Il 21 ottobre 1933 nasceva Francisco Gento, velocissima ala del Real Madrid degli anni Cinquanta e Sessanta, unico calciatore della storia ad aver vinto sei Coppe dei Campioni. Ecco la sua storia.
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Pochi ci fanno caso, ma il vero simbolo del Real Madrid della suo primo periodo d’oro è stato in realtà Francisco Gento. Ci si concentra sempre sui fuoriclasse di quella squadra straordinaria, sui Galacticos come Alfredo Di Stefano, Hector Rial, Raymond Kopa e Ferenc Puskas, ma l’unico giocatore ad aver attraversato tutta l’epoca del Grande Real fu Gento, l’ala sinistra che avrebbe potuto essere un eccellente centometrista e invece scelse di essere un campione di calcio.
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6 Coppe dei Campioni, 12 volte la Liga, 2 Coppe del Re, una Coppa Intercontinentale e un Europeo con la Spagna: Buon 85esimo compleanno #Gento#leyendahttps://t.co/KKrvoEG9r6 pic.twitter.com/GlBp0qnbsY
— Juri Gobbini (@JuriGobbini) October 21, 2018
Gli esordi di Francisco Gento
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È il 1953, quando Gento arriva al Real Madrid: i Blancos non sono nemmeno lontanamente ciò che conosciamo oggi, ma anzi una squadra che non vince un titolo da cinque anni (e il campionato da dieci) e non è certamente considerata tra le più forti di Spagna. Ma il presidente Santiago Bernabeu la sta trasformando in una società ricca e potente, grazie ai suoi rapporti col regime franchista, e in estate ha concluso due importanti acquisti: il primo è l’asso argentino Alfredo Di Stefano, il secondo è appunto la promessa Francisco Gento.
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Si tratta di un ragazzo neanche ventenne, cresciuto in una fattoria nella fredda e piovosa Cantabria. Sognava di fare il torero, ma se fose nato altrove probabilmente sarebbe stato notato da qualche società di atletica e messo su una pista: da ragazzino, correva i 100 metri in 11 secondi e mezzo, in un’epoca in cui il record nazionale era di 10”03. Invece, Gento giocava a pallone e in pochi anni arrivò al professionismo, esordendo appena maggiorenne nella squadra locale, il Racing Santander.
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Gli bastò una stagione per far vedere a tutti che era un giocatore fuori categoria: all’ala sinistra, nessun terzino era in grado di prenderlo. Non era particolamente tecnico, ma con quella velocità e quell’atletismo era come se giocasse a calcio vent’anni avanti nella storia. In un campionato che non brillava per solidità difensiva, un giocatore come lui poteva diventare determinante: se ne accorse Alvaro Bustamante, suo conterraneo e vice-presidente del Real Madrid, che subito lo consigliò a Bernabeu.
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L’inizio difficile al Real
La sua prima stagione nella capitale è una delle più incredibili della storia del calcio, ed estremamente significativa per comprendere il personaggio: Gento è spaesato, passato da un villaggio del Nord alla metropoli; è troppo veloce, e spesso si perde il pallone per strada; i tifosi lo fischiano, lui gioca sempre meno e non segna mai, la società medita di cederlo. Il Real vince il campionato, ma per Paco l’avventura sembra già al capolinea. Se non fosse per Di Stefano.
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L’argentino, noto come la Saeta Rubia, è uno dei pochi che riesce a correre veloce quasi quanto Gento, e ha intuito le potenzialità del ragazzo come suo partner offensivo; così suggerì a Bernabeu di portare a Madrid Hector Rial del Nacional Montevideo, una mezzala sinistra dotata di grande senso tattico, che avrebbe potuto aiutare Gento a migliorarsi tecnicamente e a gestire meglio i tempi di gioco. Fu in quel momento che nacque sul serio in Grande Real.
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I successi internazionali
Con l’apporto di Rial, Gento si trasforma così nella più forte ala sinistra al mondo e, mentre diviene un idolo dei tifosi del vecchio stadio Chamartìn, diventa anche sempre più fiducioso e ben voluto nello spogliatoio. La seconda metà della decade è quella che porta il Real Madrid a vincere cinque Coppe dei Campioni consecutive e consacrarsi come la squadra più forte del mondo; Gento ne è uno dei giocatori determinanti, e il fatto di essere il fuoriclasse spagnolo in mezzo a tante stelle straniere ne fa un simbolo della tifoseria.
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Le sue imprese in campo gli valgono diversi soprannomi: il gentometrista, la Freccia di Santander, e la Galena del Cantabrico, in riferimento al fortissimo vento che soffia nella sua terra d’origine. Ciò che lo rende un simbolo del Real, più ancora che Di Stefano, Kopa e Puskas, è che al tramonto di quella generazione Gento rimarrà in squadra e sarà ancora tra i protagonisti degli otto campionati vinti negli anni Sessanta e della sesta Coppa dei Campioni conquistata, da capitano, nel 1966.
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Le sue straordinarie doti atletiche hanno favorito enormemente la sua longevità, così che da vecchio aveva comunque una buona velocità, e gli insegnamenti di Rial lo avevano fatto maturare tecnicamente al punto che poteva ancora essere dominante contro la maggior parte degli avversari. Giocò al Real Madrid fino al ritiro, avvenuto nel 1971 a 37 anni, stabilendo un record personale di 602 partite e 182 reti in maglia bianca: sarà il miglior marcatore della storia del Real fino all’ottobre 2017, quando verrà raggiunto (e poi superato) da Karim Benzema.