Massimiliano Allegri torna a far parlare di se per le dichiarazioni post Juventus-Milan: questa volta il mirino è puntato sui giovani
Il ritorno di Massimiliano Allegri in Serie A ha aperto scenari facilmente preventivabili, nella critica quotidiana tra tifosi juventini e nella narrazione da parte dei media. D’altronde, il personaggio è da sempre stato molto, molto divisivo.
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Lo fu nella sua prima esperienza alla Juventus, soprattutto nel post Cardiff, e a maggior ragione lo è rimasto oggi, richiamato al capezzale di una squadra ferita dopo l’ultima, deludente stagione.
Juventus, l’inizio dell’Allegri 2.0
La curiosità sull’impatto che avrebbe avuto Allegri una volta rientrato nella sua comfort zone era infatti molto forte. A tal punto che, paradossalmente, forse spesso ci si è fossilizzati sulle questioni extra campo, parlando troppo poco di calcio giocato.
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Chiariamolo subito, questi binari di discussione sono quelli prediletti dal tecnico toscano, che già in passato aveva palesato un certo fastidio nel parlare di questioni di campo. Un atteggiamento che non paga, soprattutto quando poi i risultati ti smentiscono.
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L’inizio di stagione della Juventus è infatti stato disastroso: solo due punti fatti, frutto di due pareggi e altrettante sconfitte, al fronte di una vittoria importante in Champions League, ma pur sempre contro il Malmo. Dopo il big match col Milan, Allegri ha quindi deciso di dare nuovamente spettacolo davanti alle telecamere.
https://www.youtube.com/watch?v=RgDabIE8h88
Allegri e la gestione delle partite
Max ha rimarcato, pur non utilizzando parole specifiche, come il calcio conservativo sia ancora oggi un suo vero e proprio marchio di fabbrica, specificando di avere colpe soprattutto sui cambi (non) fatti contro i rossoneri.
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“Avrei dovuto fare scelte più difensive” ha detto, chiarendo la frustrazione per aver pareggiato contro un Milan che, fino all’1-1, a suo dire era stato inferiore, parlando di partita in cassaforte fino all’azione del pareggio.
https://www.youtube.com/watch?v=xI5KQgBySHo
Al di là del fatto che un 1-0 non può mai essere considerato risultato da ‘cassaforte’, sembra proprio che Allegri abbia sposato un personaggio e che reciti una parte per partito preso. Già nel 2018, quando litigò in diretta tv con Adani, aveva fatto capire di non essere interessato ad approfondire certi aspetti inerenti al gioco.
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Il campo, però, richiede analisi e attenzione, tanto è vero che lui stesso – durante la partita contro il Milan – più volte ha chiamato a voce gli schemi per comunicare alla squadra la disposizione in campo. Il calcio è semplice, dice, ma non è matematica, dato che ci sono molteplici strade per perseguire un obiettivo.
Allegri e i giovani
Dopo la conferenza stampa del neo direttore sportivo Federico Cherubini, che spergiurava come il nuovo corso bianconero fosse in primis improntato sull’acquisto e sulla conseguente valorizzazione dei giovani, Allegri ha deciso – di fatto – di sconfessare tali parole.
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Infatti, nella settimana che ha portato a Juventus-Milan, il livornese ha prima catechizzato Mathjis de Ligt, facendo intendere che secondo lui non è pronto per fare il titolare, e poi ha bacchettato Federico Chiesa: “Deve capire che gioca per la Juventus, serve consapevolezza”.
https://www.youtube.com/watch?v=BTETNLZL7NY
Quando Allegri parla di consapevolezza, però, non tiene conto di diversi fattori, in primis legati ai numeri che lui tanto odia: de Ligt è stato il più giovane capitano della storia dell’Ajax e della nazionale olandese, Chiesa ha quasi 24 anni e quindi non è più giovane, ovviamente in senso lato.
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Peraltro, mentre l’azzurro tra club e Nazionale porta in dote circa 250 presenze, va specificato come lo scaricabarile sui giovani non solo sia controproducente, ma anche una visione parziale della realtà dato che contro il Milan la Juventus ha giocato per lunghi tratti con una squadra da circa 29 anni di media.
Una strategia di difesa
Un’altra chiave interpretativa delle recenti uscite di Allegri potrebbe essere quella che vedrebbe il tecnico spostare l’attenzione dai risultati, che giustamente indispettiscono il tifoso juventino, facendo concentrare l’opinione pubblica su altro.
Anni fa anche José Mourinho, in tempi di crisi, utilizzava questa strategia, che però nel caso della Juventus passa dal mettere sotto processo alcuni giocatori tra i più positivi del recente passato. Guardare avanti – ‘live ahead’, il nuovo slogan bianconero – non può essere, appunto, solo un motto vuoto.
Serve altro, soprattutto se ci si vuole scollare quell’etichetta di amore riciclato tra le parti che, di fatto, si sono ritrovate perché entrambe non avevano alternative. Le analogie col 2018 non sono poche, a parte che Cristiano Ronaldo non c’è più, e la società dovrebbe cogliere il campanello d’allarme per poi agire di conseguenza. Per fortuna, siamo solo a inizio stagione.
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