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Addio a Fabian O’Neill: scopriamo le cause della morte dell’ex Juventus e Cagliari, scomparso nel giorno di Natale dopo un breve ricovero. 

Il centrocampista uruguaiano aveva 49 anni, ma le sue condizioni erano preoccupanti da tanto tempo. Negli anni da calciatore divenne famoso per le sue esperienze in campo con Juventus e Cagliari, ma anche per lo stile di vita sregolato.

Fabian O’Neill: causa morte

L’ex fantasista sudamericano era ricoverato da qualche giorno, stando alla stampa uruguaiana, per un’emorragia interna causata dai problemi al fegato che lo stavano tormentando da anni. Secondo le prime fonti, ieri in mattinata O’Neill è arrivato in coma all’ospedale di Montevideo, ma non ha più ripreso conoscenza, morendo poi oggi, giorno di Natale, intorno a mezzogiorno.

Aveva solo 49 anni, Fabian O’Neill, e non era la prima volta che si trovava in queste gravi condizioni di salute. Nel 2020 era stato già ricoverato sempre a Montevideo per via di un “quadro epatico grave”, come conseguenza di una infezione causata dalla cirrosi epatica. E prima ancora, nel 2016, aveva dovuto subire un intervento d’urgenza.

L’alcolismo del resto è sempre stato il problema principale di O’Neill, che non ne ha mai fatto segreto. Anzi, la sua autobiografia, un vero e proprio viaggio all’inferno uscita nel 2013, si chiamava Hasta la ùltima gota, “Fino all’ultima goccia”. Non esiste al momento una versione italiana di questo libro.

Fabian O’Neill: la carriera

Gli appassionati italiani sono stati quelli che più di tutti hanno potuto ammirare i numeri dell’uruguaiano, soprannominato El Mago. Giocatore sublime tecnicamente, classico numero 10 un po’ pingue, dal tipico stile sudamericano, Fabian era esploso al Nacional Montevideo già molto giovane, prima di accasarsi al Cagliari nella stagione 1996-97.

Alto quasi 1.90, forte fisicamente oltre che tecnicamente, poteva essere utilizzato anche in appoggio all’unica punta, in alcune occasioni, anche se il meglio lo dava come fantasista nel 4-3-1-2. 

Con quel numero sulle spalle e quella nazionalità uruguaiana sembrava poter ripercorrere le stesse orme di un altro famoso Charrua in Sardegna: El Principe Enzo Francescoli, che aveva fatto impazzire i tifosi del Cagliari quando in panchina c’era ancora Claudio Ranieri, ormai 30 e passa anni fa.

Non una stagione fortunata per i sardi, quella, che si concluse con la retrocessione in B dopo lo spareggio con il Piacenza a Napoli perso ai calci di rigore. O’Neill tuttavia rimase anche nella serie cadetta, trascinando i suoi a un immediato ritorno in Serie A.

Nel 1998-99 la sua miglior stagione in Italia, con 6 gol segnati in 34 presenze e il contemporaneo ritorno in pianta stabile in nazionale. Alcune prestazioni furono letteralmente esaltanti, come la doppietta alla Roma il 10 gennaio del 1999, col Cagliari vincente 4-3 al Sant’Elia.

Nel 1999 lo comprò la Juventus per 18 miliardi di lire più il cartellino di Raffaele Ametrano, ma O’Neill decise di rimanere un altro anno in Sardegna, prima di trasferirsi a Torino, dove non si ambientò mai davvero.

Maglia numero 6, condivise il centrocampo assieme a uno come Zidane, ma non sfondò mai e fu ceduto in prestito al Perugia. In realtà aveva già imboccato la sua parabola discendente anche se l’allenatore degli umbri, Serse Cosmi, ammetterà: “Non ho mai visto uno con le sue capacità tecniche”. La stessa frase detta dallo stesso Zidane: “Non mi sono mai allenato con uno così bravo tecnicamente”.

Per Fabian era già iniziato, purtroppo, il viale del tramonto. Quando tornerà al Cagliari ormai sarà un fantasma e non giocherà mai, all’inizio della stagione 2002-03. Da lì prenderà un volo solo andata per Montevideo e per il Nacional, dove vincerà l’ultimo campionato. Il club sardo però l’ha inserito nella sua Hall of Fame.

Nel 2002 in compenso era stato convocato dall’Uruguay per i mondiali in Corea e Giappone, manifestazione dove la Celeste venne eliminata ai gironi dalla Danimarca e dal Senegal. Tuttavia O’Neill non aveva mai messo piede in campo.

Giocatore di culto assoluto, che ha ballato pochissimo lasciando comunque un segno indelebile, rimarrà con quel velo malinconico dettato dai suoi problemi extra-campo con l’alcol, che l’hanno portato purtroppo a perdere la vita ancora giovane.

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