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La trasformazione di Antonio Conte per conquistare l’ambito scudetto. Divertirsi e divertire per sfruttare pienamente la rosa dell’Inter

Mai più “pazza Inter”. Era stato questo uno dei primi titoli che Antonio Conte aveva dato in pasto ai media durante la conferenza stampa di presentazione come nuovo tecnico dei nerazzurri. 

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Uno slogan che le prime due gare disputate dall’Inter in questo campionato sembrano aver smentito categoricamente, forse definitivamente. Con una campagna acquisti funzionale a garantire continuità al progetto, la rosa oggi a disposizione dell’ex Ct azzurro risulta senza dubbio qualitativamente più alta rispetto a quella di qualche mese fa. Così, se prima la prerogativa era mantenere l’equilibrio anche a discapito della qualità, adesso l’imperativo è divertirsi e divertire. Con buona pace delle coronarie dei tifosi nerazzurri, già messe a dura prova nel corso degli ultimi anni.

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La metamorfosi di Conte

Nove gol fatti, cinque subiti. L’Inter vista contro Fiorentina e Benevento ha prodotto azioni offensive in quantità industriale, probabilmente come mai nella sua storia recente. Conte ha più volte ribadito il concetto – facendo ricorso anche all’utilizzo della lingua inglese – quasi a voler rendere il tutto più social. La versione “enjoy” lo stuzzica parecchio, nonostante questo abbia prodotto un evidente aumento delle opportunità concesse agli avversari.

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Finalmente sorridente, si dimostra quasi più rammaricato dopo un gol sbagliato che rispetto a uno subito. Un cambiamento di approccio radicale dunque, del quale anche la squadra ha beneficiato, vista l’intesa e l’armonia all’interno del gruppo. Assistiamo a un Conte meno integralista e più flessibile, aperto a nuove soluzioni tattiche in grado di esaltare le caratteristiche dei giocatori a disposizione e non più ancorato soltanto al suo credo calcistico. 

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Un’Inter camaleontica, sullo stile di quella vista nel forcing finale con la Fiorentina o nel secondo tempo della trasferta di Benevento. La regola delle 5 sostituzioni, confermata in serie A anche per questa stagione diversamente da quanto accaduto in Inghilterra o nelle competizioni UEFA, concede a una squadra dotata di così tanta qualità la possibilità di sfruttare al meglio la profondità della propria panchina. Un vantaggio considerevole rispetto alle avversarie meno quotate.

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Accade così che mentre Fonseca è costretto a mantenere in campo i vari Pedro, Mkhitaryan e Dzeko nel corso della sfida alla Juventus, Conte peschi dal mazzo nell’ordine giocatori del calibro di Hakimi, Sensi, Vidal, Nainggolan e Sanchez. L’impressione è che non ci sarà un undici ideale e che, a parte i soliti noti, saranno in molti a ruotare a seconda delle esigenze e visti i tanti impegni ravvicinati. Un valzer comunque destinato a non generare confusione, ma semmai a creare la giusta competizione necessaria a tenere tutti sulla corda. 

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La voglia di divertire più forte dei dubbi sulla difesa

Non preoccupa al momento la tenuta difensiva, un aspetto che tuttavia a lungo andare potrebbe rivelarsi decisivo come già accaduto in passato. Dominare il gioco, aggredire i portatori di palla il più alto possibile, può comportare il rischio di farsi trovare impreparati in fase di ripiegamento. Sotto questo punto di vista, c’è ancora molto da fare.

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Questione di interpreti difensivi (Kolarov su tutti), ma sopratutto di atteggiamento complessivo da parte della squadra. Una fase difensiva che si rispetti poggia le proprie basi sul lavoro in fase di non possesso da parte degli attaccanti (primi portatori del pressing), ma in queste prime uscite nessuno tra Lukaku, Lautaro e Sanchez è apparso particolarmente disposto a svolgere questo tipo di compito.

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Il diktat evidentemente è stato proprio quello di cercare di divertirsi nella ricerca dell’intesa migliore capace di indirizzare la squadra verso un nuovo modo di proporre calcio. Segnare un gol in più dell’avversario, anche a costo di esporsi a ripartenze pericolose. Chi se lo sarebbe mai aspettato da parte di un allenatore come Conte.

Anche nella prossima trasferta di Roma con la Lazio dunque, la nuova Inter punterà soprattutto a sfruttare la tantissima qualità di cui dispone. Tutt’altro che una cattiva idea, con buona pace di quanti preferirebbero una squadra più concreta e meno “pazza”.

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