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Un articolo del The Guardian a firma Ignacio Palacios-Huerta, professore alla London School of Economics, analizza l’effetto dell’aumento del numero di partite della Champions League secondo la teoria dei beni sociali di Gary Becker, che suggerisce che la popolarità e il valore di alcuni eventi o beni dipendono anche dalla domanda in eccesso. Nella nuova edizione della Champions League, il numero totale di partite è passato da 125 a 189, un aumento del 51%. La UEFA ha ampliato il calendario con l’intento di aumentare l’offerta, probabilmente per competere con la potenziale Super League o per capitalizzare sul successo del torneo. Secondo l’articolo, questo cambiamento rappresenta un rischio per la popolarità a lungo termine della competizione.

Gary Becker, premio Nobel 1992 per l’Economica, è citato nell’articolo usando l’esempio di un ristorante che, nonostante la domanda elevata, non espande la capacità e non aumenta i prezzi per mantenere il suo fascino e l’attrattiva di essere “in”. In modo simile, la Champions League, essendo un bene sociale di grande successo, basa la propria popolarità anche sulla percezione di esclusività e sulla domanda superiore all’offerta. Becker suggerisce che quando un evento perde la sua domanda in eccesso, la sua popolarità può calare rapidamente. Un cambiamento nella percezione di unicità della Champions potrebbe quindi avere un effetto negativo sull’attrattiva e la domanda complessiva, facendo passare la competizione da “in” a eccessiva e troppo presente.

Champions League: un evento ripetitivo e non più eclusivo

L’analisi di Gary Becker risulta molto rilevante per comprendere il rischio che la UEFA sta correndo. La Champions League è un evento che unisce e genera interazioni sociali su larga scala. L’aggiunta di ulteriori partite non solo potrebbe ridurre l’eccitazione che circonda i match, ma potrebbe trasformare l’evento in qualcosa di “ripetitivo”, minacciando l’elevato status che la Champions ha sempre avuto. Questo è particolarmente importante poiché non tutte le partite della fase a gironi hanno lo stesso peso: la partita Manchester City-Inter nelle fasi finali è di gran lunga più avvincente rispetto alla stessa partita disputata a settembre. L’esempio potrebbe essere fatto anche con Real Madrid-Milan, giocata ieri e vinta dai rossoneri. Immaginate se la stessa partita fosse stata giocata in una fase finale della competizione.

Anche guardando alla teoria di Becker, è chiaro che la UEFA stia sottovalutando i rischi. Aumentare l’offerta in una competizione dove il successo si basa anche sull’esclusività e sulla qualità percepita degli eventi potrebbe diluire la magia della Champions. Come suggerisce Becker, la domanda in eccesso non solo attira il pubblico, ma fa percepire ogni partita come un evento importante. Se la competizione rischia di diventare “sovraccarica”, il pubblico potrebbe spostarsi verso altri tornei o addirittura perdere interesse per la competizione. Basti pensare che in tanti, ancora oggi, non conoscono realmente il regolamento della nuova Champions League. Ovviamente c’è ancora tempo per testare il nuovo format ma il rischio che il calcio possa clamorosamente fallire è davvero elevato.