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Alejandro Garnacho è cresciuto indossando la maglia del Manchester United, giocando al fianco di Cristiano Ronaldo e osservando Lionel Messi da vicino

Quando lo scorso novembre al Goodison Park di Liverpool la parabola disegnata dal cross di Dalot dalla destra viene rovesciata alla perfezione all’altezza del dischetto per insaccarsi alle spalle del portiere avversario, tutta la Premier League ha trattenuto il respiro in un momento di catarsi generale. Il gol appena segnato dal ragazzo argentino con il numero diciassette ricordava allo stesso tempo la prodezza di Rooney contro il Manchester City e quella di Cristiano Ronaldo contro la Juventus in Champions League, ormai diverse stagioni fa. Un capolavoro di stile, arroganza e tecnica, mixati in un gesto tecnico già inserito tra i gol storici del campionato inglese. Alejandro Garnacho lo scorso novembre aveva compiuto diciannove anni da qualche mese, ma stava già per prendere la strada che conduce alla leadership tecnica ed emotiva di una grandissima squadra come il Manchester United. 

Ma facciamo qualche passo indietro e – grazie ad uno speciale del The Athletic – riassumiamo perché il talento ex Atletico Madrid sta crescendo a Manchester come erede naturale di Cristiano Ronaldo, nonostante il passaporto argentino lo leghi al numero dieci dell’Inter Miami. Nello speciale si parla di Garnacho come di un intrattenitore nato, di uno showman capace di amplificare le proprie prestazioni quando è circondato da una folla rumorosa. Pensiamo ad esempio alla doppietta segnata nella primavera del 2022 nella finale di FA Cup giovanile, quando davanti a 67 mila persone riportò il trofeo sulla sponda rossa di Manchester dopo undici anni. O ancora la recentissima foto con Højlund e Kobbie Mainoo, sui cartelloni pubblicitari dell’Old Trafford dopo il gol segnato proprio dall’argentino. La sua vena creativa si elettrizza quando il pubblico va in visibilio, sembra esserne in simbiosi perenne, similmente al primo Cristiano Ronaldo. Se torniamo indietro nel tempo e proviamo a ricordare il rapporto che esisteva tra il Cristiano Ronaldo giunto da Lisbona e il pubblico di Old Trafford e del resto della Premier League, possiamo definirlo come dicotomico. Quando le prestazioni erano degne del suo status di promessa luminescente di una squadra abituata a vincere, il pubblico era dalla sua parte; ma spesso capitava anche che la spocchia del talento giovanile di CR7 fosse di troppo nel corso delle partite e che la cosa degenerasse quasi sempre a favore del calciatore. 

Con Garnacho la simbiosi è differente: Ronaldo montava l’entusiasmo, l’odio, l’eccitazione grazie alla sua sola presenza in campo; era in grado di rendersi l’oggetto più attenzionato in uno stadio di 80 mila persone in bene o in male. Garnacho ha un rapporto più positivo con il pubblico: la sua simbiosi dà ossigeno alle prestazioni, lo rende a tutti gli effetti il direttore di uno show personale e di squadra che si bea della folla in delirio per le sue giocate. E questo – si badi bene – non significa che l’argentino giochi solamente per l’estetica, o che le sue giocate risultino finalizzate a telecamere o a video sui social network; la precisione scientifica con la quale le sue prestazioni risultano utili alla squadra è disarmante per i suoi pochi detrattori, rendendolo una macchina da intrattenimento vincente nella scia di Cristiano Ronaldo di Madrid. 

Ora, i paragoni non stanno in piedi se analizziamo i numeri dei due (anche se le sue statistiche sono simili a quelle del primo Ronaldo), ma ciò che si intende raccontare è come Garnacho emani le stesse vibes del suo idolo agli inizi della carriera, mixandole all’ossessione per il miglioramento propria del Ronaldo della maturità. Non è raro – racconta il The Athletic – vedere Garnacho studiare gli avversari con il papà grazie ai video procurati dal Manchester United, o – se si assiste alle sessioni di allenamento guidate da Ten Hag – è possibile vedere il ragazzo argentino allenarsi costantemente su situazioni di gioco proprie del suo ruolo: cross, dribbling, tiri da diverse distanze, gioco di relazione con i compagni.

Una tale ossessione per il miglioramento personale si è sposata con i fasti del Manchester United al momento della firma, e ne ha permesso l’ascesa rapida in prima squadra nel bel mezzo di un periodo di transizione del club. 

Garnacho dovrà essere leader 

Abbiamo già raccontato di Kobbie Mainoo e di Rasmus Højlund come di due speranze per lo United presente e futuro. Entrambi però, sono sottoposti alla leadership e alla crescita esponenziale che Garnacho affronterà da qui in avanti: senza quell’elettricità scatenata dal suo talento, il Manchester United vivrebbe a corrente alternata, senza riuscire a trovare la strada verso un futuro migliore. 

E per questo che il gol contro l’Everton è così fondamentale: quella rovesciata comunica tutta l’essenza di Garnacho, comprensiva dell’esultanza alla Cristiano Ronaldo. L’argentino – seppur compagno di nazionale di Lionel Messi e proveniente dal settore giovanile dell’Atletico Madrid – idolatra il portoghese, con cui ha anche giocato nella stagione di debutto in prima squadra e del quale il pubblico di Old Trafford ha rielaborato il coro “Viva Ronaldo” trasformandolo in “Viva Garnacho” . Un’essenza – dicevamo – da leader tecnico ed emotivo della propria squadra, quello che il Portogallo sta ad esempio cercando in vista del ritiro del suo capitano. 

Se lo United sarà in grado di offrire a Garnacho un ambiente sano dove far fiorire il proprio talento, ad Old Trafford si godranno per tanto tempo un talento che ha tutta l’intenzione di diventare generazionale. 

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