Draghi Serie A: il Presidente del Consiglio ha parlato ieri sera con quello della FIGC Gravina, a proposito di un possibile stop del campionato. Ecco cosa si sono detti.
Stop al campionato o partite a porte chiuse? Sono queste le ipotesi che circolano al momento sull’imminente futuro della Serie A, il cui girone di ritorno è iniziato giovedì scorso con quattro partite sospese su dieci a causa dei troppi contagi nelle squadre.
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Una situazione che deve essere risolta nell’incontro tra il governo nazionale e quello del calcio di mercoledì prossimo, ma che coinvolge diversi aspetti. Uno riguarda la salute dei tifosi, ed è quello che ha spinto il Presidente del Consiglio Mario Draghi a chiamare quello della FIGC Gabriele Gravina già venerdì sera.
Draghi Serie A: cosa si sono detti lui e Gravina
Il tema di cui si è più discusso in questi giorni, e che sarà al centro dell’incontro di mercoledì, è quelo dell’intervento delle ASL nel bloccare le trasferte delle squadre, oltre che ovviamente dell’uniformità di giudizio delle varie autorità sanitarie regionali. Ma la chiamata di ieri sera tra Draghi e Gravina ha riguardato il rischio per la salute dei tifosi, non tanto dei giocatori, e sono state messe sul tavolo due opzioni: match a porte chiuse o due settimane di stop al campionato.
Come riportato da tutte le fonti giornalistiche, il colloquio tra i due non ha visto tensioni nè aut aut da parte del governo nazionale: Draghi si è limitato a esprimere le sue preoccupazioni e valutare alcune soluzioni con Gravina. Il presidente della FIGC ha spiegato che lo stop dei campionati dalla B in giù si è potuto fare perché, a livello di calendario, è più semplice recuperare le partite rispetto alla Serie A.
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Di fronte ai dubbi di Draghi, quindi, Gravina ha riportato quella che è la volontà emersa nell’ultima riunione della Lega di Serie A, che riunisce i club del massimo campionato italiano: lo stop, anche se breve, metterebbe ulteriormente a rischio la stabilità economica del sistema. Le società , quindi, premono per continuare a giocare con le attuali regole.
Anche l’ipotesi delle porte chiuse, o anche solo della riduzione della capienza degli stadi, non è stata accolta positivamente dal calcio italiano. Una nota della Lega di Serie A, infatti, precisa che per il settore l’unica vera urgenza è “individuare in modo chiaro degli strumenti di coordinamento delle ASL territoriali per assicurare una gestione uniforme delle situazioni da covid-19 nelle squadre”.
Draghi Serie A: rischio scontro
Sebbene non ci siano state tensioni nella telefonata di venerdì tra Draghi e Gravina, la situazione potrebbe essere costretta a un cambio nelle prossime settimane. I club chiaramente non sono disposti a sacrificare introiti economici e vedono solo il problema dei contagi tra i giocatori, mentre il governo sembra interessato maggiormente a quelli tra i tifosi.
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Se l’andamento dei contagi nel paese dovesse mantenere questi ritmi, il governo potrebbe dover porre un freno anche al calcio, e le società sarebbero costrette ad accettare una soluzione che, comunque, qualche danno economico la causerà .
Al momento, lo scenario più probabile è che, se non si vedranno miglioramenti da qui a fine gennaio, FIGC e Lega Serie A dovranno sedersi a un tavolo con Draghi e, molto probabilmente, accettare le partite a porte chiuse o almeno a capienza fortemente ridotta.
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