Le grandi squadre stanno faticando più del previsto nei principali campionati europei e nelle coppe, e c’entra qualcosa la pandemia e il modo in cui essa ha cambiato il modo di giocare al calcio.
L’eliminazione del Real Madrid dalla semifinale di Supercoppa di Spagna, contro un club di medio-bassa classifica come l’Athletic Bilbao, è l’ennesimo caso occorso in questa stagione di una società di prima fascia che viene inaspettatamente sconfitta da un avversario meno quotato.
Sarà capitato a tutti di notare come, nelle competizioni in corso in Europa, stia mancando qualcosa che in passato era una presenza fissa: i club dominanti. Oggi, le grandi squadre faticano a mantenere una leadership salda in campionato e rischiano l’eliminazione nelle coppe nazionali molto più che negli anni precedenti. Cosa sta succedendo?
Le difficoltà delle grandi squadre europee
Tre delle quattro squadre italiane in Champions League si trovano attualmente fuori dal podio della Serie A; la Ligue 1, uno dei campionati solitamente più chiusi in Europa, prenta oggi una vetta con tre squadre in due punti, più il Marsiglia che potrebbe aggiungersi dopo i recuperi; il fortissimo Bayern Monaco ha appena due punti di vantaggio sul Lipsia e quattro sul Leverkusen.
Cinque squadre in cinque punti nella parte alta della classifica di Premier League, guidata a sorpresa dal Manchester United, mentre in Spagna solo di recente Real e Barça sono riuscite a tornare in alto. La Liga è l’unico campionato con un padrone chiaro, l’Atletico Madrid, che però è uscito al secondo turno di Copa del Rey contro il Cornellà, club di terza serie. Stessa cosa è accaduta al Bayern, escluso dalla Coppa di Germania dall’Holstein Kiel, seconda serie, e al Leeds di Bielsa, eliminato dalla FA Cup a causa del Crawley Town, che milita in quarta serie. In Coppa Italia, Napoli e Juventus hanno sofferto con Empoli e Genoa, e il Sassuolo è stato eliminato dalla Spal, quinta in Serie B.
Che ci sia qualcosa di strano è abbastanza evidente, ed è facile ricondurre tutto alla pandemia: specialmente nelle coppe nazionali, le grandi squadre scelgono di schierare giovani e seconde linee, per far rifiatare i titolari in questa stagione così concentrata, andando incontro a maggiori rischi. Ma come abbiamo visto, anche nei campionati i soliti favoriti stanno faticando più del previsto, mentre club come Inter e Marsiglia sono clamorosamente arrivate ultime nei loro gironi di Champions League.
Pressing e pandemia
L’impatto del Covid-19 sul calcio è stato però ben più profondo di un semplice effetto sul turnover delle grandi squadre. Jonathan Wilson ha messo in evidenza una serie di dati che dimostrano come in questa stagione i club stiano pressando sensibilmente meno rispetto al passato: per la precisione, il 22,7% in meno rispetto all’epoca pre-Covid.
Non è un dato da poco, perché in questi anni il calcio si è evoluto verso una forma di pressing molto più aggressivo e sistematico, che ovviamente ha attecchito principalmente nelle grandi squadre (Manchester City, Liverpool, Bayern Monaco, Barcellona, eccetera). Con una preparazione estiva praticamente inesistente e una serie di partite ravvicinate in pochi giorni, mantenere con continuità la forma fisica è quasi impossibile. A questo si aggiunge l’aumentato rischio di infortuni e quello di contagio, che gravano ulteriormente sulla coesione in campo delle squadre.
Secondo Wilson, questo ha costretto gli allenatori a dover ripiegare su un tipo di calcio meno atletico e più accorto, e ciò ha favorito quegli allenatori che da sempre sono specializzati nel praticare un gioco più difensivo, come Mourinho, Ancelotti e Simeone. Un altro vantaggio è andato è fuori dalle coppe europee e quindi gioca meno partite, come il Sassuolo e l’Union Berlino, o gioca in un torneo più abbordabile come l’Europa League, ed è il caso di Real Sociedad e Milan.
Il calcio dell’epoca del Covid
Ovviamente, quella del giornalista britannico è solo una linea d’interpretazione. Alla fine, il pressing non è sparito del tutto e anzi chi riesce a praticarlo con efficacia, nonostante le evidenti difficoltà, risulta ancora avvantaggiato. L’Atalanta è ancora in corsa in Champions e lotta per un piazzamento europeo in campionato; il Leeds, con una squadra a malapena attrezzata per salvarsi, è tranquillamente al dodicesimo posto in Premier.
Pur vedendosi costrette a pressare meno, le grandi squadre degli ultimi anni stanno generalmente imponendosi nei propri campionati: il Tottenham, dopo una grande inizio, adesso si trova sesto, mentre Liverpool e City inseguono lo United. Proprio i Red Devils hanno saputo recuperare da una situazione difficile a inizio stagione, quando si parlava di disastro e c’era già chi pensava al sostituto di Solskjaer. Una situazione simile l’hanno vissuta anche Barcellona e Juventus, che ora stanno rientrando nella lotta scudetto.
Insomma, alla fine la pandemia ha sicuramente influenzato il gioco dei club, alterando gli equilibri consolidati. Ma le grandi squadre – cioè quelle con i giocatori migliori e gli allenatori più preparati – hanno saputo far fronte al problema, escogitando delle contromisure. Non è un caso allora che, tra chi sta soffrendo di più, c’è un tecnico talentuoso ma ancora inesperto come Arteta, che sta lentamente tirato fuori l’Arsenal dal fondo della classifica.
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