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Poco incisivo, contestato dal tifo e non più intoccabile per Klopp: Roberto Firmino è in crisi, ma la sua storia parla di un uomo che ha sempre saputo rinascere

Un gol per ripartire e guardare al futuro con moderato ottimismo. Roberto Firmino ha deciso la partita contro il Venezuela, regalando al Brasile un 1-0 tanto striminzito quanto prezioso. Con un gol dei suoi, sotto porta e di rapina, il centravanti del Liverpool è riuscito così a scrollarsi di dosso un po’ di polvere, sfruttando l’aria di casa. L’unica, in stagione, a permettergli di respirare un po’.

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Già durante la prima sosta per le nazionale, infatti, Firmino aveva segnato una doppietta contro l’Ecuador. Il tutto, mentre in Inghilterra le cose sembrano non funzionare più come prima: Firmino, infatti, da perno del magico tridente campione d’Europa sta diventando un caso. Non segna (quasi) più – un solo gol in campionato – ma, soprattutto, non fa segnare i compagni. Un’involuzione che sta facendo interrogare club e società, dietro la quale parrebbero esserci molteplici motivi.

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I tifosi del Liverpool scaricano Firmino?

Durante una delle ultime partite giocate dal Liverpool, i profili social del club sono stati invasi da una serie di commenti molto negativi riguardo le prestazioni di Firmino. I fans dei Reds imputano al brasiliano una scarsa forma fisica ma soprattutto mentale, quasi come se il numero 9 della nazionale brasiliana fosse piombato in una crisi improvvisa, dalla quale ora fa fatica a uscirne.

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Difficile ipotizzarne le cause, visto anche il suo atteggiamento perenne da antidivo, ma in campo Firmino è lontano parente di quella pedina irrinunciabile per Jurgen Klopp. Che, infatti, nelle ultime settimane ha aumentato il minutaggio di Diogo Jota, lui sì in forma smagliante, facendo giocare molto spesso l’ex Wolverhampton e spostando al centro dell’attacco uno tra Mané e Salah.

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Questa crisi tecnica, che tutti si augurano possa non essere irreversibile, è testimoniata anche da alcune statistiche: oltre ad aver sensibilmente diminuito il dato dei tiri verso la porta avversaria, Firmino ha una delle peggiori conversioni in gol dell’intera Premier League. Basti pensare che, per esempio, la scorsa stagione l’ha chiusa con 92 tiri totali dei quali solo 34 in porta, con una media realizzativa di 0.24 gol a partita.

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Sacrifici e rivincite

In qualche maniera, però, Firmino dovrà uscirne. Se Tite ha abilmente, e a più riprese, dribblato l’argomento, Klopp si è stretto attorno al suo giocatore facendo intendere di tenerlo sempre in considerazione. Dalla sua, il ragazzo ha una storia che ne tratteggia umiltà e forza di volontà, caratteristiche fondamentali per rimanere a certi livelli. Il mensile inglese FourFourTwo gli ha dedicato un approfondimento, nel quale ha ripercorso le tante e burrascose tappe della carriera del brasiliano.

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Una carriera cominciata quando, nel 2007, Firmino ha lasciato la terribile Maceio per andare alla Figueirense, grazie a un amico dentista che lavorava nello staff di un piccolo club di seconda divisione. L’obiettivo era guadagnare qualche soldo per aiutare la famiglia, ma nessuno poteva immaginare che, di lì a poco, la sua vita sarebbe cambiata. Le sue prestazioni vengono notate dal famoso portiere giramondo Lutz Pfannestiel.

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“L’ho visto giocare spesso da vivo – ha detto il tedesco a FFT – all’apparenza sembra timido, ma in realtà è un leone. Giocava in provincia, su campi complicati e contro avversari molto più simili agli argentini che non ai brasiliani”. Segnalato ad Erasmo Damiani, Firmino finisce nel taccuino di diversi club europei, ma la strada per sbarcare nel Vecchio Continente sarà ancora lunga e tortuosa.

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Le occasioni mancate e l’Hoffenheim

Arsenal e PSV contattano Damiani ma non si decidono ad affondare il colpo. Così l’agente gli procura un provino con il Marsiglia: Firmino acquista un biglietto di andata e ritorno per Parigi, ma in Costa Azzurra non ci arriverà mai. Infatti, a Madrid finisce nella morsa dell’ufficio immigrazione che gli contesta la validità di alcuni documenti. Ergo, viene rimesso su un aereo e rimandato in Brasile.

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“Era affranto – racconta Damiani – gli chiedevano documenti che non aveva, lo hanno fermato e lui in lacrime al telefono cercava di contattare i genitori”. Il Marsiglia continua a tenerlo d’occhio, il suo agente gli procura un altro provino che sembra finalmente andare bene. E invece no, perché il Marsiglia firma un preaccordo e poi lo scarica: Firmino, che nel frattempo ha ricevuto un ban di 10 anni dalla Spagna, chiede i danni ma perde.

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Poi, finalmente, arriva l’Hoffenheim, al quale Firmino venne offerto: “Ci mandarono dei video parlandone molto bene – ha detto Ernst Tanner, ai tempi ds del club tedesco – eravamo scettici perché gli ultimi affari dal Brasile non erano andati bene”. E invece questa volta, anche se con varie peripezie (Tanner racconta di una volta in cui si è recato in Brasile per vederlo all’opera, senza essere sicuro che “abbia toccato la palla”), il matrimonio si celebra.

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“Cercavo un numero 10 che potesse lavorare in entrambe le direzioni”, spiega Tanner “Serviva qualcuno che possedesse le qualità di un trequartista, ma che fosse disposto a fare il lavoro difensivo. I brasiliani sono sempre brillanti con la palla ai piedi, ma raramente disposti a difendere. Firmino però era diverso”. Per Marcus Gisdol, ex allenatore dell’Hoffenheim, Firmino “dava sempre il 100%” ed era un “lavoratore straordinario”.

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 Il grande salto a Liverpool

A Hoffenheim, Firmino ha giocato per cinque stagioni mettendo insieme 49 gol in 153 apparizioni, ma ciò che impressiona maggiormente è il dato degli assist. Perché sì, il brasiliano è un finalizzatore ma anche un abile centravanti di manovra. Con i tedeschi ha perfezionato un totale di 29 ultimi passaggi, col Liverpool è già a 62 nello stesso lasso di tempo, ma anche con 69 reti segnate.

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Prezioso per il lavoro tattico che porta avanti, Firmino fa movimenti che esaltano le qualità degli esterni, ma soprattutto gioca da regista aggiunto, scalando e muovendosi in tutte le zone del campo per dare un riferimento, un appoggio o anche solo per smarcarsi. Ora queste sue peculiarità sembrano essersi annebbiate. A 29 anni è giunta l’ora di un serio restart, l’ennesimo della carriera di un calciatore comunque sottovalutato.

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