Klopp è stato attaccato dal Manchester City perché alcune sue frasi sul club sarebbero state xenofobe. Ma le cose sono un po’ più complicate di così.
Da qualche giorno in Inghilterra si stanno discutendo le accuse molto gravi che il Manchester City ha fatto a Jurgen Klopp, il tecnico del Liverpool, cioè dei principali rivali dei Citizens di questi ultimi anni. Mentre la squadra di Guardiola sta andando molto bene in stagione, ed è prima alla pari dell’Arsenal in Premier League, i Reds stanno soffrendo maggiormente, e occupano solo la settima posizione in classifica.
Ma sembra esserci molto poco di sportivo, in questa faccenda: pochi giorni fa, il Times ha riportato che secondo la dirigenza del City certi commenti dell’allenatore tedesco sarebbero “al limite della xenofobia”. Accuse che Klopp ha respinto prontamente al mittente: “Se fosse così, mi odierei per questo”.
Klopp xenofobo? Il perché delle accuse del Manchester City
La considerazione fatta trapelare dalla dirigenza del club di Manchester è stata una risposta ad alcune frasi pronunciate in precedenza dal tecnico del Liverpool, piuttosto critico verso la proprietà del Coty, che è araba: “Ci sono tre club nel mondo del calcio che possono fare ciò che vogliono dal punto di vista finanziario. È legale e va tutto bene, ma possono fare quello che vogliono. Se piace un giocatore, non importa quanto costa, lo prendono e basta. Noi non possiamo agire alla stessa maniera. Servirebbe un campionato a parte in questi casi”.
I tre club in questione sono, com’è facile intuire, Manchester City, Paris Saint-Germain e Newcastle, di proprietà rispettivamente delle famiglie reali di Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita. Per questo motivo, i Citizens hanno ravvisato una sorta di critica su base etnica, visto che tutti e tre i club sono accomunati da padroni arabi.
Le accuse fanno da corollario a un periodo in cui la tensione tra City e Liverpool ha raggiunto livelli molto alti tra le rispettive tifoserie, alimentata anche dai media. Ma numerosi giornalisti hanno notato come le accuse di xenofobia rivolte a Klopp non abbiano alcun senso, anche per la storia personale dell’allenatore tedesco, noto per ben altre posizioni politiche.
Cosa c’è davvero dietro le accuse di xenofobia a Klopp
Ma la storia non finisce qui, in realtà. Le critiche mosse dal Manchester City sono in realtà parte di una strategia di comunicazione del club ben nota agli esperti del settore. A parlarne è stato il ricercatore Nicholas McGeehan, che su Twitter ha raccontato dettagliatamente che questo modo di rispondere alle critiche, dimostrando una sorta di vittimismo, sia frutto del piano di Simon Pearce, un importante dirigente del City che gestisce anche la comunicazione non solo del club, ma di fatto pure degli Emirati Arabi.
McGeehan spiega che il modo di agire di Pearce consista nel replicare alle accuse senza provare a negarle o smentirle, ma spostando altrove il discorso e attaccando direttamente l’affidabilità dell’accusatore, nel tentativo di screditarlo. In questo caso, per difendere il club dalle critiche sul proprio strapotere economico, ha reagito cercando di far passare Klopp per xenofobo e razzista.
Non è una cosa nuova. Quando, nel 2015, il New York Times rivelò che gli Emirati Arabi rifornivano illegalmente di armi alcuni milizie nella guerra in Libia, la replica di Abu Dhabi fu quella di denunciare che il Qatar – un suo rivale geopolitico – avesse trafugato e diffuso le mail che svelavano tutto per danneggiare l’immagine internazionale del Paese. La comunicazione, in quel caso, era gestita proprio da Simon Pearce.
Ed era sempre lui che, similarmente, gestì la risposta del Manchester City alle notizie sul rischio di esclusione del club dalla Champions League nel 2019, a causa delle violazioni del Fair Play Finanziario. In quell’occasione, i Citizens reagirono definendo la polemica come parte di un processo “ostile” alla società.
Ancora nel 2019, quando il presidente della Liga Javier Tebas accusò club come il City e il PSG di essere i “giocattoli” delle monarchie del Golfo, Khaldoon al-Mubarak, presidente del club di Manchester, rispose in un’intervista lamentado espressamente offese razziste di Tebas, dicendo: “Penso ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nel mettere l’etnia in questo discorso”.