Le storie di redenzione nel calcio hanno sempre un fascino particolare, soprattutto quando coinvolgono giocatori che sembravano ai margini del progetto. La Juventus di Thiago Motta sta vivendo proprio una di queste parabole, con un protagonista che ha completamente ribaltato le gerarchie iniziali.
Chi avrebbe immaginato a fine agosto che Weston McKennie, dopo un’estate intera sul mercato, sarebbe diventato uno dei punti fermi della nuova Juventus? Il centrocampista americano ha saputo trasformare lo scetticismo in ammirazione, conquistando la fiducia incondizionata del suo allenatore.
“È difficile toglierlo dal campo”, ammette Motta con un entusiasmo che lascia trasparire quanto il giocatore sia diventato centrale nei suoi piani. “Può fare tutto, ha una fisicità fuori dal comune”. Parole che pesano, soprattutto considerando la concorrenza in rosa e la presenza di elementi come Koopmeiners, altro punto fermo dello scacchiere bianconero.
Le qualità che hanno convinto il tecnico
L’allenatore bianconero non lesina elogi per il suo tuttocampista: “Ha grandi qualità tecniche e di inserimento, poi quando arriva dalla seconda linea è ancora più pericoloso”. Una descrizione che evidenzia la completezza di un giocatore capace di interpretare più ruoli con la stessa efficacia.
La duttilità tattica si è rivelata un’arma preziosa per Motta, che può contare su un elemento in grado di adattarsi a diverse posizioni del centrocampo. “È una fortuna per noi avere giocatori di questa qualità”, sottolinea il tecnico, evidenziando come la crescita dell’americano abbia arricchito le opzioni tattiche a sua disposizione.
L’impatto sulla squadra
Il rendimento del centrocampista non si limita alle prestazioni individuali. La sua presenza in campo ha contribuito a migliorare gli equilibri della squadra, offrendo quella combinazione di fisicità e tecnica che spesso fa la differenza nelle partite più combattute.
La soddisfazione di Motta si estende all’intera squadra: “Sono contento per lui e per tutti i giocatori che hanno giocato un’ottima prestazione insieme”. Un riconoscimento che sottolinea come il successo individuale sia sempre parte di un progetto collettivo più ampio.
La storia del centrocampista americano alla Juventus dimostra come nel calcio le gerarchie possano essere ribaltate attraverso il lavoro e la determinazione. Da elemento in uscita a pedina fondamentale, la sua parabola rappresenta uno degli aspetti più positivi di questo inizio di stagione bianconero.