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55 anni fa si giocava Juventus Ferencvaros, la finale di Coppa delle Fiere che anticipò la sfida di questa edizione dei gironi di Champions League. Vediamo come andò a finire.

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Ferencvaros e Juventus si affrontano stasera in Champions League, torneo a cui gli ungheresi hanno fatto ritorno dopo 25 anni di assenza, ma tra le due squadre c’è un precedente illustre che risale al 23 giugno 1965.

In quel giorno si disputò infatti la finale di Coppa delle Fiere, cioè la prima incarnazione dell’Europa League, che a quei tempi era la terza più importante competizione europea (dietro alla Coppa dei Campioni e alla Coppa delle Coppe). Il match, in realtà, era Juventus Ferencvaros e si disputò allo stadio Comunale di Torino, ma nonostante il vantaggio di giocare in casa, i bianconeri uscirono sconfitti per 1-0, perdendo così la possibilità di mettere in bacheca il loro primo trofeo internazionale.

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Quella Juventus era molto diversa da quella attuale: dopo il periodo d’oro 1950-1961 (durante il quale aveva vinto cinque campionati e due Coppe Italia), i bianconeri erano entrati in crisi, cedendo il passo a Inter e Milan, in quel momento due delle squadre più forti al mondo. La società era passata attraverso diversi cambiamenti, ma nell’estate del 1964 aveva varato un progetto per tornare a vincere, che ruotava attorno a un nuovo allenatore, il paraguayano Heriberto Herrera.

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Solo omonimo del più noto Helenio, maestro della Grande Inter di quel periodo, Herrera era un allenatore giovane e istrionico, un difensivista però in totale controtendenza rispetto al catenaccio italiano: praticava la marcatura a zona e un’idea di calcio che lui chiamava movimiento, fatta di pressing asfissiante a tutto campo, in una sorta di declinazione difensivista del calcio totale che sarebbe emerso di lì a poco.

La Juventus vantava in attacco un fuoriclasse assoluto come Omar Sivori, ma presto i rapporti tra la stella e l’allenatore s’incrinarono. Per contro, Herrera poteva contare su giocatori di grande esperienza come Dino da Costa e l’ex-Real Madrid Luis Del Sol, oltre che sul nuovo arrivato Nestor Combin, punta franco-argentina strappata al Lione.

L’estro danubiano del Ferencvaros

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Il Ferencvaros, rispetto alla Juventus, era una squadra solida e rodata: nel 1963 era tornato a vincere il campionato ungherese e aveva raggiunto la semifinale di Coppa delle Fiere. Il suo allenatore Jozsef Meszaros aveva costruito un gruppo giovane e talentuoso, che seguiva in pieno la tradizione di calcio tecnico e offensivo tipico dell’area danubiana. Insomma, l’esatto opposto della Juventus.

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Tra le stelle ungheresi figuravano giocatori come Dezso Novak, Istvan Juhasz, Mate Fenyvesi, Gyula Rakosi, la giovane e brillante ala destra Zoltan Varga (all’epoca il principale prospetto del calcio magiaro), e soprattutto il fuoriclasse Florian Albert, centravanti modernissimo e dalla tecnica sopraffina, che era stato capocannoniere dei Mondiali del 1962.

Juventus e Ferencvaros erano arrivate in finale di coppa dopo un lungo percorso, in cui gli italiani avevano fatto fuori nell’ordine: i belgi dell’Union Saint-Gilloise, lo Stade Français, i bulgari della Lokomotiv Plovdiv (che costrinsero i bianconeri allo spareggio, protrattosi fino ai supplementari) e il grande Atletico Madrid di Ufarte e Aragonés. Il Ferencvaros, invece, aveva avuto la meglio dello Spartak Brno, del Wiener SK, della Roma di De Sisti, Schnellinger, Angelillo e Manfredini, dell’Atlethic Bilbao e anche del giovane Manchester United di Bobby Charlton e George Best.

Juventus Ferencvaros: la finale

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La finale della Coppa delle Fiere non si mise subito bene, per i bianconeri, che dovettero fare a meno per infortunio sia di Sivori che del difensore Sandro Salvadore; Herrera dovette così ricorrere ai giovani Bruno Mazzia e Giancarlo Bercellino. Inoltre, eravamo a fine giugno e la Serie A si era conclusa da diverse settimane (la Juventus arrivò quarta), mentre il campionato ungherese era ancora in corso e i magiari erano in una forma migliore.

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Paolo Bertoldi della Stampa sottolinea che Juventus Ferencvaros fu decisamente dominata dalla formazione magiara, tecnicamente superiore e capace di creare molte occasioni da gol, pur senza sfruttarle a dovere. Nella Juventus delusero soprattuto Del Sol, sovrastato a centrocampo dalla tecnica degli ungheresi, e Combin, chiuso nella marcatura del capitano avversario Sandor Matrai e del suo collega Pal Orosz. Ma le critiche principali del giornalista vanno a Herrera, colpevole di aver schierato il trequartista Mazzia in marcatura su Albert, adottando una tattica troppo rinunciataria.

A decidere la partita fu un’azione offensiva del terzino Novak, che servì un cross perfetto per la testa di Fenyvesi. Juventus Ferencvaros si concluse sull’1-0 per i magiari, che divennero la prima squadra dell’Est a vincere una coppa europea. La lezione però servì molto alla Juventus, che ad agosto sconfisse l’Inter in finale di Coppa Italia e, due anni dopo, fu condotta da Heriberto Herrera a rivincere lo scudetto. Nello stesso anno, Florian Albert conquistava il Pallone d’Oro.

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