Il Napoli vola a Granada in emergenza totale, con gli infortuni che stanno seriamente depotenziando una squadra con dei valori. Ma Gattuso, reduce dall’esperienza al Milan, non è nuovo a queste situazioni
Gennaro Gattuso è uno degli allenatori più discussi del momento. La vittoria in campionato contro la Juventus ha un po’ allontanato le nubi sopra la sua testa, ma il suo status rimane quello da osservato speciale. Da De Laurentiis, ovviamente, che avrebbe già deciso di avvicendarlo a fine stagione – a meno di cataclismi, che porterebbero a un cambio immediato – ma anche dagli stessi tifosi del Napoli, ostinatamente divisi sulla parte dalla quale schierarsi.
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Va detto che, dal canto suo, Gattuso non ha mai nascosto le proprie responsabilità ove ce ne fosse il bisogno. Il senso di autocritica, abbinato a una buona dose di realismo e umiltà, lo ha portato a essere un allenatore apprezzato soprattutto umanamente. E dire che, a oggi, non ha avuto un inizio di carriera facilissimo, passando da varie situazioni economiche instabili (Pisa, ma anche l’avventura greca) a squadre con grandi ambizioni, Milan in primis.
Quelle similitudini tra Milan e Napoli
La situazione che Gennaro Gattuso sta vivendo oggi sembra proprio quella del suo Milan, quando al termine di una stagione travagliata non riuscì a festeggiare per un solo punto la qualificazione alla Champions League. Che, intendiamoci, sarebbe stata un’impresa per come si erano messe le cose.
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Lo stesso si può dire quest’anno, dato che le condizioni sempre da “lavori in corso” del suo Napoli: lui non si è (quasi) mai lamentato, ma è evidente che in una stagione così particolare serva anche una buona dose di fortuna.
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Di certo Gattuso non è particolarmente amato dalla Dea Bendata, vista la mole di infortuni che sta affrontando da inizio stagione. Vuoi i problemi fisici, vuoi – anche se qui la situazione è abbastanza simile a quella degli altri – il fattore Covid-19, fatto sta che a oggi il Napoli non ha quasi mai avuto la possibilità di schierare un vero e proprio undici tipo.
Lo stesso successe a Milano, quando Ringhio perse uno dopo l’altro i suoi leader, caduti in sequenza come mosche e sacrificati all’altare degli infortuni. Corsi e ricorsi storici che potrebbero ripetersi, tra un’accusa di scarso gioco e ineleganti strumentalizzazioni dell’opinione pubblica su vicende extracampo che lo Gattuso ha dovuto più volte stigmatizzare.
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Gattuso, tra sfortuna e sospetti
“Il mio è un ruolo pieno di responsabilità, stiamo valutando se siamo stati noi a sbagliare qualcosa” disse Gattuso durante la sua stagione al Milan, rispondendo a una domanda di un giornalista. Quel Milan, infatti, aveva inanellato stop a profusione, tra sfortuna e casistiche estreme. Come, per esempio, i problemi ai tendini che investirono rispettivamente il capitano Romagnoli, Caldara ma anche Musacchio.
Poi Kessié, lontano parente di quello che stiamo vedendo oggi, e Bakayoko rappresentarono le altre defezioni più gravi; quest’ultimo in particolare, pallino di Gattuso che infatti lo ha rivoluto con se, era arrivato a prendersi le chiavi del centrocampo rossonero, salvo poi uscire di scena improvvisamente. Lo stesso valse per Bonaventura, la cui stagione praticamente finì a metà, e Higuain, arrivato pieno di problemi dalla Juventus.
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Anche quest’anno, però, la sorte con Gattuso ha deciso di non scherzare. L’esempio dell’attacco del Napoli, nel quale in casi estremi da punta centrale sono stati adattati Lozano e, spesso a partita in corso Insigne, è lampante. Per lunghi tratti i partenopei hanno giocato con un solo centravanti disponibile (Petagna) e ora che è fuori anche lui bisogna sperare in Osimhen, uno degli esborsi maggiori di sempre della storia del Napoli.
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Mertens non è quasi mai stato disponibile, così come da un po’ di tempo mancano Koulibaly e, recentemente, è uscito anche Manolas. I due centrali titolari, la cui assenza è pesante, fanno da contraltare al recupero dopo settimane di stop di Fabian Ruiz, altra pedina fondamentale per questa squadra.
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Malasorte, certo, ma lo staff del Napoli comincia a domandarsi se non sia anche il momento di cominciare a indagare più a fondo, mentre Gattuso a Granada, per la trasferta di Europa League, andrà con una rosa composta da molti ragazzini e priva di nove assenti. Impresa difficile, ma Ringhio nelle difficoltà si esalta. Proprio come nella stagione al Milan, sperando che quel quinto posto – tra qualche mese – possa però essere migliorato.
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