Di meteore calcistiche transitate in Italia la Serie A ne è fin troppo piena. Forse, però, nessuna tra queste carneadi sfortunate possiede la storia ed il nome del brasiliano Keirrison, transitato per 6 mesi alla Fiorentina senza che quasi nessuno se ne compiacesse più di tanto. Talento mai totalmente espresso e, dunque, promessa mai mantenuta, Keirrison avrebbe forse potuto tentare una carriera nella musica piuttosto che nel calcio: d’altronde, con un nome così, le case discografiche avrebbero pagato milioni anche solo per averlo come imitazione.
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Keirrison, l’erede calcistico di Jim Morrison e Keith Richards
Già, il nome. Perché Keirrison de Souza Carneiro si chiama così per via della passione di suo padre per il carismatico leader dei Doors, Jim Morrison, oltre che per la lettera “k” che, secondo il genitore, “richiama all’attenzione”. In realtà, peraltro, un’altra rockstar ha influito sulla scelta del nome: Keith Richards, leggendario chitarrista dei Rolling Stones. Una fusione che all’apparenza potrebbe addirittura essere non colta, ma che evidentemente alla famiglia del ragazzo hanno studiato nei minimi dettagli.
La quasi omonimia tra i due nasce e muore qui, anche perché la carriera scelta dal brasiliano è ben diversa: il calcio lo sta chiamando (almeno così a lui sembrava) e, in un paese come quello carioca, è impossibile restare immuni al richiamo della grande giungla. In effetti tutto sembra procedere per il meglio: nel Coritiba arrivano gol a grappoli e prestazioni convincenti, il tutto tra i 18 e i 20 anni.
Keirrison ha tutti i crismi del giovane talento brasiliano pronto a spaccare l’Europa: così, il Barcellona si precipita su di lui per vincere la concorrenza feroce del resto del mondo, tra cui Real Madrid e Milan, acquistandolo nel 2009 e blindandolo con un accordo di ferro fino al 2014. L’affare è fatto ma il ragazzo deve crescere: ergo prestito al Benfica, dove però Keirrison gioca la miseria di 5 spezzoni di partita.
Il Barcellona si trova immediatamente di fronte a un bivio: tenere in rosa un calciatore non pronto e rischiare di vanificare l’investimento a furia di panchine o continuare con i prestiti sperando che Dio la mandi buona? La seconda opzione sembra quella più percorribile agli occhi della dirigenza blaugrana. Ed è qui che entra in gioco il nostro campionato.
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I sei mesi alla Fiorentina
Mercato di riparazione del 2010: la Fiorentina ha bisogno di sostituire la Stella Cadente Adrian Mutu dopo la sua positività al riduttore dell’appetito conosciuto come sibutramina, considerato doping. Dopo l’assalto fallito a Cassano, Corvino s’inventa un colpaccio dei suoi e porta in viola proprio il brasiliano Keirrison a fronte di un prestito con diritto di riscatto. Sembra la scelta giusta per tutti: il ragazzo può crescere in un ambiente diverso da quello spagnolo, la Fiorentina trova il sostituito senza spendere un euro.
Nessuno però aveva fatto i conti con i piani di Cesare Prandelli, all’epoca allenatore del club toscano: lasciar fuori uno tra Gilardino e Jovetic per far giocare un giovane con pochi minuti nelle gambe e totalmente avulso dal contesto nostrano risulterebbe effettivamente un mezzo suicidio, e il futuro C.T. della Nazionale preferisce prevenire piuttosto che curare. Anche qui, dunque, arrivano soprattutto spezzoni di partita: saranno 10 in totale.
Per lo meno, però, Keirrison si rivela particolarmente utile riuscendo a segnare due reti decisive ai fini della stagione della Fiorentina: quelle dei pareggi contro la Lazio e contro l’Inter di Mourinho. Gli exploit sotto rete non serviranno comunque a guadagnarsi la riconferma: il Barcellona vuole 14 milioni per il riscatto, i Della Valle fanno “ciao ciao” con la manina e addirittura rescindono il contratto del giocatore prima della scadenza. Keirrison torna nuovamente al Barcellona, ma ormai è cambiato tutto: da possibile colpo del futuro, il brasiliano è diventato un pacco di cui liberarsi quanto prima.
La serie di prestiti continua imperterrita: con Santos e Cruzeiro, però, i risultati cambiano poco. Il Barcellona, disperato, finisce per regalarlo a titolo gratuito allo stesso club da cui lo aveva acquistato a peso d’oro: attualmente Keirrison – che ora ha 31 anni – è svincolato e con il Barcellona è rimasto in totale per sei giorni, senza ovviamente mai giocare neanche uno straccio di amichevole. Una beffa tremenda per chi, nel nome, pareva avere il destino di una futura rockstar. “This is the end, my only friend, the end”.
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