Abbiamo parlato del colpo di mercato del Benevento con Fernando Batista, l’allenatore della nazionale argentina under 23 con cui ‘El Tanque‘ si era messo in mostra ai mondiali Under 20 in Polonia.
Adolfo Gaich, dopo German Denis e Santiago Silva, un nuovo ‘Tanque’ in Serie A: “É il soprannome che in Argentina diamo a quegli attaccanti di grande potenza e impatto fisico”. A presentarci il nuovo centravanti di sfondamento del Benevento è il suo ct nella nazionale giovanile argentina, quel Fernando Batista della cui albiceleste El Tanque aveva fatto la fortuna ai mondiali under 20 in Polonia del 2019, segnando 3 reti prima dell’eliminazione arrivata agli ottavi di finale contro il Mali ai calci di rigore: “L’accostamento con Denis ci sta tutto. Adolfo lo ricorda molto, specie per quei movimenti, molto simili, che fa in area di rigore. Ma Gaich non è solo fisico: è un giocatore che ha sia la profondità, sia la capacità di venire incontro. Può diventare un grande goleador, ma è anche uno che lavora tanto per la squadra”.
Adolfo Gaich, il Tanque con la Serie A nel destino
‘Solo’ un nuovo Denis dunque, o anche un nuovo Lewandowski? Sono parole sue…
“Si. Una volta lo avevo paragonato a Lewandowski e questo aveva suscitato grande clamore. Il giochino dei paragoni è sempre particolarmente antipatico, specie quando parliamo di un fuoriclasse assoluto a livello internazionale come il polacco. Ovviamente, io mi riferivo esclusivamente alle sue caratteristiche…”.
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Venendo al dunque: che acquisto ha fatto il Benevento, signor Batista?
“Ha fatto una grande scommessa, che con l’incastrarsi di una serie di fattori potrebbe rivelarsi vincente. Quali? Beh innanzitutto parliamo di un calciatore ancora giovanissimo (21 anni, ndr) e con grandissimi margini di miglioramento. É un ragazzo che ha bisogno di sentire la fiducia e che se si adatta rapidamente ed entra in sintonia con l’allenatore può fare grandi cose per il Benevento”.
Batista: “Inzaghi decisivo per Gaich”
A proposito dell’allenatore, non male per un attaccante poter studiare da Pippo Inzaghi…
“Questa è la cosa più importante. Quando si ha la fortuna di lavorare non solo con un allenatore di grande spessore, ma anche con uno che da calciatore è stato tra i più forti al mondo nel tuo ruolo, per un giovane si tratta di un’occasione immensa. Dovrà essere bravo rubargli il mestiere, ascoltare i suoi consigli e metterli in pratica. E sono sicuro che lo farà, perché Gaich è un ragazzo molto attento, focalizzato sul lavoro e con tanta voglia di migliorarsi ogni giorno”.
Il Benevento è davvero attrezzato per la salvezza?
Infatti è così che ce lo descrivono, un sudamericano atipico…
“Adolfo è un ragazzo d’oro. Il Benevento compra un ottimo attaccante, ma soprattutto prende una persona eccellente. Gaich è uno che si integra velocemente nello spogliatoio, un tranquillo, e soprattutto un grande lavoratore. Ha lasciato l’Argentina che già parlava bene l’inglese. Ora gli toccherà darsi da fare con l’italiano. Non dico che sia facile, ma è una cosa che col passare del tempo riuscirà a fare tranquillamente. Voglio dire… rispetto al russo”.
Russia dove ha trovato poco spazio, e in realtà ne aveva avuto poco anche al San Lorenzo. Il paradosso di Gaich è che mezza Europa lo voleva, ma finora ha giocato con continuità solo a livello giovanile…
“Ci vuole pazienza. Non dimentichiamo che parliamo di un ragazzo molto giovane. Al San Lorenzo aveva poco spazio perché c’erano altri attaccanti validi e più esperti e poi spesso era fuori con la nazionale. Qui con noi ha comunque avuto la fortuna di crescere molto, mentre in Russia semplicemente non si è ambientato”
Come mai?
“Guardate che non è facile: un nuovo continente, una nuova cultura, tutto diverso. Ci sono ragazzi che si adattano subito e altri che ci mettono un po’ più di tempo, ma sono sicuro che l’ambientamento a Benevento per lui sarà più facile di quanto non lo sia stato a Mosca”.
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Il ricordo di Maradona
Come lei sa mister, a pochi chilometri da Benevento c’è Napoli, la città di Maradona. Lei ha avuto la fortuna di conoscerlo…
“Si, ho avuto questo onore. Mio fratello era suo compagno di squadra in nazionale e Maradona era un amico di famiglia. Conoscevamo anche i suoi genitori, le nostre famiglie erano amiche. Diego ha rappresentato tutto per la mia generazione. Se da piccoli volevamo giocare al calcio è grazie a lui. La tristezza per la sua scomparsa non ci ha ancora abbandonati, ma credo che il modo migliore per ricordarlo sia attraverso le sue imprese e in tal senso l’eco di ciò che ha fatto a Napoli, la sua seconda casa, rimbalza a tutt’oggi sino a Buenos Aires, a un oceano di distanza”.
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Il futuro di Almendra, Urzi e Alvarez
A proposito di Napoli, cogliamo l’occasione per una domanda che molti tifosi le avrebbero posto nell’estate del mondiale under 20. Perché non faceva giocare Almendra?
“Ma io con Augustín non ho nessun problema, a differenza di quanto ha raccontato qualcuno. Si tratta di un altro giocatore con enormi prospettive, ma avevo anche altri calciatori importanti a disposizione e in quel momento ho preferito far giocare qualche suo compagno. Sono cose di calcio, quando sei in nazionale devi considerare che c’è una grande concorrenza. Nulla di strano. Poi c’è da capire anche un’altra cosa: bisogna pensare alla testa di questi ragazzi. Certi rumors di mercato così prestigiosi a volte fanno dei danni a dei calciatori così giovani. Possono distrarli e fargli perdere un po’ di contatto con la realtà. Tuttavia, non ho dubbi che facendo il suo percorso Almendra possa “riprendersi” e alla fine approdare comunque in un grande club del calcio europeo”.
Destino che accomuna inevitabilmente due ragazzi molto forti di quella sua nazionale. Agustín Urzi (Banfield) e Julian Alvarez (River Plate)…
“Si. Sono due ragazzi che possono fare il salto da un momento all’altro. Alvarez ha una cosa che gli permetterebbe di poter giocare in qualsiasi club, in qualunque paese: una straordinaria abilità tecnica, a cui tra l’altro unisce ottime qualità nel tiro e nel dribbling. Anche Urzi è un ragazzo con grande qualità e un importante spinta nelle gambe. Sicuramente parliamo di due dei maggiori talenti del calcio argentino che, presto o tardi, conoscerete anche in Europa”.
Andrea Falco