È ufficiale: Allegri continuerà a essere l’allenatore della Juventus. Una decisione non semplice, però, perché un dirigente aveva già deciso di esonerarlo.
Dopo varie discussioni e speculazioni dell’ultima settimana, nate dopo la sconfitta interna col Benfica e rafforzatesi dopo quelli in casa del Monza, alla fine è arrivata la decisione definitiva sul futuro di Massimiliano Allegri: il livornese continuerà a essere allenatore della Juventus.
La società, per voce dell’ad Maurizio Arrivabene lo aveva già confermato sia dopo la sconfitta in Champions League che dopo quella in campionato, ma questo non aveva fermato le voci di un possibile esonero, tirando anche in ballo come possibile sostituto il tecnico della Primavera bianconera Paolo Montero.
Allegri rimane per una serie di motivi sia tecnici che economici: ha firmato un quadriennale da 7 milioni l’anno, che ne fanno il tecnico più pagato della Serie A, e la Juventus non se la sente d’interrompere un progetto appena avviato, gravato anche da diversi infortuni. Inoltre, nell’attuale situazione economica licenziare l’allenatore per trovarne un altro non è affatto una scelta semplice.
Allegri resta: quale dirigente lo voleva esonerare?
Tutto risolto? Non proprio, perché a quanto pare la decisione di confermare Allegri è arrivata dopo un lungo confronto tra i vertici dirigenziali della Juventus, tra i quali si è verificata una spaccatura. A rivelarlo è il Corriere della Sera, che riporta l’indiscrezione secondo cui un importante dirigente del club sarebbe stato a favore dell’esonero.
Si tratta di Pavel Nedved, uno dei fautori, assieme a Fabio Paratici, dei cambi in panchina degli scorsi anni, alla ricerca di un allenatore in grado di dare un gioco più spettacolare alla squadra. Venerdì scorso, Nedved avrebbe posto il tema dell’esonero di Allegri durante una riunione con Andrea Agnelli, Federico Cherubini e Arrivabene.
Nedved è una figura molto rilevante nel club bianconero, sia per il suo passato da giocatore sia per il fatto che attualmente riveste la carica di vice-presidente della società. Tuttavia, il ceco si sarebbe trovato in minoranza: sia Agnelli che Arrivabene si sarebbero opposti al licenziamento, adducendo principalmente motivazioni economiche, ma anche di campo. Non è chiara la posizione di Cherubini, ma a quanto risulta non doveva essere espressamente favorevole al cambio in panchina.