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Mihajlovic è stato esonerato dal Bologna dopo tre anni e mezzo di lavoro sulla panchina rossoblù, e secondo molti questa decisione è stata sbagliata.

Si legge molta amarezza, sui social e sulle pagine della stampa sportiva online, in merito all’esonero di Sinisa Mihajlovic da allenatore del Bologna: il sentire comune, almeno ragionando a spanne, è che l’allenatore serbo non si sia meritato questo allontanamento dalla panchina e che il Bologna abbia commesso un errore.

Ovviamente è difficile tracciare una linea netta tra giusto e sbagliato, e le questioni che portano a cacciare un allenatore dopo oltre tre anni di lavoro non sono facili da riassumere, ma proviamo lo stesso a dare un senso a questa decisione del club emiliano. Partiamo però da una ovvietà: rietenere sbagliato l’esonero per una sorta di rispetto dovuto a Mihajlovic a causa della sua malattia è la peggiore mancanza di rispetto che gli si possa fare, in quanto professionista ed essere umano. Un ragionamento serio su questo punto non può che essere puramente sportivo.

Mihajlovic e il Bologna 2022/2023

L’esonero è arrivato oggi, dopo la quinta giornata di Serie A 2022/2023, ed è quindi necessario che ogni riflessione in merito a questo licenziamento parta dallo stato attuale delle cose al Bologna.

Il club si trova appena sopra la zona retrocessione, sedicesimo con 3 punti in 5 partite, tutti arrivati da dei pareggi: il Bologna, dunque, non ha ancora vinto una partita in campionato. Non un bel risultato, ma neanche catastrofico: nella stessa situazione ci sono anche Monza, Cremonese, Sampdoria, Lecce ed Empoli. Per contro, ha perso due sole partite e sempre contro squadre di alta classifica: 2-1 con la Lazio e 2-0 col Milan.

I risultati di questa stagione, che comunque è appena agli inizi, non sono esaltanti ma neppure disastrosi. Soprattutto alla luce di un mercato in cui il Bologna ha perso tre pedine fondamentali della sua rosa: i difensori Hickey e Theate, e il centrocampista Svanberg. Sono arrivati alcuni nuovi giocatori che devono ancora adattarsi alla squadra ma soprattutto al campionato italiano, e generalmente il livello della rosa, nonostante si sia riusciti a trattenere Arnautovic, pare essersi abbassato. Per questo motivo, sembra logico ritenere che l’esonero di Mihajlovic sia ingiustificato.

Mihajlovic e il Bologna: un progetto bloccato

Ma nel computo dell’esperienza bolognese dell’allenatore serbo vanno considerate anche le precedenti stagioni e le aspettative che c’erano su di lui. Mihajlovic è arrivato a Bologna nel gennaio 2019 con un curriculum di tutto rispetto, che lo aveva visto fare abbastanza bene pur tra tante difficoltà alla Sampdoria e al Torino (e in misura decisamente minore al Milan).

Era insomma un tecnico di livello medio tendente all’alto, che arrivava in un club economicamente solido e con ambizioni non irrilevanti. In quel momento, i rossoblù avevano in rosa elementi di esperienza internazionale come Rodrigo Palacio e Blerim Dzemaili, tre giocatori che erano stati di recente nel giro della Nazionale (Poli, Sansone, Soriano e Destro), e alcuni giovani dal brillante futuro (Lyanco ma soprattutto Orsolini, pagato 15 milioni alla Juventus).

La rosa, quindi, non era di primissimo livello ma perfettamente in grado di arrivare a lottare per l’ultimo posto in Europa League, o comunque per stare nella metà sinistra della classifica. In quell’annata, Mihajlovic ha condotto il Bologna al decimo posto, ma nelle successive è sempre rimasto sotto quella soglia (due volte dodicesimo e una tredicesimo), nonostante la squadra a sua disposizione sia rimasta di buon livello, e in alcuni casi sia anche migliorata.

Nella stagione 2019/2020, per esempio, ci fu una sola cessione importante (Pulgar alla Fiorentina), mentre la società investì addirittura 43 milioni di euro tra l’estate e gennaio per portargli in dote Denswil, Tomiyasu, Nico Dominguez, Skov Olsen e Barrow. Anche nella stagione post-pandemia, il Bologna pur non avendo fatto acquisti di peso è riuscito a non vendere nessuna delle sue stelle, un lusso che pochi club italiani hanno potuto permettersi, specialmente tra quelli che si piazzano generalmente nella metà destra della classifica. Anche in questo ridemensionamento economico, il club è comunque riuscito a ingaggiare un attaccante di alto livello come Arnautovic, decisivo sia nella scorsa stagione che nelle prime partite di quella attuale.

Dovrebbe essere allora difficile non riconoscere che il percorso di crescita del Bologna non si è mai compiuto, e la squadra è rimasta bloccata in queste stagioni in una comoda mediocrità, inadatta al livello di una rosa che, nel frattempo, è però andato scemando con l’invecchiamento di alcuni elementi. Questo discorso lo faceva già a dicembre 2020 Simone Cola proprio qui su Minuti di Recupero, ed è purtroppo rimasto valido fino a quasi due anni dopo. Forse l’esonero adesso è sbagliato, ma per i tempi e non per i meriti: iniziare un nuovo corso è necessario, ma probabilmente era una decisione da prendere lo scorso giugno.

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