Gennaro Gattuso ha un piede fuori dal Napoli, sfiduciato da De Laurentiis e da una grossa parte di tifo. Eppure, cambiarlo adesso, non può essere una soluzione
Le campagne mediatiche del nuovo secolo sono spesso state portate avanti utilizzando i cosiddetti nuovi media. I social network hanno una eco di risonanza immediata, forte e ben riconoscibile. Proprio per questo motivo, forse troppo spesso, amplificano il reale malcontento della gente. Nelle ultime ore, a fare le spese dell’impazienza e della poca lucidità dei tifosi è stato Gennaro Gattuso, “invitato” tramite un hashtag su Twitter a lasciare il Napoli.
Il #GattusoOut è stato un urlo molto potente, capace di scalare le classifiche dei trend più twittati, e riporta a galla una situazione molto delicata che lo stesso tecnico, dopo la vittoria di campionato contro il Parma, aveva già provveduto a sottolineare. Tra lui e la proprietà è rottura totale, come ammesso candidamente da Gattuso a chiare lettere e, anche se molto meno platealmente, dal presidente De Laurentiis.
Concretezza al comando
In mezzo c’è stata anche la partita di Coppa Italia giocata in casa contro l’Atalanta, dove il Napoli per lunghi tratti ha subito il possesso e il palleggio della Dea, con Gattuso che sapientemente si è coperto giocando praticamente sull’avversario l’intero match. Detto questo, va anche sottolineato come la maggiore iniziativa dell’Atalanta non abbia prodotto grandi occasioni da gol, tanto è vero che gli azzurri, a conti fatti, hanno rischiato davvero poco.
Il 3-4-3 schierato dal primo minuto sottolinea come il Napoli fosse in difficoltà, figlie principalmente delle assenze e del momento che tutta la squadra sta passando. Perdere non è contemplato, quindi meglio coprirsi con tre centrali e due laterali con spiccate doti difensive piuttosto che rischiare di prendere gol. In tal modo, il Napoli si giocherà la qualificazione a Bergamo: passare sarà complicato, ma non impossibile.
Gattuso sta ottimizzando le risorse
D’altronde, nonostante gli hashtag che denotano la poca inclinazione a inquadrare i momenti, Gattuso in questo preciso momento storico non può inventarsi chissà che. Contro l’Atalanta il centravanti lo ha fatto Lozano, in modo tale che Petagna potesse stare a riposo e rientrare per la partita contro il Genoa, vista l’indisponibilità di Mertens e il momento delicato che sta passando Osimhen.
A centrocampo da tempo manca Fabian Ruiz, alle prese con il Coronavirus, e quindi anche lì le scelte sono obbligate, tra il rilancio estemporaneo di Demme e il blocco della cessione di Lobotka. Non è una situazione facile, quella che Gattuso sta affrontando, all’interno di un’annata sfortunata umanamente sia per lui – per via della malattia all’occhio – che per il mondo intero. Per quanto concerne il campo, però, gli uomini sono questi: un altro allenatore potrebbe ottimizzarli meglio?
Perché cambiare (adesso) non ha senso
La risposta è probabilmente no. Infatti, nonostante De Laurentiis post Verona abbia sondato la disponibilità di Sarri e Benitez, Gattuso finirà la stagione sulla panchina del Napoli per poi salutare, a braccetto con il direttore sportivo Cristiano Giuntoli. D’altronde, l’esonero non avrebbe senso per tanti motivi. In primis perché Rino è in corsa per tutti gli obiettivi stagionali, dalla corsa al quarto posto alla conquista di almeno un trofeo tra Europa League e Coppa Italia.
In secondo luogo perché, in un’annata così particolare, si gioca ogni tre giorni ed è quindi complicato cambiare in corsa, come dimostrato peraltro da tutti gli altri club che hanno deciso di cacciare i rispettivi allenatori a percorso inoltrato. Ultima, ma non per importanza, va considerata la qualità delle alternative. Per quanto possa essere stimato (da qualcuno, mentre da altri proprio no) Sarri non è (più?) spendibile in una piazza dove in passato si è costruito un personaggio polarizzante e divisivo.
Viceversa, Benitez è ben visto ma da diverse stagioni pare in parabola discendente. Aspettando l’estate, invece, De Laurentiis avrebbe la possibilità di liberare il monte ingaggi dello stipendio di Gattuso – che va in scadenza a giugno e non rinnoverà – per puntare su un altro profilo, avendo più scelta e ponderando meglio il nome sul quale rilanciare le ambizioni del Napoli. Per questo motivo, a meno di episodi imponderabili – in meglio, tipo Gattuso che vince qualcosa, o in peggio, leggasi disfatta nelle prossime settimane – la rivoluzione azzurra verrà rimandata all’estate prossima.
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