Società senza identità , troppi cambi in panchina e un vivaio poco valorizzato: l’Espanyol, dopo 25 anni consecutivi, prepara l’addio alla Liga
La matematica ancora non condanna, di punti sul piatto ce ne sono parecchi, ma il destino dell’Espanyol sembra inevitabilmente segnato. La sconfitta sul campo del Betis, in quello che ha rappresentato un vero e proprio derby tra le grandi delusioni della Liga attuale, ha segnato il capolinea per Abelardo. La società , nella mattinata di sabato, ha comunicato l’esonero dell’allenatore con una nota sul proprio sito ufficiale.
La cacciata dell’ex allenatore di Sporting Gijon e Alaves è arrivata in seguito all’ennesimo stop di una squadra che, post lockdown, era chiamata a una netta inversione di marcia. Servivano punti e servivano subito: nelle prime quattro uscita dopo la sosta, invece, i Pericos hanno vinto solo all’esordio contro l’Alaves, per poi essere fermati sullo 0-0 a Getafe, prima di perdere due partite consecutive. Troppo poco per coltivare speranze di rimonta: per raggiungere il quartultimo posto, adesso, occorre quasi un miracolo.
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Tre cambi in panchina: il fallimento cinese
Il destino dell’Espanyol sembra ormai segnato. Che le cose non sarebbero andate nel migliore dei modi, però, si era capito fin dall’inizio. La società , appreso l’addio di Rubi – capace, la scorsa annata, di portare i Pericos in Europa League dopo una clamorosa rimonta – aveva deciso di affidarsi a David Gallego, promosso dal settore giovanile, la cui avventura si è interrotta a ottobre, in seguito a una serie di risultati molto più che deludenti. Il suo posto è stato preso da Pablo Machin, architetto del miracolo Girona solo un paio di anni fa: “Trovo un gruppo di grande qualità – aveva dichiarato durante la presentazione – con il lavoro usciremo da questo brutto momento”.
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I primi provvedimenti di Machin riguardano la parte tattica: accantonata definitivamente la difesa a quattro, il tecnico imposta una squadra improntata principalmente sulla valorizzazione dei palleggiatori presenti in rosa. L’idea è ambiziosa, forse troppo, e finisce per diventare controproducente in tempo zero. In seguito alla sconfitta sul campo del Leganes, prima della sosta natalizia, viene così esonerato anche lui, che su 30 punti disponibili ne aveva conquistati soltanto 5.
Abelardo si ritrova in mano un Espanyol in difficoltà estrema: a gennaio, riconoscendo implicitamente alcuni errori di valutazione, la fallimentare proprietà cinese gli consegna alcuni rinforzi di buon livello per puntellare la rosa in vista del rush finale. Per la difesa arriva il centrale uruguayano Leandro Cabrera dal Getafe, mentre le fasce vengono rinforzate dall’ex Rayo Vallecano, Adrian Embarba. I gol, invece, dovranno essere garantiti da Raul de Tomas, bomber classe 1995 di scuola madridista, sul quale i Pericos investono ben 25 milioni di euro.
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Un record destinato a rompersi
L’Espanyol milita in Liga da ben 25 stagioni consecutive, una striscia che colloca la società di Barcellona alle spalle soltanto delle big del paese. Quest’anno però sarà difficile scongiurare la retrocessione. Il che, ovviamente, porterà a fare dei ragionamenti sull’effettiva efficacia della gestione Rastar Group, il cui unico obiettivo – da quando si è insediata dalle parti di Montjuic – è sembrato essere solo quello di assicurarsi una buona fetta del mercato cinese.
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Per farlo, nel gennaio del 2019 il presidente Chen Yansheng ha acquistato Wu Lei, la stella della Cina di Marcello Lippi, il cui impatto a livello mediatico ha aiutato molto il brand Espanyol, da sempre affiancato a una logica centralista e nazionalista, a espandersi fuori dai confini spagnoli. Mentre le entrate dall’Oriente continuano ad aumentare – il sito del club è stato preso d’assalto in occasione del lancio della maglia di Wu Lei -, in campo di risultati non se ne sono visti, nonostante le premesse sembrassero rassicuranti.
Chen, che aveva rilevato il club in condizioni abbastanza critiche, a parte ultimare i lavori all’Estadio Cornellà El Prat non ha costruito praticamente nulla. E anzi, a livello giovanile l’Espanyol ha perso alcuni ragazzi finiti a fare le fortune di altri club. Per il resto, dopo un paio di salvezze non troppo tranquille, è arrivata l’estemporanea stagione scorsa dove, dopo un inizio a singhiozzo, la squadra di Rubi ha giocato un eccellente girone di ritorno.
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Espanyol, il vivaio come fiore all’occhiello
Eppure, di nuove risorse dalle quali attingere, l’Espanyol ne avrebbe a tonnellate nel proprio vivaio. Il settore giovanile dei Pericos è da sempre uno dei più floridi del paese, grazie al grande lavoro portato avanti sul territorio locale dagli scout e, soprattutto, dalle tante affiliazioni nella regione catalana. Non è raro che un ragazzo giovane, al momento della scelta, metta i biancazzurri davanti anche al Barcellona. Solo nelle ultime stagioni, l’Espanyol ha portato in Liga un numero impressionante di talenti, alcuni dei quali sono ancora in rosa oggi.
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Giocatori come Ruben Duarte, Aaron MartÃn, Marc Navarro, Mario Hermoso, Gerard Moreno e Joan Jordán hanno, chi più chi meno, fatto guadagnare qualche spicciolo al club. La prossima grossa plusvalenza, invece, si chiama Marc Roca, centrocampista centrale classe 1996 che piace a mezza Europa. Roca è stato uno dei pochi a salvarsi in questa stagione, alla pari di Oscar Melendo, un incursore di centrocampo che all’occorrenza può giocare anche sulla fascia.
A parte loro due, ai quali vanno aggiunti due terzini molto interessanti come Pipa Avila e Adrià Pedrosa, l’Espanyol possiede una rosa incompleta e lacunosa. In vista del prossimo futuro, circola l’idea Gabriel Heinze per la panchina, ma solo in caso di salvezza. Più che una soluzione, quella del Gringo pare una suggestione buttata lì per provare a scuotere un ambiente completamente svuotato da ogni motivazione. Una squadra che, a breve, non potrà far altro che accettare il proprio destino, salutando – speriamo solo temporaneamente – la Liga dopo un quarto di secolo.
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