Nella sfida contro il Torino il tecnico del Cagliari Eusebio Di Francesco ha abbandonato il suo integralismo, passando al 4-2-3-1 e ricevendo ottime risposte dalla squadra
Il Cagliari di Eusebio Di Francesco sta prendendo forma, ma non come tutti si aspettavano. In vista del delicato scontro salvezza contro il Torino, tra due squadre ancora a secco di vittorie, l’ex mister di Roma e Sampdoria decide di abbandonare il suo classico 4-3-3 per passare al 4-2-3-1. Un modulo più adatto alle caratteristiche dei suoi giocatori, che infatti rispondono positivamente vincendo per 3-2. Una decisione che evidenzia l’evoluzione di questo allenatore, meno integralista rispetto alle esperienze passate.
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Di Francesco si crea la nomea di “maestro del 4-3-3” ai tempi del Sassuolo. Adottando questo sistema di gioco, ereditato dal suo maestro Zdenek Zeman e applicato con concetti talvolta diversi da quelli del boemo, ottiene risultati eccellenti. Nelle cinque stagioni sulla panchina neroverde porta il club alla promozione in A, per poi mantenerlo in massima serie e riuscire a conquistare anche una qualificazione all’Europa League. Il tutto giocando un calcio propositivo e apprezzato da tifosi e addetti ai lavori, con cui lancia giocatori come Domenico Berardi, Simone Zaza, Matteo Politano e Francesco Acerbi.
Grazie al quinquennio al Sassuolo, Di Francesco diventa uno degli allenatori più apprezzati del panorama italiano. Nell’estate 2017 arriva il salto in una big, con la Roma che punta su di lui come sostituto di Luciano Spalletti. L’obiettivo di Di Francesco è quello di trapiantare a Trigoria il suo 4-3-3 frizzante e propositivo, ma la realtà si dimostra più complicata del previsto. Tanto nella prima stagione quanto – ancora di più – nella seconda, la rigidità degli schemi del mister non si sposa al meglio con le caratteristiche di alcuni giocatori.
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Il caso più clamoroso riguarda Patrik Schick, arrivato nell’estate del 2017 e diventato – con il suo prezzo di 42 milioni di euro – l’acquisto più costoso della storia giallorossa. Impiegato talvolta come alternativa a Dzeko nel ruolo di prima punta e in altre circostanze come esterno offensivo, il ceco non riesce mai a brillare come faceva alla Sampdoria (in cui giocava da trequartista o da seconda punta accanto a Quagliarella). Questa sorta di equivoco tattico riguarda tutta la parentesi di Di Francesco alla Roma. Se il primo anno comunque risultati arrivano, con il terzo posto in campionato e il raggiungimento delle semifinali di Champions League, nella seconda stagione le cose vanno peggio e il mister viene esonerato dopo l’eliminazione dalla Champions per mano del Porto.
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Dopo qualche mese di riposo, il mister pescarese ha subito un’occasione per riscattarsi. Nell’estate del 2019 viene chiamato dalla Sampdoria, reduce da un ottimo ciclo di tre anni targato Marco Giampaolo. Nonostante la squadra sia fortemente radicata sul 4-3-1-2, Di Francesco prova fin dalle prime partite ad imprimere il suo marchio cambiando il modulo. Una scelta che si rivela affrettata, sia per le difficoltà palesate dai giocatori che per le loro stesse caratteristiche (più orientate a proseguire con il modulo di Giampaolo). Dopo i primi risultati negativi, Di Francesco si rende conto di non essere il tecnico giusto per quella Samp e rescinde il contratto con il club blucerchiato.
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Due esperienze negative dunque per Di Francesco, il cui integralismo tattico sta diventando più un limite che non un pregio. Il tecnico non vede l’ora di rimettersi in gioco e l’occasione prende forma in estate con l’ingaggio da parte del Cagliari. Guardando la rosa rossoblù, con giocatori perfetti per il 4-3-1-2 utilizzato l’anno prima da Maran e Zenga, si ha la sensazione che l’impatto possa essere difficoltoso come a Genova. Di Francesco prova subito a portare il suo 4-3-3, ma le prime partite sono deludenti sia nei risultati che nel gioco. La fida contro il Torino, dopo la pausa per le Nazionali di inizio ottobre, può essere dunque decisiva per il futuro del mister.
Un match all’inizio del quale Di Francesco sorprende tutti, presentando la sua squadra con il 4-2-3-1. Un modulo certamente più adatto alle caratteristiche di certi giocatori come Joao Pedro che, dopo un paio di prove non convincenti da esterno offensivo, torna ad illuminare la manovra cagliaritana agendo da trequartista. I miglioramenti sono evidenti, con il Cagliari che vince 3-2 dominando per larghi tratti del match e sapendo soffrire di fronte all’assalto finale del Toro.
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Una vittoria scacciacrisi per il mister che, nel post partita, commenta così il cambio di modulo: “Sto togliendo qualcosa di mio per dare qualcosa a loro”. Frase emblematica, che dimostra come il Di Francesco edizione 2020/21 sia più propenso ad andare incontro alle caratteristiche dei suoi giocatori rispetto agli anni precedenti.
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