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Il centrocampista Javier Mascherano annuncia il suo addio al calcio al termine della sfida tra Estudiantes e Argentinos Juniors: per lui una carriera ricca di successi, soprattutto con la maglia del Barcellona

El Jefecito posa definitivamente lo scettro del comando. Con il match tra Estudiantes e Argentinos Juniors, si chiude la carriera di Javier Mascherano. Certamente non uno dei centrocampisti più eleganti e tecnici dell’ultimo ventennio, ma un giocatore capace di incidere sulle sorti della squadra – club o Nazionale – con la sua imponente leadership e anche con la sua duttilità tattica. Una dote, quest’ultima, molto importante nello sviluppo della sua carriera.

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Mascherano, un leader fin dai primi passi nel calcio

Che Mascherano sia un giocatore con l’innata dote della leadership lo si capisce fin dai suoi primi anni di carriera. L’argentino muove i suoi primi passi nel River Plate, dove fa tutta la trafila delle giovanili per poi esordire in prima squadra a 19 anni. Nonostante la tenera età mostra una grinta da veterano, tanto da meritarsi il soprannome di Jefecito che lo accompagna poi per tutta la carriera.

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Le prestazioni fornite con la maglia del River valgono a Mascherano la chiamata del Corinthians, con cui si aggiudica il Campionato brasiliano nel 2005. Si tratta dell’ultimo step prima del passaggio al calcio europeo, che si concretizza nell’estate del 2006 con l’arrivo al West Ham insieme al compagno di squadra Carlos Tevez. L’impatto con la nuova realtà è molto difficile, tanto che Mascherano mette insieme solo 5 presenze nei primi mesi con gli Hammers. El Jefecito però non si perde d’animo e, nel gennaio 2007, arriva l’occasione che dà una svolta alla sua carriera.

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Consacrazione a Liverpool, nuova identità a Barcellona

Tra i numerosi estimatori di Mascherano in giro per il mondo figura anche Rafa Benitez, tecnico del Liverpool nella stagione 2006/07. Il mister spagnolo avrebbe già voluto l’argentino quando allenava il Valencia e nel gennaio 2007, approfittando della sua rottura con il West Ham, lo porta ad Anfield. Con questo matrimonio, la carriera di Mascherano cambia radicalmente: da talento argentino che fatica – come altri – ad imporsi in Europa a uno dei centrocampisti più determinanti del calcio mondiale.

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Un rendimento che porta il Barcellona a puntare su di lui nell’estate del 2010. L’inizio è abbastanza simile a quello vissuto con il West Ham, con El Jefecito che fatica a trovare spazio come mediano davanti alla difesa per via della presenza di Sergio Busquets. Il tecnico blaugrana Guardiola però crede molto nell’argentino e, in concomitanza con l’infortunio del leader difensivo Puyol, lo arretra al centro della difesa. Una sorta di rinascita calcistica per Mascherano che, in quella posizione, sarà uno dei protagonisti assoluti dei successi ottenuti dai catalani dal 2010 al 2018.

Con la Nazionale gioie solo a livello giovanile

Se il percorso di Mascherano nelle squadre di club è stato di assoluto livello, non è da meno quello vissuto con la maglia dell’Argentina. La sua escalation parte con l’Under 17 e vive le maggiori soddisfazioni con l’Under 20 – un titolo mondiale – e con la Nazionale Olimpica, con cui conquista due medaglie d’oro. Un palmarès che però non viene completato da una conquista con la Nazionale maggiore, a cui Mascherano va vicino in più occasioni.

A partire dal 2003 diventa sempre più un simbolo dell’Albiceleste dei grandi, ottenendo anche i gradi di capitano in vista dei Mondiali del 2010 in programma in Sudafrica. Si tratta di un periodo abbastanza paradossale per l’Argentina, sempre competitiva ma mai capace di conquistare un alloro continentale o mondiale. Con la Nazionale, infatti, Mascherano arriva secondo in ben 4 edizioni della Copa America e perde la finale del Mondiale del 2014, per 1-0 contro la Germania. L’unico neo di una carriera meravigliosa, chiusa tra l’altro con il primo posto nella classifica dei più presenti con l’Argentina (con 147 gare disputate).

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