Rino Gattuso non è più l’allenatore del Valencia, le parti si sono separate oggi pomeriggio in maniera consensuale ma il tecnico italiano ormai è di nuovo disoccupato.
Solo sei mesi è durata l’avventura di Rino Gattuso al Valencia, dopo un inizio promettente la situazione nelle ultime settimane si è fatta via via sempre più pesante fino alla contestazione dei tifosi dopo l’eliminazione in Coppa del Re. Ieri un’altra sconfitta sul campo del non irresistibile Valladolid e la sensazione di essere arrivato al capolinea: il Valencia è in zona retrocessione e Gattuso di fatto si è dimesso, prima ancora di essere esonerato.
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Andare ad allenare il Valencia in questi ultimi anni di gestione Peter Lim è sempre stato problematico. Pochissimi allenatori sono riusciti ad andare avanti nel loro progetto o addirittura a concluderlo: ce l’aveva fatta Marcelino nel 2019 vincendo la Coppa del Re, poi Bordalàs arrivato dal Getafe, per lui una finale sempre in questa competizione. Tuttavia il Valencia è un club complicato, con una gestione societaria un po’ troppo dipendente da Jorge Mendes, principe degli agenti e amico personale di Lim, per anni ritenuto il vero direttore sportivo della squadra, con tutti i suoi protetti parcheggiati ai “Che”.
Lo stesso Gattuso è della scuderia di Mendes, ed era reduce da un anno esatto di inattività dopo il quinto posto con il Napoli in Serie A, quando la qualificazione in Champions League sembrava a un passo. Di Rino poi era venuta fuori la notizia del mancato accordo con la Fiorentina sempre per quella sua vicinanza ritenuta eccessiva a Mendes, non gradita dalla dirigenza viola.
💬 Gattuso: “Tenemos que seguir trabajando para que pase este mal momento”
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— Valencia CF (@valenciacf) January 29, 2023
Arrivato l’estate scorsa al posto di Bordalàs, con una rosa indebolita dal miglior giocatore della squadra Carlos Soler ceduto al Paris Saint-Germain, Gattuso ha cercato di fare di necessità virtù, puntando su alcuni giovani interessanti: il portiere Mamardashvili su tutti, futuro uomo-mercato, ma anche i vari Musah, Guillamòn, il portoghese Almeida a centrocampo o lo svizzero Comert dietro.
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Non era arrivato con l’idea di proporre chissà quale gioco spumeggiante, ma in generale la rosa del Valencia è sempre parsa di livello medio basso. E non è servito nemmeno l’arrivo in prestito di Kluivert jr o di Cavani a parametro zero per risollevarla. Anche perché ad esempio l’uruguaiano è stato più in infermeria che in campo in questo scorcio di stagione; e nonostante questo ha segnato 7 gol.
Il Valencia nella Liga ha vinto una volta sola nelle ultime sei partite, ha un attacco che fa una fatica bestiale (basti pensare che uno degli inamovibili è l’ex del Milan, Samu Castillejo) e se Mamardashvili non fa i miracoli è difficile rimontare.
Le ultime quattro gare, poi, sono state veramente un pianto: sconfitta in casa col Cadice, pareggio 2-2 in casa con l’Almeria (con tanto di rigore sbagliato dagli ospiti) e infine 1-0 a Valladolid, tutte squadre della zona bassa della classifica che hanno risucchiato il Valencia a un passo dal quart’ultimo posto. Più l’1-3 sempre in casa in Coppa del Re contro l’Athletic Bilbao con conseguente contestazione degli spettatori del Mestalla nei confronti della società e dell’allenatore.
Ora la decisione di rompere mutuamente il contratto anche perché forse è parso chiaro a Gattuso che il Valencia non opererà sul mercato di gennaio a caccia di rinforzi, come invece servirebbe. Rimane una delle sue ultime immagini la semifinale di Supercoppa di Spagna a Riyad quando ammise che il rapporto con Ancelotti si era raffreddato moltissimo dopo che Rino aveva preso il suo posto a Napoli. Colpa di dichiarazioni poco carine sullo stato fisico della squadra quando l’aveva trovata. A Riyad, stretta di mano gelida e poi vittoria del Real Madrid ai rigori.