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Kasper Hjulmand è uno degli allenatori più interessanti del panorama europeo: la sua storia, fatta di gavetta e tanto studio, lo ha portato a ottenere grandi cose con la Danimarca

Kasper Hjulmand è uno dei commissari tecnici più chiacchierati di Euro 2020. Con la sua Danimarca si giocherà l’accesso alle semifinali della manifestazione, certo, ma non è solo per questo che il suo personaggio ha fatto il giro del mondo. La sua è una storia di meritocrazia e voglia di arrivare, cominciata negli Stati Uniti e culminata, almeno al momento, con un’avventura totalmente inaspettata.

Nel 2019, infatti, la federazione danese decise di far fuori l’ormai ex ct Age Hareide: il norvegese avrebbe dovuto terminare il proprio contratto post Europei, ma l’emergenza sanitaria e, soprattutto, una sua intervista molto discussa hanno convinto i vertici federali a separarsene con anticipo.

Kasper Hjulmand, ct in anticipo

Hareide, durante un’ospitata alla tv danese, disse che per lui il buon calcio “è rappresentato solo dal vincere le partite” e che chi non la pensasse così “aveva una percezione sbagliata dello sport”.

Si può essere d’accordo o meno, ma la Danimarca da anni ha intrapreso una strada totalmente differente, fatta di programmazione graduale, lancio di giovani, naturalizzazioni e percorso di crescita tramite un’identità di gioco.

Così Hjulmand, di punto in bianco, si è trovato catapultato in un universo che stava ancora imparando a conoscere: in conferenza stampa si è astenuto dal commentare le parole di Hareide, ma anzi lo ha ringraziato per avergli consegnato una Danimarca non solo qualificata, ma anche imbattuta. Una squadra forte, forgiata sulla tecnica e sul fisico nordico che, in certi momenti, ha fatto la differenza.

eriksen

Il delicato caso Eriksen

La partita di esordio a Euro 2020 non verrà ricordata come una sconfitta arrivata dopo mesi di imbattibilità, giacché a prendersi la scena, purtroppo, è stata la vicenda Eriksen. Di punto in bianco, Hjulmand si è trovato a dover gestire una situazione molto particolare e delicata.

Lo ha fatto, e bene, con grazia, compostezza e umanità, facendo il conto con le proprie emozioni e andando davanti ai giornalisti al posto dei suoi giocatori, facendo da scudo per tutti: “A volte ci viene ricordato quali siano le cose importanti della vita – ha dichiarato trattenendo a stento le lacrime – È stata un’esperienza traumatica”.

“Ai ragazzi ho detto che andava tutto bene perché in quel momento serviva sfoderare emozioni come gioia e aggressività. A questo livello – ha concluso – non puoi giocare una partita di calcio senza la giusta attitudine”. Queste parole gli hanno permesso di entrare nel cuore dell’intero paese, dai giornali ai media passando per i singoli tifosi: “Potremmo non vincere – ha scritto BT – ma abbiamo trovato un leader”.

danimarca finlandia

Fonte: @herrelandsholdet
(Instagram)

Chi è Kasper Hjulmand

Hjulmand è diventato allenatore un po’ per caso. A metà anni Novanta, appreso che il calcio non sarebbe stato il suo lavoro, decine di emigrare in Florida per frequentare la UNF su input di Ray Bunch, manager della squadra di football del college e amico fraterno di Roy Hodgson.

Una volta arrivato a Jacksonville, Hjulmand ha giocato a calcio per la squadra universitaria e si è laureato, prima di tornare in patria e cominciare la carriera di allenatore. Entrato nel settore giovanile del Lyngby, ci ha passato dieci anni arrivando a dirigere nell’ultimo biennio anche la prima squadra.

La passione per i dati e le statistiche lo ha poi portato al Nordsjælland, dove si è fermato per sei stagioni prima di emigrare in Germania, al Mainz. Dopo una stagione, fa rientro al Nordsjælland e, nel 2019, la federazione lo sonda come post Hareide. Il resto è storia recente: acuto, empatico, umano, Hjulmand è uno dei nomi più interessanti della nuova generazione di allenatori.

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