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Duvan Zapata ha segnato due reti nella gara contro l’Empoli lanciando la propria candidatura per una prossima stagione da protagonista

A trentatré anni rilanciare la propria carriera non è una cosa immediata, soprattutto se i gol latitano e gli infortuni appesantiscono forma fisica e mentale. Duvan Zapata è stato chiuso in un tunnel che sembrava senza uscita fino a pochi mesi fa: infortuni a ripetizione, poche reti segnate e un’annata, quella terminata con l’addio all’Atalanta, in cui sembrava che il suo tempo come grande giocatore della nostra Serie A si fosse ormai esaurito. Il prestito al Torino è sembrato una resa: conferma della necessità del ricambio generazionale chiesto da Gasperini a Bergamo e una conclusione prematura della carriera che le prime gare con la maglia del Torino – nonostante la rete contro la Roma – non facevano che sottolineare, dando adito all’idea che il colombiano fosse ormai finito, fisicamente e mentalmente. 

Fino alla seconda metà di novembre è stato effettivamente così: un solo gol e un solo assist con il Torino di Juric che – disperato – cercava soluzioni offensive in Radonijc – poi mandato lontano per questioni disciplinari – Vlasic – il cui potenziale si è depauperato a causa di prestazioni non di livello – e Sanabria – che poco ha fatto per non far rimpiangere lo Zapata che sognavano i Granata. Con la doppietta segnata all’Atalanta però, qualcosa si è stappato, facendo si che la seconda parte di stagione abbia offerto a Juric quel centravanti capace di dettare legge in area avversaria e necessario ad un Torino sterile e in chiara difficoltà offensiva. 

Dal 27 novembre si è aperta una fase di stagione in cui il colombiano ha segnato dieci reti e fornito quattro assist in diciotto partite, portando il computo stagionale a undici reti con il Torino (dodici se aggiungiamo quella segnata contro il Frosinone con l’Atalanta ad agosto) e una ritrovata verve sotto porta che mancava dal settembre 2021, anno in cui i gol alla fine del campionato furono dieci a causa di un brutto infortunio che lo tenne fuori per la seconda parte di stagione. Ma quindi a trentatré anni, Duvan Zapata può ancora essere considerato un fattore per la Serie A che verrà? 

Zapata sa segnare, deve solo ricordarselo 

Le stagioni prive di infortuni ci parlano di un centravanti dominante fisicamente e capace di migliorare tecnicamente grazie alla vicinanza di compagni dalle qualità sopraffine come Luis Muriel. La coppia vista a Bergamo nelle stagioni successive alla pandemia ha esaltato tutti gli amanti del calcio dinamico di Gasperini, rendendo Zapata un totem del campionato per impatto e rendimento nel corso di tutta la stagione. Dal compimento dei trent’anni però le cose non sono più andate come previsto e la stagione scorsa si è addirittura chiusa con un deludente score di due reti segnate e appena venticinque presenze per un totale di 1.300 minuti. 

Una miseria per un giocatore abituato ad essere fondamentale nella propria squadra e una delusione per il suo allenatore, che alla fine dell’anno ha scelto di cambiare, dando il benestare ad un prestito che ha chiuso di fatto l’esperienza nerazzurra del centravanti. Oggi le cose sono cambiate: Zapata è tornato a segnare e – soprattutto – a giocare con continuità. I 2.400 minuti giocati con il Torino certificano proprio questo ritrovato stato di forma e mettono in ballo diverse questioni relative alla prossima estate. 

Al termine della stagione il colombiano sarà riscattato dal Torino perché – secondo gli accordi di agosto – se Zapata fosse sceso in campo da aprile in poi sarebbe scattato l’obbligo di riscatto in favore dei granata. Un’ottima notizia per Cairo e per Juric che si troveranno un calciatore motivato a vivere al meglio gli ultimi anni di una carriera che ha lasciato negli occhi sprazzi di un dominio fisico davvero incontestabile. 

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