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Donnarumma ha dovuto fare i conti anche in Italia-Ucraina con una bordata di fischi non indifferente nei suoi confronti. Perché è un atteggiamento sbagliato.

Il calcio, come la vita, regala grandi meriti, soddisfazioni, elogi oppure grandi delusioni e disapprovazioni. C’è chi dice che entrambe le cose dovrebbero essere vissute al meglio e che anche quando le cose non vanno bene, bisogna cercare di trarre gli insegnamenti del caso. In realtà, un po’ in tutti noi, il bastone non sempre sortisce quell’effetto, soprattutto se arriva senza delle motivazioni tangibili, ma per una presa di posizione che non sta svanendo nel tempo e che, per tutta l’acqua che è passata sotto i ponti nel mentre, sta diventando anche un po’ stucchevole. Il discorso è riferito ovviamente a Gianluigi Donnarumma e a ciò che puntualmente gli succede ogni volta che mette piede a San Siro. Il portiere anche ieri sera, in un match già decisivo contro l’Ucraina per le sorti della nostra Nazionale, ha dovuto fare i conti con un sottofondo poco edificante e che rimandava di certo al suo passato, non di certo al presente.

Stavolta, si tratta di episodi che avevano anche un timing abbastanza doloroso. La prestazione dell’estremo difensore contro la Macedonia del Nord non è piaciuta e in molti ritengono che sul tiro di Bardhi potesse fare decisamente meglio. Non è andata così e non è il primo errore che l’ex Milan compie quando veste la maglia azzurra o con il PSG. Il suo talento è indiscutibile, ma probabilmente la scelta di trasferirsi in Francia non è stata la migliore possibile, almeno dal punto di vista di noi italiani. Fatto sta che la scelta di San Siro per il portiere titolare della Nazionale e in un momento delicatissimo fa discutere, anche perché evade da mere questioni tecniche. Ora bisogna invertire la rotta per il bene di tutti.

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Donnarumma fischiato: no all’odio ingiustificato

Donnarumma sicuramente non sta simpatico ai tifosi del Milan e non lo sarà più, perché il tradimento non è così facile da perdonare. Sono passati 790 giorni, però, dall’addio ai rossoneri e la ferita ancora non si è rimarginata, lasciando spazio a un accanimento fin troppo importante per sottolinearlo. I compagni, infatti, si sono subito schierati in sua difesa, soprattutto il man of the match Davide Frattesi che ha parlato di “fischi indegni” nei confronti del portiere del PSG. Luciano Spalletti, invece, l’ha presa un po’ in maniera diversa: “Siamo professionisti. Bisogna stare zitti”, ha detto. Quasi a sottolineare che questi episodi capitano, ma non devono scalfire i diretti interessati. Di certo, il messaggio per Donnarumma è stato più ampio: il talento non è una culla su cui adagiarsi, ma una base di partenza da preservare e coltivare. Certo, mettere il portiere della Nazionale, e che forse lo sarà per altri dieci anni, in una situazione del genere ogni volta che mette piede a San Siro non fa il bene di nessuno. Dopo la rabbia, dovrebbe arrivare l’indifferenza, ma ancora non è successo.