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Italia Macedonia del Nord segna l’esclusione a sorpresa, per la seconda volta consecutiva, dell’Italia dai Mondiali. Un’eliminazione giusta, a essere onesti.

Dopo l’eliminazione della Juventus dalla Champions League, si era detto che il calcio italiano era ancora fermo all’anno zero, in attesa che venissero prese delle decisioni per ristrutturare il movimento. Si parlava dei club, ovviamente. Cioè, si sperava di parlare solo dei club, e invece no.

Perché la verità dietro il risultato di Italia Macedonia del Nord è che è stato giusto: gli Azzurri si sono presentati in campo con gli schiaccianti favori del pronostico, hanno dominato la partita, non hanno creato concrete occasioni da gol, e hanno subito gol al primo tiro subito. Un remake del playoff con la Svezia per i Mondiali 2018, che sottolinea chiaramente come da allora sia cambiato ben poco.

Ma il vero problema, non è come siamo stati eliminati, il problema arriva adesso, nel post-eliminazione: il valzer incessante di rivoluzioni promesse ma mai realizzate, che dopo Ventura si era concluso nella scelta di un nuovo ct, con una nuova idea tattica, a cui affidare tutte le responsabilità del progetto, senza cambiare nulla attorno. Siamo ancora lì, all’anno zero che seguì l’eliminazione di quattro anni fa.

Italia Macedonia del Nord: perché è stata un’eliminazione giusta

Un’eliminazione giusta, si diceva. E bisogna spiegare i motivi di questa affermazione, perché chiaramente qualcuno potrebbe evidenziare delle attenuanti: mancava Chiesa, Immobile continua ad avere un problema con il gioco di Mancini, Berardi ha sbagliato un gol clamoroso.

Beh, il fatto è che quando metti davanti queste scusanti al valore dell’avversario, non si può negare che queste spariscano: non serviva la migliore Italia per battere una Macedonia priva del suo leader carismatico (Pandev) e di quello tecnico (Elmas). Perché che Immobile non funzioni in questa squadra lo sappiamo da prima degli Europei, e nessuna strada altermativa è stata percorsa con convinzione: la punta della Lazio è sempre stata il piano A, B e C di Mancini, come se l’inerzia avesse potuto avere la meglio sulle difficoltà oggettive.

Questi problemi realizzativi, gli Azzurri se li portano dietro da quando questo ciclo è iniziato, e il ct non ha trovato alcuna soluzione ad essi. Qualcuno dirà che non ci sono giocatori di talento a disposizione; la Macedonia ha giocato con in attacco Trajkovski, che gioca nel campionato saudita: davvero il nostro livello è inferiore?

Forse la sbornia dell’Europeo ci ha fatto dimenticare le prime partite dell’Italia di Mancini, nella Nations League 2018/2019: possesso palla convincente fino all’area avversaria, incisività offensiva quasi nulla, tremore ogni qual volta gli avversari superavano la metacampo. Gli stessi problemi dell’Italia odierna, che evidentemente non è stata capace, all’infuori dell’annus mirabilis 2021, di risolverli. Per cui sì, è giusto non andare ai Mondiali.

E non serve dare la colpa all’errore di Berardi, alle prestazioni opache di Insigne e Immobile, o ai rigori sbagliati da Jorginho. L’Italia ha fallito cnque match point in questo percorso di qualificazione (Bulgaria, due volte la Svizzera, Irlanda del Nord e ora Macedonia del Nord): ha avuto tutte le occasioni che voleva per qualificarsi ai Mondiali, e le ha fallite tutte. Non si può ridurre tutto ciò a una sequela di errori individuali.

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