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Roberto De Zerbi sta per archiviare la miglior stagione della sua pur breve esperienza in Serie A. E, dopo aver rinnovato, prova a portare in alto il Sassuolo

La vittoria di Firenze è un colpo di quelli importanti, paradossalmente più che il pareggio di San Siro contro l’Inter. Il Sassuolo sta dimostrando di poter valere una metà classifica tendente all’alto e, stravincere scontri diretti come quelli dell’Artemio Franchi, certifica la crescita dal punto di vista della maturità di una squadra che, negli ultimi anni, pareva aver perso tutte le occasioni per compiere il tanto agognato step in alto.

L’osservato speciale, come sempre da quando si è seduto su quella panchina, è Roberto De Zerbi. Nel postpartita, il tecnico si è lasciato andare ad alcune dichiarazioni importanti: “Non mi ha cercato nessuno, comunque volevo restare al Sassuolo perché qui mi diverto molto”. Parole che meritano di essere approfondite, viste il tono con le quali sono state pronunciate e il fatto che, nonostante le solite smentite di rito, effettivamente qualche abboccamento di mercato per De Zerbi, in realtà, ci sarebbe anche stato.

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Il nuovo Sassuolo riparte da De Zerbi

Un misunderstanding, mettiamola così, magari poco elegante ma assolutamente in buona fede. De Zerbi ha accettato il rinnovo con il Sassuolo per tanti motivi, tutti ugualmente importanti. In primis, sa benissimo che rimanere in Emilia significa poter lavorare in un ambiente tranquillo e poco pressante, in modo tale da poter assorbire meglio gli eventuali stop pesanti – come le goleade che ogni tanto i neroverdi incassano – con successive critiche. Inoltre, a livello dirigenziale, il Sassuolo è sempre stata una realtà che lascia spazio all’iniziativa dell’allenatore di turno.

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È così dai tempi di Massimiliano Allegri e così è stato per l’altro grande mister passato di recente da queste parti, quell’Eusebio Di Francesco che – una volta lasciati i neroverdi – ha portato la Roma a un passo dalla finale di Champions League. Inoltre, il consiglio che De Zerbi ha dettato ai suoi calciatori negli ultimi tempi, vale anche per lui: “I ragazzi devono capire che un anno in più a questi livelli può aiutare ad essere protagonisti, se vai via un anno prima c’è il caso che poi ti manca la forza”. Ergo, una stagione in più o in meno può essere determinante anche a livello di crescita professionale.

Quindi Sassuolo sarà, possibilmente con la conferma di tutti i gioielli fondamentali per lo scacchiere tattico del mister: “Carnevali – ha concluso De Zerbi – mi ha detto che non venderà Locatelli, Boga e Berardi, perchè sostituirli tutti sarebbe davvero dura”. Messaggio alle pretendenti o strategia per alzare i prezzi facendo gli interessi della società? Difficile dirlo oggi: di certo, l’ex allenatore del Benevento non è tipo da accontentarsi né, tantomeno, da non esternare le proprie perplessità quando pensa che le cose non stiano andando come devono.

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Un’identità costruita pezzo per pezzo

Sul sito dell’Assoanalisti, qualche mese fa è stato pubblicato un interessante approfondimento sull’evoluzione e la crescita del Sassuolo di Roberto De Zerbi. Da questa analisi emergono diversi punti molto interessanti. Il primo, è legato all’identità di squadra e all’approccio tattico dei neroverdi, rimasto invariato sin dal primo giorno di insediamento dell’allenatore in Emilia. I concetti centrali rimangono gli stessi: tendenza alla costruzione bassa, ricerca spasmodica del possesso palla, ricerca del dominio del gioco aprendo spazi con i movimenti senza palla e l’ostinazione all’ampiezza grazie al lavoro fondamentale dei due esterni d’attacco.

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Da qui poi si sviluppano una serie di conseguenze, tra le quali fa capolino una fluidità tattica molto rimarcata. Il Sassuolo spesso attacca con tanti uomini e in fase di possesso gioca una sorta di 2-4-4 a trazione anteriore, ma in fase difensiva si schiera spesso a tre. Gli esterni offensivi stringono al centro, i terzini si alzano per aggredire alti gli avversari e provare a recuperare palla il più lontano possibile dalla propria area di rigore. La condizione fondamentale è solo una, ovvero che tutti – dai centrali difensivi agli esterni – siano in grado di impostare l’azione all’occorrenza.

