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Kolo Muani ha una cicatrice ben in vista, che si mostra ad ogni intervista e che rischia inevitabilmente di compromettergli la carriera

Giocare una finale mondiale non è cosa semplice, soprattutto se non ti chiami Kylian Mbappé e la palla decisiva per la vittoria finisce casualmente sui tuoi piedi. Randal Kolo Muani sta cercando di far pace con questo peso dal 18 dicembre di due anni fa, quando Martinez ha regalato la vittoria del mondiale all’Argentina condannando alla dannazione eterna il giovane centravanti allora al Francoforte. Eppure era iniziata a meraviglia quella finale per lui: subentrato per scelta tattica a Dembelé al 41esimo del primo tempo, aveva fornito l’assist ad Mbappé per il gol del momentaneo 2-1 e se l’era cavata in un match capace di travolgere anche gli animi più saldi. 

Era arrivato alla rassegna mondiale come piccola stellina del calcio francese, l’ennesimo prospetto offensivo dotato di tecnica, talento, velocità e concretezza, tutte qualità condensate nella stagione al Francoforte chiusa con ventisei reti e diciassette assist in cinquanta partite. Dopo l’addio al Nantes in estate ha rincorso la convocazione sin dalle amichevoli di settembre, quando Deschamps ha deciso di farlo esordire cresimandone l’ambizione mondiale e travolgendo la Bundesliga tanto da impressionare l’Europa intera. Alla vigilia del mondiale non c’era testata che non parlasse di questo centravanti classe ’98 capace di svariare su tutto il fronte offensivo, ennesimo prodotto del calcio francese affacciatosi al mondiale come vera potenza nucleare rispetto alle altre concorrenti. 

Sette partite e qualche settimana più tardi la carriera di Kolo Muani ha vissuto un punto di non ritorno, quell’errore costato il mondiale (e il pallone d’oro) a Kylian Mbappé nell’uno-contro-uno con il Dibu Martinez. Quella parata è diventata immediatamente la cifra della sua carriera, non però per i tifosi. Si, perché nei mesi successivi alla fine del mondiale le sue prestazioni con il Francoforte hanno nuovamente acceso i riflettori sulle sue qualità, centrando l’attenzione su cosa potesse fare nel futuro piuttosto che su quanto sbagliato nel passato. Il problema è che questa trasfigurazione del suo status – al netto delle reti segnate in Germania e del trasferimento a Parigi nell’estate 2023 – è avvenuta per il mondo esterno e non per lui, o così emerge dalle interviste che ha concesso nell’ultimo anno. 

Dopo il trasferimento a Parigi per novanta milioni diverse testate si sono interessate alla sua versione di quanto accaduto quella notte, e le risposte sono sempre state univoche: “Odio quel momento, lo rivivo costantemente. Avrei potuto fare molte cose diverse per segnare.” Un loop negativo dal quale il suo talento avrebbe dovuto salvarlo, e che invece sembra attuale come non mai, con il calciatore condannato a ripetere all’infinito quell’azione nella propria testa figurandosi le alternative di un multiverso a cui purtroppo non può accedere.

Ma a poche ore dalla gara contro il Barcellona in Champions League, il problema si amplia, fino a contaminare la stagione attuale. 

Kolo Muani sta fallendo a Parigi? 

Nelle interviste ha anche parlato dei novanta milioni spesi dal PSG per acquistarlo in estate. Ha detto che avrebbe dimostrato come la gente – di nuovo – si sarebbe ricreduta e avrebbe sottolineato che effettivamente il PSG ha fatto un affare nell’acquistarlo. Una fiducia incrollabile contaminata però da quel tarlo che – forse – sta condizionando (e non poco) la sua prima stagione parigina. 

Nove gol e cinque assist nelle trentaquattro presenze con la maglia della squadra più forte di Francia non sono abbastanza per giustificare la spesa estiva o per zittire il brusio di fondo riguardo le sue prestazioni. Ovviamente c’è da considerare che il PSG si trova in un momento molto particolare e che anche Gonçalo Ramos – arrivato in estate dal Benfica – sta facendo fatica a trovare la via del gol (solo undici le reti per lui) e che quindi anche Randal è giustificato sotto questo punto di vista. 

La domanda che ci si pone è però una: i problemi di questa stagione sono dovuti all’ambientamento e alla situazione del Paris Saint Germain, o sono scorie derivate da quel tarlo, da quella dannazione eterna a cui il ragazzo si è autocondannato e la cui unica risposta sono i gol, le prestazioni e gli assist? 

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