Filippo Falco, fantasista ex Lecce ha raggiunto Falcinelli alla Stella Rossa e attraverso Minuti di Recupero lancia la sua sfida: “La Serie A non ha creduto in me, il debutto in Europa il coronamento del mio percorso”
É una Stella Rossa molto “italiana” quella che il Milan si ritroverà di fronte domani a Belgrado per l’andata dei sedicesimi di Europa League. All’acquisito Dejan Stankovic in panchina e al purosangue Falcinelli si è aggiunto nel mercato di gennaio anche l’ex trequartista di Lecce, Benevento e Bologna (tra le altre) Filippo Falco. Per l’occasione, il talento di Pulsano ha rilasciato una lunga intervista esclusiva a Minutidirecupero.it.
Pippo, come nasce l’idea Stella Rossa?
“Nasce nei primi giorni del mercato di gennaio, quando il mio procuratore mi chiama e mi dice che la Stella Rossa voleva acquistarmi. Col passare dei giorni i contatti sono diventati più fitti, ed eccomi qui… ho dato il mio benestare e ho capito che forse era arrivato il momento di lasciare l’Italia e provare un’esperienza all’estero”.
Com’è stato l’impatto con Belgrado, città spesso vittima di tanti luoghi comuni?
“Vi giuro che è stato meraviglioso. Ho scoperto una città bellissima, molto turistica, e una società davvero super organizzata. La Stella Rossa è un grande club, che mi ha accolto a braccia aperte dalla dirigenza fino al gruppo, passando per il tecnico e lo staff. Stessa cosa, ha fatto la gente di Belgrado. Certo, con la lingua sarà un po’ difficile, per fortuna ci sono Falcinelli e il mister che parlano italiano, la loro presenza per me è fondamentale. Per il resto con l’inglese sto provando a migliorare, mentre non credo che imparerò facilmente il serbo (ride, ndr) per quello ci vorrà un po’ di tempo…”.
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A proposito, com’è lo Stankovic allenatore?
“Com’era da giocatore. Non devo presentarlo certamente io… ha carisma e personalità da vendere, è un duro, chiede grande impegno e ci fa stare sempre sul pezzo”.
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Filippo Falco: “La serie A non ha creduto abbastanza in me”
Nell’ultima partita hai avuto l’occasione di debuttare: un piccolo assaggio, ma adesso arriva il Milan…
“La partita di giovedì per me è un sogno che si realizza, un’emozione grandissima, e il fatto di giocarla contro un club italiano, tra l’altro di tale prestigio, rende il tutto ancor più speciale. Sarà una serata bellissima, che io vedo come il coronamento di un percorso. Da un piccolo paesino della Puglia (Pulsano, poco più di 11 mila abitanti, ndr) a calcare i campi dell’Europa League: non è roba da tutti. Questo percorso mi riempie di orgoglio. E poi, sarà anche una bella rivincita…”.
Perché una rivincita?
“Perché la Serie A non ha creduto abbastanza in me. Per arrivarci è stata durissima, ho fatto benissimo in B, ma prima del Lecce non ho mai avuto delle chance concrete nella massima serie. A Bologna finché c’è stato Delio Rossi, che posso solo ringraziare, avevo giocato 9 delle prime 10 partite, poi è arrivato Donadoni e onestamente non so perché, ma non mi vedeva proprio. Non so cosa gli abbia fatto, ma con grande umiltà posso dire che con me non si è comportato benissimo. Il Bologna mi ha mandato in giro in prestito senza darmi alcuna possibilità, così ho ricominciato da Benevento, dove ho vinto il campionato di B da protagonista.
Credevo a quel punto di essermi riconquistato nuovamente la Serie A, stavolta sul campo, e invece l’anno dopo non mi hanno confermato. Non so se la colpa sia stata del DS o dell’allenatore, ma per me è stata una mazzata. Un’enorme delusione, per alcune notti non ho dormito. Mi sono chiesto a lungo cosa avessi che non andava e quella domanda era diventata un’ossessione. Magari la colpa non fu di Baroni, ma per quello che gli avevo dato forse avrebbe dovuto spendersi di più per la mia riconferma.”
Poi è arrivato il Lecce, e Liverani, l’allenatore a cui probabilmente devi di più.
“Non è l’unico, ho imparato un po’ da tutti, ma certo, con lui mi sono completato e ho fatto il salto di qualità. Soprattutto, Liverani mi ha restituito la fiducia in me stesso, e i risultati si sono visti. A Lecce ho vinto il campionato di B per la seconda volta, e mi sono conquistato la categoria sul campo, di nuovo. Per arrivare in Serie A, ho dovuto vincere un’altra volta in B, altrimenti, probabilmente, ancora una volta non si sarebbero accorti di me…”.
Perché secondo te?
“Me lo sono chiesto per anni, senza mai riuscire a darmi dei motivi. Un po’ era colpa del sistema, poi probabilmente sbagliavo qualcosa anch’io, magari mi sono migliorato e completato solo nel tempo. Resta il fatto che sapete meglio di me come va in questo sport, che non è sempre troppo meritocratico. Le responsabilità sono da dividere sempre al 50%, anche se poi non è che sia un difensore, difficile da notare, le mie caratteristiche sono ben precise, le mie qualità teoricamente sono quel genere di qualità che spiccano… come facevano a non vedermi? Ma fa nulla, mi godo dove sono arrivato: sono partito da un piccolo paesino e domani gioco in Europa League, ho scelto la Stella Rossa soprattutto per questo”.
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Filippo Falco, l’Europa League e lo scudetto
A proposito, ma si può fare l’impresa contro questo Milan?
“Io credo che possiamo farcela. La rosa è una rosa di qualità. Siamo forti e ambiziosi, e oltre a tanti giocatori di talento qui abbiamo davvero un grande club alle spalle, e una squadra che non molla di un centimetro. Vogliamo stupire in Europa e affermarci in patria. Siamo più a 9 sulla seconda e quindi in campionato anche se ancora molto lunga la strada è in discesa, ma vogliamo vincere anche la Coppa nazionale, che qui il “double” manca da diversi anni”.
Domani giocherai? E se sì, chiederai la maglia a qualcuno dei tuoi avversari?
“Sono l’ultimo arrivato e ci sono delle gerarchie, ma spero che il mister possa concedermi il mio spazio. A scambiare la maglia con qualcuno non ci avevo ancora pensato, ma ora che mi ci fate pensare, se magari alla fine sarà di buon umore potrei provare a chiederla a Ibra…”
Filippo, chi vincerà lo scudetto?
“Vedo l’Inter grande favorita. Sta meglio fisicamente e ha una grande rosa, con la fortuna di star perdendo pochi giocatori a differenza delle altre. Juve e Milan possono giocarsela però fino alla fine, e secondo me se la sarebbe potuta giocare benissimo anche il Napoli, penalizzato solo dai troppi infortuni tra cui spiccano quelli di Mertens e Osimhen, ma la squadra resta di valore assoluto”.
Napoli e il Napoli tra l’altro ti evocano dolci ricordi…
“Si, mi ricordano la partita più bella della mia vita (Napoli-Lecce 2-3, ndr). Al San Paolo c’è un’aria diversa, non c’è paragone con nessun altro stadio d’Italia. Si respira calcio, si sente nell’aria la presenza di Maradona e il riecheggio delle sue gesta. Giocare quella gara e vincerla è stata l’esperienza più bella di tutte nella mia vita da calciatore: quel giorno speravo che quella partita potesse non finire mai”.
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di Andrea Falco