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La sconfitta casalinga contro il Parma riapre una crisi profonda solo parzialmente scongiurata dalla vittoria del derby: per il Genoa è di nuovo notte fonda

Il Genoa è di nuovo laggiù, in fondo alla classifica. Certo, non che la cosa sorprenda visto il trend imboccato nelle ultime stagioni, ma vedere un club blasonato come quello rossoblu annaspare continuamente nei bassifondi di certo non fa piacere. La Serie A è cosa grossa e il Grifone sta scherzando col fuoco: dopo essersi salvata a nastro per il rotto della cuffia nelle ultime stagioni, ora il Genoa deve seriamente fare attenzione.

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Deve, assolutamente, guardarsi le spalle. e stavolta seriamente perché il primo quarto di Serie A ha dimostrato che non esistono squadre materasso. Crotone a parte, il Genoa è la peggior squadra del campionato e il fatto che l’unica vittoria in campionato sia arrivata alla prima giornata – appunto, contro gli Squali di Stroppa – è indicativo di come sotto la Lanterna le spie d’allarme si stiano infittendo.

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Genoa e il caso Faggiano

Disordine a tutti i livelli, si diceva. Perché la squadra in campo riflette la (non) gestione societaria di Enrico Preziosi, che negli ultimi anni ha pensato più a trasformare il Genoa in un hotel dal quale entrano ed escono calciatori senza soluzione di continuità. A pagarne dazio sono stati, in primis, allenatori e direttori sportivi. L’ultimo, in ordine cronologico, è Daniele Faggiano, arrivato in estate dal Parma e cacciato a fine novembre.

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Il motivo? Ufficialmente il club intende “contestargli i comportamenti che avrebbero compromesso il rapporto di fiducia con il club”, ma ufficiosamente è probabile che Faggiano e Preziosi avessero idee diverse su come gestire il resto della stagione. Le due parti si sono lasciate male, probabilmente si andrà in tribunale con il Genoa che chiede il licenziamento per giusta causa. L’impressione, inoltre, è che dopo il ds sarà il turno del mister. Rolando Maran è avvisato.

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Assenza di progetto e continuità

Uno dei tanti problemi del Genoa è legato al fatto che i termini “continuità tecnica” sono ormai un lontano ricordo. Il primo Grifone di Preziosi, quello che sfiorò addirittura la Champions League ai tempi di Milito, è stato indimenticabile, ma in poco più di dieci anni è cambiato tutto. Per esempio, il Genoa è diventato un discount e la società una macchina da plusvalenze, molte delle quali sviluppate in parallelo con alcune big – Juventus, Inter e Milan ne sanno qualcosa -, ponendo in secondo piano l’aspetto sportivo.

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Solo nell’ultima sessione di mercato, tra entrate e uscite, sono stati movimentati più di 50 calciatori. Se riavvolgiamo invece il nastro, sono centinaia gli atleti passati, anche solo fugacemente, sulla sponda rossoblu della Lanterna nelle ultime stagioni. I punti fermi sono pochi, sia in campo che in panchina, visto che – parallelamente – Preziosi cambia la media di due allenatori l’anno. Insomma, solo e sempre confusione.

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Come se non bastasse, il Genoa quest’anno non si è fatto mancare nulla nemmeno dal punto di vista organizzativo. Dopo la trasferta di Napoli, al termine della quale gli uomini di Maran sono stati rullati, è esploso un clamoroso caso collettivo di Coronavirus. La squadra è stata isolata in un apposito cluster a Pegli, ma il danno era fatto.

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Risalendo alle ultime ore prima della partenza di Napoli, si è scoperto che probabilmente qualcosa nel sistema di controllo rossoblu non ha funzionato. Per usare un eufemismo, visto che la settimana successiva le defezioni erano talmente tante che il Genoa non ha giocato contro il Torino e, contestualmente, i presidenti di Serie A si sono dovuti riunire d’urgenza per rivedere un protocollo evidentemente fallace.

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Ecco perché, contrariamente ad altre realtà, il Genoa quest’anno non può dormire sonni tranquilli. In una stagione così particolare a livello di tempistiche, continuità e serenità sono fattori fondamentali. Ai rossoblu mancano entrambe e, questa volta, a raddrizzare la situazione potrebbero non bastare il mercato di gennaio o l’arrivo di un altro allenatore. Per una piazza storica come quella genoana, quindi, l’agonia è destinata a continuare.

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