Dopo anni di dominio assoluto, il Classico tra Barça e Real sembra aver perso appeal e proseliti a favore di nuovi classici del calcio internazionale.
C’era una volta un Classico in cui i migliori giocatori del pianeta si fronteggiavano due, tre, anche sei volte nel corso di una stagione giocandosi titoli, prestigio e onore. C’era una volta un Classico per il quale allenatori di calibro internazionale costruivano stagioni intere intorno a quelle partite e giocatori di caratura mondiale concentravano in quei novanta minuti ripetuti più volte nel corso della stagione il meglio del proprio repertorio. C’era una volta un Classico per il quale il mondo intero sceglieva di fermarsi ad ammirare trattenendo il respiro – il confronto tra due filosofie, due idee, due concezioni del mondo agli antipodi esaltate dalla sfida sportiva. C’era una volta il Classico tra Barcellona e Real Madrid, ma oggi forse non c’è più.
Dopo più di un decennio in cui il mondo del calcio – e non solo – era pronto a fermarsi in attesa di Barcellona Real Madrid, le cose sembrano essere cambiate e la colpa non è di entrambe le squadre. Intervistato da Marca Mesut Ozil non le ha mandate a dire ai rivali di sempre e – da grande ex giocatore del Real Madrid – ha puntato il dito contro la mancanza di competitività dei catalani come principale causa della perdita di appeal della partita più importante del calcio spagnolo. Il tedesco ha parlato di come il Real Madrid sia riuscito a mantenersi competitivo nonostante il ricambio generazionale sia a livello sportivo che a livello mediatico, acquistando i migliori talenti in circolazione e mantenendo un’aura di immortalità che giova anche ai risultati sportivi recenti. Il Barcellona – sempre secondo il tedesco – ha invece perso la bussola, smarrito tra dirigenze invischiate in loschi affari, tecnici che non riescono a gestire pressioni ed aspettative, giochi politici che destabilizzano un settore importante come il calciomercato e diverse scelte discutibili in merito agli addii dei grandissimi giocatori dell’era Guardiola e Luis Enrique che ne hanno minato la credibilità e – appunto – l’appeal mediatico.
Da tempo la squadra catalana non è più la stessa del decennio in cui Lionel Messi e Cristiano Ronaldo si davano battaglia sui prati del Nou Camp e del Bernaebu: allenatori sbagliati, scelte scellerate in materia di mercato, acquisti economicamente insensati e una ricostruzione che di Xavi aveva fatto il proprio alfiere prima di mangiarsi la sua sanità psicofisica. La vittoria della Liga dello scorso anno e i clasicos vinti contro il Real Madrid di Ancelotti non sono bastati a restituire credibilità alla sfida perché rispetto ad anni fa, ciò per cui ci si concentra sulla sfida sono le parole, le conferenze stampa, il chiacchiericcio infondato precedente al fischio di inizio più che su ciò che accade in campo. Dalle parti di Barcellona è sembrato – negli ultimi clasicos – che la partita fosse il contorno, l’obbligatorio strumento per veicolare le idee dell’allenatore, le sue frustrazioni e i problemi che gravitano intorno all’universo balugrana. Non esattamente il miglior biglietto da visita per presentarsi contro un Real Madrid capace di riformare se stesso.
Il Real è sovrano del Classico
Qualunque sarà il risultato, il Classico di questa sera ha già un sovrano in maglia bianca per l’impatto mediatico e l’appeal mondiale che il marchio Real Madrid è riuscito a mantenere nell’immaginario dei tifosi del mondo intero nonostante il ricambio generazionale abbia previsto l’addio progressivo di Bale, Ronaldo, Benzema, Casemiro e – molto presto – anche quelli di Modric e Kroos. Come sia possibile che il Real Madrid abbia fatto molte scelte giuste e poche sbagliate è questione di fattori molteplici che si sono intrecciati al momento giusto, ma cercando di riassumere in poche e semplici parole il concetto di lungimiranza è quanto di più vicino all’idea espressa da Ozil nel corso della sua intervista.
Il Real Madrid all’alba di questo Classico si presenta al Camp Nou con idee rinnovate per il futuro, una chiara pianificazione a livello di mercato, di marketing e di plantilla, l’acquisto di alcuni tra i giocatori più promettenti del panorama e una guida tecnica che ispira fiducia ed esperienza. Se ci aggiungiamo una dirigenza consapevole dei propri mezzi e lineare nel selezionare obiettivi e percorsi per raggiungerli ecco che la frittata Classico è fatta.
Se in campo ci sarebbero anche i valori tecnici e mediatici per tornare a far parte dell’olimpo di partite che tutto il mondo si ferma a guardare – un po’ come City Real di Champions League – è il contesto in cui queste partite si stanno sviluppando nelle utile stagioni ad aver deluso i tifosi di entrambe le compagini. Il Classico non è più quello di tanto tempo fa, quanto epici gladiatori si contendevano gli scettri europei scontrandosi fino a sei volte in un anno, e incidendo quelle sfide nelle memorie collettive. Ozil ha purtroppo ragione: per riavere il Classico che fu, dobbiamo affidarci alla resurrezione del Barcellona
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