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Villas-Boas è tornato, vincendo a soli 46 anni le elezioni a presidente del Porto. Sul sfondo però c’è una storia piuttosto complicata.

La maggior parte dei tifosi europei non sentiva più il suo nome da quasi tre anni, quando era finita la sua esperienza all’Olympique Marsiglia. Adesso André Villas-Boas è tornato all’improvviso in scena, vincendo le elezioni di sabato scorso per la carica di presidente del club della sua vita, il Porto. Da sempre tifoso dei Dragões, qui era iniziata la sua storia col calcio, ancora giovanissimo. Prima come collaboratore di Robson e poi di Mourinho, poi nel 2010 era rapidamente arrivato alla guida del club e in una sola stagione aveva conquistato quattro trofei (campionato, coppa e Supercoppa nazionali, ed Europa League), affermandosi come l’allenatore più promettente in Europa. Seguendo le orme dello Special One, era arrivato l’immediato salto al Chelsea, e lì era iniziato il vertiginoso declino.

Dopo anni di silenzio, il ritorno nel calcio di primo piano, ma in un ruolo del tutto inaspettato. Così come inaspettato è stato il suo successo: Villas-Boas ha spodestato Jorge Pinto da Costa, l’uomo che governava il Porto ininterrottamente dal 1982. Ma queste elezioni sono state ben più di una semplice decisione interna a una società sportiva, e in Portogallo hanno fatto discutere molto in grande, visto il clima estremamente teso in cui si sono svolte. Al punto che, nei giorni precedenti al voto, anche il New York Times ha dedicato un approfondimento a quello che stava accadendo nella grande città del Nord.

Principalmente perché, per la prima volta, Pinto da Costa aveva un vero avversario. Il presidente è stato più volte criticato per i vari scandali in cui è stato coinvolto in questi 42 anni – soprattutto per corruzione, come il caso Apito Dourado, che nel 2007 gli costò 2 anni di squalifica per illecito sportivo – e per la gestione autoritaria del club. Le elezioni nel Porto erano diventate una pura formalità, con Pinto da Costa che si presentava praticamente senza opposizione, con campagne elettorali blande e pochissima gente che si recava al voto. Un disinteresse totale per le sorti della società, legato anche al fatto che era impensabile la mancata riconferma del presidente. Almeno fino a ora.

Scandali e violenza: Villas-Boas ribalta il Porto nonostante tutto

Fin da subito, il giovane Villas-Boas ha dimostrato di saper catturare il voto dei delusi. Ha impostato la sua campagna in maniera molto pragmatica, concentrandosi sui grossi debiti del club e denunciando i discussi legami della presidenza con Jorge Mendes, più utili al potente procuratore lusitano che al benessere del Porto. L’ex allenatore prodigio ha raccolto una quantità inaspettata di consensi, mettendo per la prima volta in discussione lo scranno presidenziale di Pinto da Costa, che non ha fatto mancare una reazione rabbiosa.

Nei toni, innanzitutto. La campagna del presidente in carica è stata condotta in maniera molto aggressiva contro quello che fu un suo pupillo: lo ha accusato di essere un “traditore”, di essere al soldo dei “nemici del Porto” e addirittura gli ha rinfacciato di provenire da una ricca famiglia di lontana origine nobiliare, e quindi un esponente di una élite lontana dai tifosi comuni. Ma si è andati anche oltre quando, lo scorso novembre, alcuni esponenti dei Super Dragões – il principale gruppo ultras del Porto – hanno interrotto l’assemblea straordinaria del club aggredendo alcuni dirigenti critici verso Pinto Da Costa. A febbraio 2024, la polizia portoghese ha arrestato 12 ultras per questi fatti, tra cui anche il leader Fernando Madureira, e nella loro sede sono stati trovati migliaia di euro in contanti, droga e anche un’arma da fuoco.

Questo è il clima in cui André Villas-Boas è riuscito a ottenere questa storia vittoria. Oltre 26.000 persone si sono recate a votare, stabilendo un recordo nella storia del Porto, e ben 21.000 ha votato per l’ex allenatore. In Portogallo c’è chi, come la giornalista Sofia Oliveira, ha parlato di un trionfo della democrazia, sottolineando come il voto si sia svolto senza violenze. La stampa in Italia ha dato la notizia dell’elezione di Villas-Boas soprattutto in ottica di mercato, parlando del possibile addio di Sergio Conceição (fedelissimo di Pinto da Costa), ma in realtà questa storia era molto più grande di così.

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