Arrivato alla Roma nel lontano 1998 per lui i titoli di giornale parlavano chiaro il nuovo Caniggia. I tifosi credevano di aver trovato l’attaccante che avrebbe portato lo scudetto a Roma, in città l’attesa da parte dei giallorossi era spasmodica. Tutti attendevano Gustavo Bartelt. Soprannominato “El Facha”, “Il Bello”, per il suo aspetto avvenente e ben più evidente delle doti calcistiche, Gustavo Javier Bartelt da Buenos Aires (2 settembre 1974) arriva in giallorosso quasi all’improvviso, all’inizio sembrasse non dovesse nemmeno fare il calciatore, fino ai 20 anni infatti il puntero argentino studiava economia e dava quattro calci al pallone per puro diletto; aveva cominciato la trafila nel settore giovanile dell’All Boys salvo poi fermarsi e dedicarsi alla carriera universitaria, in seguito ci ha ripensato (ahinoi!). Dal ’93 al ’97 è proprio all’All Boys, la prima chiamata importante giunge nel 1997 dal Lanus, la squadra della città natale di un certo Diego Armando (basta il nome), e con El Granate i numeri impressionanti, 18 partite e 13 gol, gli valgono un inaspettato quanto importantissimo trasferimento in Italia! Lo prende la Roma, su esplicita richiesta di Zdenek Zeman, strabiliato dalla sua vena realizzativa. Al suo approdo nella Capitale un altrettanto entusiasta Vincent Candela dichiara alla stampa «È il classico attaccante che, se parte in progressione, non fermi più se non facendo fallo tirandogli la maglia». Quanto lontano dalla realtà sei andato, oh Candela…difatti ben presto tutti storceranno il muso dimenticando i sorrisi e l’ammirazione dei primi giorni. I paragoni alla fine saranno impietosi in quanto di Caniggia aveva soltanto la chioma bionda, e di Abel Balbo, del quale ereditò il numero 9, non aveva niente. Per avere Gustavo Bartelt vennero sborsati dalla Roma ben 13 miliardi del vecchio conio e in tutto l’attaccante giocò solo 174 minuti.
Bartelt in serie A: ma ndo vai
L’esordio avvenne il 12 Settembre 1998 contro la Salernitana, e questa fu la sua unica gara da titolare in Serie A (…!), anche se un po’ di gloria l’ebbe in un Roma – Fiorentina 2-1 in cui giocando nei minuti finali fornì due assist per la rimonta giallorossa in pieno recupero. Un pò il fatto che non fosse adatto al campionato italiano, un pò la forte concorrenza del trio Totti-Del Vecchio-Paulo Sergio (e successivamente di Vincenzo Montella) lo eclissarono del tutto da qualsiasi possibilità di conquistare un posto da titolare. Dopo 12 presenze, delle quali come detto 11 da subentrato, Bartelt passa all’Aston Villa nel gennaio 2000, ma a Birmingham non gioca neanche un incontro. L’anno dopo va al Rayo Vallecano marcando una rete in 12 partite giocate, però poi deve abbandonare la Spagna per un presunto scandalo passaporti, che solo dopo un bel po’ di anni lo vedrà assolto da innocente. Anche se a tutt’oggi desta qualche sospetto una sua dichiarazione: “Sono andato a giocare alla Roma che non avevo nemmeno il passaporto argentino”…comunitario o extracomunitario che fosse, il pallone almeno dalle nostre parti non faceva per lui: dopo il Rayo torna alla Roma ma la vicenda giudiziaria lo stoppa per due anni, quindi di indossare scarpette e tenuta da gioco non se ne parla, il campo lo assaggia soltanto nel 2003 quando rimpatria, al Gimnasia La Plata. Ma con Los Triperos, il Talleres de Cordoba nel 2004-2005 ed il Gimnasia Jujuy nel 2005-2006 mette su soltanto 31 presenze complessive, ovviamente mai da titolare. Dal primo ed ultimo gol segnato in Europa (Rayo – Malaga del 2001) a quando finalmente trova la porta passano ben 7 anni! Infatti Bartelt torna all’All Boys dopo essere rimasto fermo nel 2007, e con la sua antica prima squadra riesce ad andare a segno per 2 volte. Con l’All Boys, dopo aver annunciato una prima volta il ritiro nel 2009, prosegue fino al 2011, salvo poi finalmente dire basta. Chissà se anche nello studio era così…