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El Salvador ha strappato il pass per i quarti della Gold Cup, ma la selezione caraibica sembra ancora molto lontana dal salto di qualità

Due vittorie, una sconfitta, il secondo posto in un girone complicato, dietro al colosso Messico, che permette però di strappare il pass per i quarti di finale della Gold Cup. El Salvador è il paese più piccolo per densità e superficie demografica rimasto ancora in gara, ma in campo questa differenza non si vede.

Dopo aver vinto per 2-0 all’esordio contro il Guatemala, i cuzcateclos hanno regolato col medesimo risultato anche Trinidad e Tobago, diretta concorrente per la corsa alla seconda piazza, per poi perdere di misura contro i messicani. Insomma, un cammino di tutto rispetto, in attesa del quarto contro il Qatar.

Le potenzialità di El Salvador

El Salvador al momento vive una situazione abbastanza ibrida a livello sportivo, perché la nazionale è cresciuta molto negli ultimi anni.

Siamo infatti lontani dal minimo storico della selezione datato 2006, quando la federazione occupava il posto numero 190 del ranking FIFA, ma anche dal miglior momento di sempre, in quel 2021 dove i biancoazzurri toccarono la posizione numero 49.

Oggi El Salvador, alla vigilia della Gold Cup, si posizionava al sessantanovesimo posto per la FIFA, con la consapevolezza di poter crescere ulteriormente. Purtroppo la situazione interna del paese non aiuta a progettare sul lungo periodo.

Infatti, secondo le ultime relazioni di Unicef e Save The Children, all’interno dei confini nazionali povertà, abusi contro donne e bambini ma soprattutto crimini sono ai massimi storici. In tutto questo il calcio rappresenta una via d’uscita, che in pochi però sono riusciti a imboccare definitivamente.

Il progetto di Hugo Perez

Nel 2015 la federazione ha deciso di sposare il termine continuità, affidando la panchina all’americano (ma di origini salvadoregne) Hugo Perez. Classe 1963, con una buona carriera calcistica alle spalle, il ct laureatosi all’Università di San Francisco ha portato ai Caraibi metodologie di lavoro moderne ed efficaci, affinate nei quadri federali americani.

Infatti, Perez arriva a El Salvador dopo aver allenato l’under 15 a stelle e strisce, accettando quella che a tutt’oggi considera una vera e propria promozione. Il suo 4-4-2 basico, semplice e organizzato gli ha permesso di plasmare una squadra competitiva, che nella Gold Cup ha affrontato tutti senza paura.

Il problema esperienza

Purtroppo, El Salvador è anche la nazionale ancora in gara con meno calciatori impegnati all’estero: dei 23 convocati per la Gold Cup solo 8 giocano oltre confine, ma nessuno di questi in contesti veramente competitivi.

Due di loro, il centrale difensivo Zavaleta e il centrocampista Cerén, militano il MLS e possono essere considerate le stelle dei cuzcateclos. In rosa però c’è anche Joshua Perez, nipote del commissario tecnico, un eclettico esterno offensivo – oggi in forza all’Ibiza – che ha scelto El Salvador convinto dallo zio.

Per il resto, il livello complessivo è decisamente basso e all’orizzonte non parrebbero esserci giovani così interessanti per fare il grande salto. In tal senso, la Gold Cup è capitata al momento giusto, diventando la vetrina ideale per tentare la svolta definitiva.

 

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