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Dopo la sconfitta di ieri contro il Benevento, la Juventus è piombata a -10 dell’Inter (con lo stesso numero di partite giocate) e -4 dal Milan (con una partita in meno), dicendo definitivamente addio al sogno Scudetto. Se la squadra di Pirlo non riuscirà a invertire velocemente il trend, anche la zona Champions sarà a forte rischio perché il Napoli dista 2 punti, mentre l’Atalanta ha agguantato i bianconeri. In tal senso, sarà fondamentale il recupero della terza giornata di campionato contro i partenopei. Ma entriamo più nel dettaglio e cerchiamo di capire quali sono stati i motivi del tracollo contro la squadra allenata da Pippo Inzaghi.

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Arthur, Bernardeschi, Danilo e Szczesny, la premiata ditta dell’errore

Partiamo analizzando l’azione che ha portato al gol vittoria del Benevento. Minuto 69, rimessa laterale in zona difensiva per la Juventus, Bernardeschi sul punto di battuta. Il laterale italiano (poiché ormai ricopre tutti i ruoli di fascia) passa il pallone ad Arthur e indica la linea di passaggio verso Szczesny. Il portiere polacco, invece, indica Danilo come possibile destinatario del lancio.

Il numero 5 bianconero esegue l’indicazione dell’estremo difensore, ma non riesce a imprimere la giusta forza alla trasmissione. Gaich si avventa sul pallone, lo protegge (molto intelligentemente) col fisico e, in situazione di scarso equilibrio, riesce a coordinarsi per concludere a rete. Come avete potuto notare, sarebbe stato facile addossare tutta la colpa ad Arthur per l’errore in impostazione, ma non sarebbe stato corretto. Bernardeschi “regala” un pallone difficile, poiché costringe il centrocampista brasiliano a giocare senza linee di passaggio pulite, tranne quella per il portiere, rendendo la costruzione dell’azione prevedibile e senza fluidità.

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Szczesny indica Danilo come probabile destinatario del pallone, senza analizzare nel modo corretto il “quadro” che gli si presentava di fronte e facilitando l’errore del compagno (si sa, il portiere è il giocatore con la visuale migliore dell’azione di gioco). Il numero 13 bianconero, una volta vista la qualità del lancio, non è reattivo nel capire il pericolo e accorciare verso la palla. Questo goal non nasce da un errore individuale, ma da un errore di squadra. Arthur è stato solo un approssimativo attore di questa premiata ditta dell’errore.

Attacco sterile e manovra farraginosa, Pirlolandia latita

La Juventus ha affrontato il Benevento con il solito 4-4-2 fluido, utilizzando Bernardeschi come terzino sinistro. In fase offensiva la manovra juventina è risultata lenta e farraginosa, soprattutto nelle zone di rifinitura. La catena laterale formata da Chiesa-Bernardeschi-Rabiot non è riuscita a trovare i sincronismi giusti, lasciando spesso il portatore di palla con il solo Arthur (il quale effettua sempre il movimento sul corto per i compagni) come “sfogo” per la manovra.

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Questa difficoltà è stata accentuata da un Benevento che creava molta densità laterale in zona palla, costringendo la Juventus a trovare soluzioni centrali. La scelta tattica di Inzaghi ha lasciato ai torinesi molto spazio sia sul lato debole che fra le linee in zona centrale, non sfruttato dai giocatori bianconeri. L’assenza di un vero e proprio giocatore di raccordo (Dybala?) è uno dei motivi principali per cui il modulo fluido di Pirlo non riesce a decollare.

Portare molti giocatori in zona gol non è sinonimo di pericolosità assicurata anzi, si rischia di essere prevedibili e ingabbiati facilmente. L’ultimo aspetto su cui vorrei porre l’attenzione è stata la difficoltà di ribaltare il fronte d’azione con transizioni positive rapide. Tutti gli expected goal sono arrivati da azioni manovrate o calci piazzati, denotando un momento di forma atletico-mentale negativo. Attualmente Pirlolandia non è ancora decollata: avrà il tempo (e la capacità) di farlo o l’esonero di Pirlo è così imminente (nonostante le frasi di circostanza di Paratici)?

Inzaghi batte Pirlo nella lettura della partita

Il Benevento è uscito dallo Juventus Stadium con 3 punti e la consapevolezza di poter fare grandi prestazioni anche contro le big del nostro campionato. Inzaghi ha preparato in maniera magistrale la partita contro il suo ex compagno di squadra Pirlo, riuscendo a evidenziare ogni singolo difetto degli avversari. La densità difensiva in zona palla ha imbrigliato gli avversari e ha evidenziato la mancanza dell’uomo tra le linee dell’attacco juventino.

Il pressing offensivo del Benevento è stato corale e gestito sapientemente, andando ad aggredire i giocatori bianconeri nei momenti più complicati della costruzione della manovra (soprattutto su palloni giocati a sostegno). La nota più splendente del pomeriggio, oltre al giovane Gaich, è stata sicuramente la prestazione di Hetemaj, il quale è riuscito a dare intensità, fisicità e coraggio a tutto il pacchetto di centrocampo. Ultimo elogio, ma non per importanza, alla strategia utilizzata da Inzaghi riguarda il ritmo della partita. I calciatori campani sono riusciti a far giocare la Juventus con l’ansia da prestazione, abbassando e alzando il ritmo della partita in modo perfetto, perdite di tempo comprese.

Abbiamo visto molto nervosismo tra le file bianconere e il diktat di Pirlo sulla gestione delle occasioni da rete è rimasto una frase di circostanza. Complimenti a Inzaghi, questa vittoria rimarrà nella storia del Benevento.

di Matteo Spaggiari

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