Il 14 settembre del 1994 sembra per Giuseppe Campione un giorno come un altro. Il calcio è la sua vita, la carriera è sul punto di fare un salto di qualità. Di lui si parla come un prospetto pronto a ritagliarsi un ruolo di primo piano nel futuro del pallone italiano.
Nel 1994, per il calcio, Giuseppe Campione era ancora giovane ma non troppo, con i suoi 21 anni e le minori attenzioni verso i talentini che ora invece dominano i club europei sin dalla tenera età. Per la vita in generale, invece, Campione restava e resterà sempre troppo giovane per morire tragicamente e in maniera prematura come invece avvenuto. Una storia triste di un ragazzo che stava raggiungendo grandi obiettivi dopo tanti sacrifici. Il ritratto di come la vita, a tratti, possa apparire sadicamente infame.
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Giuseppe Campione, il tragico fato di un predestinato
Campione aveva il destino nel sangue e nel nome. Nato nel 1973, ad appena 15 anni e 10 mesi aveva esordito in Serie A con la maglia del Bologna nella stagione 1988/1989. Successivamente Campione collezionerà – sempre da giovanissimo – pure 3 presenze in Coppa UEFA. Di fatto, è il nuovo bambino prodigio del calcio italiano. Un talento precoce con le stigmate dell’attaccante moderno, pronto di fatto a saltare il trampolino verso la gloria.
Un trampolino di nome Spal. Mandato a farsi le ossa dopo l’esperienza alla Lodigiani e un’altra stagione in maglia felsinea, Campione fu trasferito in Serie C1 proprio con l’ambizione di renderlo una stella in proiezione futura. L’unica maniera possibile era quella di costruirsi un presente con maggiore esperienza e qualche gol. Il club estense, in tal senso, sembrava la meta perfetta.
Una piazza senza troppe pressioni, dal passato comunque importante, nella quale impostare discorsi futuri per diventare grande. Campione riuscì a scendere in campo con la Spal soltanto per due partite. Poi, la tragedia.
Il ragazzo è in auto, come passeggero, insieme al compagno di squadra e di reparto Antonio Soda (che guidava la vettura) e suo fratello. I tre sono di ritorno da una cena con amici, è notte. L’auto finisce per sbandare – per motivi mai del tutto chiariti, si citano spesso le condizioni non ottimali dell’asfalto – e si schianta contro un platano vicino a un guardrail.
Soda (come spiegato dall’articolo del Corriere della Sera sulla vicenda) subirà numerosi problemi e finirà ricoverato in ospedale per fratture multiple, pneumo ed emitorace bilaterale. Il fratello se la caverà addirittura solo con qualche graffio. La sorte tragica, come in un racconto drammatico e grottesco, tocca proprio a Giuseppe Campione. La corsa verso il successo e la maturità, nella vita come nel pallone, per lui termina proprio quella notte.
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La notizia, come prevedibile, sconvolge il mondo del calcio. In particolare i tifosi della Spal. Che, nonostante non avessero di fatto avuto modo di decantarne le lodi da giocatore, decidono di intitolargli una curva dello stadio Paolo Mazza. Nella partita successiva di campionato la Spal annienta 5-1 lo Spezia. Ma nessuno ha voglia di festeggiare. C’è solo necessità di pensare, riflettere e commuoversi.
Precedentemente, come ricordato dal portale estense.com, ai funerali dello sfortunato giovane avevano partecipato gran parte dei cittadini di Ferrara. Per anni, al fine di onorare la memoria di Giuseppe Campione, la Spal e le sue ex due squadre (Bologna e Lodigiani) si sono sfidate in un Memorial intitolato proprio al giovanissimo attaccante. Che peraltro, tra il 1990 e il 1991, aveva messo insieme anche qualche presenza e 2 reti con la Nazionale Under 18.
Ancora oggi, con commozione, spesso ci si ricorda di questo giovane ragazzo preso a schiaffi dalla vita troppo presto. Un predestinato dal destino tragico che però, nella memoria di molti, ha comunque guadagnato l’immortalità.
La sera del 14 settembre di 26 anni fa, ci lasciava Giuseppe Campione.
Ciao Giuseppe. pic.twitter.com/rMGh4qYdQz— SPAL (@spalferrara) September 14, 2020