André-Pierre Gignac ha deciso il primo quarto di finale del Mondiale per Club: il centravanti dei Tigres, anche a 35 anni, è ancora decisivo
Ve lo ricordate André-Pierre Gignac? Un personaggio strano, sicuramente pittoresco ma anche un centravanti con un istinto del gol straordinario. Se lo avevate perso di vista non preoccupateva, non è assolutamente colpa vostra: da qualche anno, infatti, Gignac gioca in Messico nelle fila dei Tigres, uno dei club storici del campionato locale, fondato nel 1960 con sede a Nuevo León.
Ogni tanto il francese fa capolino nel calcio d’occidente per far parlare di sé: al Mondiale per Club, iniziato in questi giorni a Doha, il centravanti dei Felinos ha messo a segno una doppietta decisiva contro i sudcoreani dell’Ulsan, regalando alla squadra la semifinale della manifestazione.
Una qualificazione, va detto, abbastanza immeritata per ciò che si è visto in campo, con l’Ulsan che non solo è andato in vantaggio – nonostante le tante assenze per infortunio, le positività di alcuni membri al Covid-19 e la cessione della stella Junior Negrao – ma, prima del pareggio, ha sfiorato ripetutamente il raddoppio.
Gignac e il Messico: storia di gol e amore
Poi Gignac ha deciso di salire in cattedra, piazzando un uno-due mortifero a fine primo tempo. Due gol che lo riportano in auge, lo piazzano in copertina e suonano il primo allarme per il Palmeiras. Saranno infatti i brasiliani a sfidare i Tigres nella semifinale in programma sabato pomeriggio. Gignac ha lasciato il segno, salvando ancora una volta i suoi compagni da una disfatta che sarebbe stata clamorosa.
D’altronde, da quando è emigrato in Messico, il francese ha contribuito a scrivere vere e proprie pagine di storia del calcio locale. Innanzitutto, gira su numeri clamorosi: da quando gioca nei Tigres de la UANL, ha segnato 146 gol con una media di 1,67 reti a partita, una cifra impressionante se si considera che, comunque, il campionato messicano è il primo torneo per importanza subito dopo i top europei, per livello tecnico e stime Transfermarkt.
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“Venire qui è stata una scelta di vita – ha detto in una recente intervista rilasciata a Pello Maldonado di Multimedios Deportes – e in Messico non potrei mai giocare per nessuna altra squadra, nemmeno per il triplo dello stipendio“. Lo dice e lo pensa, senza peli sulla lingua, perché fuori dal campo Gignac riflette pedissequamente i valori che si percepiscono quando corre dietro al pallone.
Limpido, schietto, sincero oltre ogni limite. E poi decisivo quando gioca, quando segna e risolve le partite. Non è un caso che, da quando è arrivato in Messico nel 2015, i Tigres hanno vinto 4 dei loro 7 campionati in bacheca. Gignac ha risolto un sacco di partite decisive, come la finale dell’Apertura 2016 quando ha graffiato i Pumas sia all’andata che al ritorno. O come nei tre anni successivi, quando ha castigato in serie Club America e Léon.
La U, la U, la U en Qatar 🇶🇦 #MundialDeClubes pic.twitter.com/RZWb7jS5kf
— Gignac Andre-pierre (@10APG) January 28, 2021
Il rapporto con Marsiglia
Per Gignac, il Messico sarà la tappa finale di una carriera a suo modo unica, cominciata da Lorient e proseguita in provincia, a Tolosa, prima del grande salto al Marsiglia. Una piazza bollente per un giocatore dall’animo molto caldo: le due parti si sono piaciute fin dal principio, si sono date la mano verso la conquista di ben tre trofei, ma poi le vicissitudini societarie hanno fatto sprofondare la squadra al centro di una forte contestazione.
Gignac ha somatizzato, ha messo su peso e, di punto in bianco, ha svestito gli abiti da eroe ritrovandosi settimanalmente nel mirino del tifo organizzato. “Un Big Mac per Gignac” cantava la curva di casa, ironizzando sulla massa corporea del centravanti, poi rinato sotto la gestione di Bielsa prima di essere ceduto per fare cassa.
Carattere fumantino, incline a farsi rispettate, oggi dalle parti del Velodrome viene ricordato come un attaccante forte ma limitato caratterialmente, capace di cadere in stupide provocazioni e di venire quasi alle mani con il suo ex allenatore Deschamps, a tal punto da minacciare la società di andarsene via contravvenendo agli accordi stipulati sul contratto.
Oggi, invece, Gignac guida i Tigres, si è rifatto una vita e, una volta appesi gli scarpini al chiodo potrebbe addirittura decidere di fermarsi definitivamente in Nordamerica per intraprendere la carriera di allenatore: “Sembra fatto per il Messico – ha confidato Lucas Zelarrayan, attaccante argentino e suo ex compagno di squadra – non è del posto ma si è ambientato benissimo: non ha motivo per lasciare”. Infatti, pare che di recente abbia anche respinto alcune offerte dalla “sua” Francia. Più chiaro di così, è impossibile.
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