deve provare a cambiare oggi contro la Lazio, partendo da centravanti titolare a causa delle assenze di Vlahovic e Milik.
E dire che Kean, non molti anni fa, era considerato una delle migliori promesse del calcio italiano. Nel maggio del 2017, quando non era ancora maggiorenne, divenne il primo calciatore nato negli anni Duemila a segnare in uno dei Top 5 campionati europei. L’anno successivo già disputava una buona stagione da titolare in Serie A in prestito al Verona (20 presenze e 4 gol), e da 18enne, la stagione seguente, chiudeva con 7 reti totali con la Juve, venendo pagato 27,5 milioni dall’Everton. A marzo 2019 aveva anche segnato la sua prima rete con la nazionale maggiore italiana, alla sua seconda partita in azzurro e alla prima da titolare.
Oggi, il giocatore che rivestirà il ruolo di punta titolare della Juve contro la Lazio all’Olimpico sembra quasi un atleta completamente diverso. Non ha un posto da titolare nel suo club, difficilmente può sperare in un posto in Nazionale per gli Europei, e ancora non è chiaro quale sia esattamente il suo ruolo in campo. Sebbene abbia solo 24 anni (la stessa età di Raspadori, un anno in meno di Scamacca), le sue possibilità di diventare un giocatore di primo piano a livello nazionale paiono essere ormai tramontate.
Dove nasce la crisi di Kean
Il problema della carriera di Kean sembra essere stato innanzitutto il non riuscire a trovare un ruolo definito in questi anni. Durante la sua prima esplosione, alla Juve nel 2018/2019, giocava da punta centrale nel 3-5-2 di Allegri, affiancato o da seconde punte tecniche come Dybala e Bernardeschi, o da un punta d’appoggio come Mandzukic. In un mese, tra marzo e aprile 2019, segnò 6 dei suoi 7 gol stagionali, che poi gli valsero il passaggio all’Everton. In Inghilterra cambiò ruolo tante quante volte cambiò l’uomo sulla panchina dei Toffees, passando da quello di centravanti, nei primi mesi, a fare più spesso l’ala a destra o sinistra.
Col senno di poi, il passaggio all’Everton è stato un grosso errore. Kean voleva un posto da titolare, e la Juve doveva realizzare plusvalenze per compensare le spese per Ronaldo: l’addio fu voluto da entrambe le parti, ma il club prescelto era il meno adatto alle possibilità. Eppure, quando poi passò in prestito al PSG, Kean era sembrato ritrovarsi. Lì ha vissuto la sua miglior stagione di sempre, da centravanti in un attacco a tre assistito da due seconde punte tecniche e veloci (Mbappé e Neymar). Segnò 17 gol stagionali, ma la cifra per il riscatto richiesta dall’Everton era troppo alta per un club che stava per prendere Messi.
E quello fu il secondo intoppo della sua carriera, quello più determinante. Kean tornò all’Everton, dove però non aveva spazio, e di lì a poco tornò di nuovo alla Juve, in un simbolico percorso a ritroso nella sua carriera. A Torino non è e non sarà mai un titolare, vista la presenza di Vlahovic, ma la decisione di Allegri di puntare su Milik come vice del serbo conferma che oggi, per il tecnico toscano, Kean non è più un centravanti ma piuttosto una punta d’appoggio. Per certi versi, sembra quasi che si cerchi di replicare quanto fatto con Mandzukic in bianconero, con la differenza che il vercellese è meno dominante in quanto a stazza fisica. Il suo punto di forza è sempre stata la velocità, unita a una forza fisica da centravanti: caratteristiche che ne fanno un’ottima punta da lanciare in profondità, e cioè un tipo di giocatore che nella Juve di oggi non sembra avere grande spazio.
Il possibile passaggio all’Atletico Madrid, lo scorso gennaio, pareva promettere bene per lui, ma ancora una volta il destino non ha voluto stringergli la mano. Contro la Lazio, Kean si gioca solo una partita: per il suo futuro da calciatore, il vero big match sarà probabilmente la prossima estate.
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