L’entusiasmo si accende e finalmente i siti d’informazione tornano a parlare di formazioni e probabili undici. Ebbene si, la Serie A sta tornando, con quell’aperitivo formato Coppa Italia che da domani pubblicherà i primi verdetti per la finale del 17 giugno a Roma. Poi, appunto, il ritorno del campionato, con praticamente tutto da decidere. Ma ecco un nuovo caso. In Serie A prestiti e riscatti diventano un nuovo nodo da sciogliere.
Dopo la discussa decisione di impostare play-off e play-out e un eventuale algoritmo per decidere il campionato in caso di nuovo stop, ecco la questione complicata. Già durante il lockdown, in tutta Europa, si era discusso di come la UEFA avrebbe gestito questa situazione, che riguarda ogni tipo di club e tanti giocatori diversi, da alcuni top player ai giocatori più giovani. E quindi ecco il dubbio: lasciare che i giocatori in prestito finiscano la stagione con il club in cui stanno giocando, pur oltre il 30 giugno, oppure rispettare l’imposizione dei contratti e direzionarli nelle squadre proprietarie dei loro cartellini?
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In Serie A prestiti come cavallette
Sono ovunque e fanno comodo a tutti. Ma in realtà avere un giocatore in prestito è spesso una grana: può essere un flop totale e quindi una chance persa – vedi Alexis Sanchez – o un clamoroso craque – chiedere al Parma, con Kulusevski. Attualmente la Serie A è il terzo campionato per numero di prestiti fra le cinque leghe top in Europa, e come spiega il Cies, negli ultimi dieci anni (fino alla scorsa stagione) il campionato italiano era quello con il maggior numero di giocatori prestati in media per squadra (4,7%).
Nel 2017, addirittura, il Carpi aveva 18 giocatori su 41 giocatori tesserati in tutto l’arco stagionale. Al momento, il Genoa è la squadra che ha più giocatori prestati (10), mentre il Sassuolo il club con più tesserati in prestito in altre squadre (10).
Che sia quindi in Serie A prestiti, riscatti e accordi siano un trend è capito. E il fatto è che i prestiti piacciono anche alle big. Soprattutto, perché negli ultimi anni si è preferito comprare giocatori in prestito con obbligo o diritto di riscatto. E dunque, la possibilità di non riscattare una promessa giovane proveniente dalla provincia, o da campionati stranieri. Milan, Inter e Roma nelle ultime tre stagioni hanno avuto rispettivamente 9, 11 e 10 giocatori in prestito. La Juventus, invece, nella sua solidità – così come la Lazio – non ha nella sua rosa giocatori in prestito. Per filosofeggiare, si può già accennare che una società seria e senza problemi economici può anche fare a meno di prestiti.
Tenerli tutti?
Kulusevski dovrebbe giocare con la Juventus e Petagna al Napoli. Così come Nainggolan dovrebbe tornare all’Inter e Biraghi alla Fiorentina. Il 30 giugno queste operazioni si concretizzerebbero, pur con il campionato in corso. Ma se sono state fatte delle eccezioni e si è discusso a lungo su come reimpostare il calcio italiano, perché non riflettere sulla possibilità di tardare i prestiti?
In Serie A prestiti e riscatti, appunto, sono tantissimi, e molti – come Kulusevski o Simeone – sono giocatori fondamentali per il club in cui sono attualmente impegnati. Concettualmente, i prestiti cercano di risolvere situazioni temporanee – come gli infortuni -, o migliorare il percorso di un giovane, o di testarne le capacità. Ma se un giocatore in prestito non finisce la stagione, e non gioca ben 12 giornate di campionato, allora, oltre la questione infortuni, non c’è la concretizzazione di quel percorso di crescita.
Verrebbe meno il senso pratico di un’operazione di prestito, riducendo tutto a una questione contrattuale, che per inteso, scomoderebbe un po’ tutti i club. Anche perché le squadre che hanno acquistato giocatori a partire dal 30 giugno, li hanno acquistati per la prossima stagione, e nessuno aveva considerato l’arrivo di una catastrofe mondiale. Per il momento, pare che ogni società si accordi con il club con cui è in affari, e dunque, ognuno farà la sua scelta.
È lecito che un club faccia valere il diritto contrattuale, perché carta canta, ma se tutti sono nella stessa situazione, perché non finire la stagione così come è? D’altronde, se si parla di normalità, questo immobilismo sui prestiti lascerebbe tutto com’è e non intralcerebbe ulteriormente il campionato. Che già con il coronavirus, di complicazioni ne ha già viste. Inoltre: che cosa c’è in Serie A più normale di un giocatore in prestito?