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I talenti valorizzati da De Zerbi

Sotto la gestione De Zerbi, molti calciatori hanno trovato la maturazione calcistica definitiva. L’esempio più significativo in tal senso è quello di Manuel Locatelli, trasformato in una mezzala con i controfiocchi. L’ex milanista è stato di fatto plasmato dal tecnico bresciano, capace di pungolarlo anche dal punto di vista mentale. Oggi Locatelli, numeri alla mano, è uno dei migliori centrocampisti del campionato e, nonostante l’intenzione del Sassuolo sia quella di tenerlo ancora un anno, avrebbe già ricevuto diversi sondaggi da parte di club importanti.

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Se la parabola di Locatelli somiglia un po’ a quella di Sensi e Politano (quindi giocatori che già prima di De Zerbi avevano fatto intravedere certe qualità), quella di Jeremie Boga è tutta farina del sacco del mister. Arrivato dal Chelsea dopo aver fatto faville a livello giovanile, l’esterno francese si era presentato come un profilo anarchico e poco malleabile tatticamente. De Zerbi, con pazienza, ha incanalato il suo talento rendendolo un calciatore totale, a tratti devastante. Il Chelsea non ha esercitato la clausola di riacquisto per il marsigliese, che adesso il Sassuolo può monetizzare al massimo. Per cederlo, Carnevali chiede almeno 30 milioni di euro.

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E che dire di Mert Muldur, match winner contro la Fiorentina? Anche lui arrivato nel silenzio generale (sulla scia dell’ottimo Merih Demiral), da quando si è preso la titolarità non l’ha più mollata. Inoltre, nell’elenco di meriti del mister trovano spazio la rinascita di un Domenico Berardi – ora sì profilo da big – e l’efficacia di Francesco Caputo, bomber di provincia arrivato in Serie A molto tardi, per il quale il tecnico stravede: “Ciccio è un lusso, è come Schillaci: nell’uno contro uno e quando cerca la profondità ha pochi rivali”, ha detto dopo il grande pareggio ottenuto in rimonta sul campo dell’Inter.

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Una fase difensiva da rivedere

Gli hater di De Zerbi, il cui personaggio – e questo va detto – ultimamente è stato suo malgrado investito da troppa retorica spicciola, gli imputano in primis di prendere troppi gol. Di fatto, gli viene fatta una colpa per quanto riguarda una fase difensiva non inesistente, ma sicuramente lacunosa. Resta da capire però quanto ci sia di volontario nell’andare a creare certe situazioni in partita. Per esempio, il tecnico ha sempre detto che la sua priorità – per quanto riguarda la scelta dei difensori – è quella di avere a disposizione profili bravi in conduzione e in grado di difendere bene in campo aperto.

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Il Sassuolo difficilmente subisce il palleggio avversario ma quando lo fa, e in tal senso sono esplicative diverse sfide contro l’Atalanta di Gasperini, rischia di prendere imbarcate non da poco. E qui si ritorna alle considerazioni iniziali: De Zerbi sa che a Sassuolo può affinare con calma il suo stile, rimodellare le proprie idee per far sì che, con gli anni, il suo approccio possa trovare un migliore equilibrio tra le due fasi di gioco. Perché alla fine il calcio è un loop, le situazioni si ripetono e tu hai tempo per metterci mano e correggere ciò che non funziona.

De Zerbi, nonostante il carattere forte e il suo apparire come una persona tendenzialmente chiusa, è meticolosamente attento a ogni dettaglio. Anche in partita, è molto complicato capire se certe situazioni in campo si verificano con o senza la sua volontà implicita. Di certo, il Sassuolo – pur con mille limiti – è una delle squadre italiane più divertenti. E, da quest’anno, anche la classifica pare poter riservare qualche soddisfazione in più ai tifosi neroverdi. In attesa di capire quanto manca a questo agognato salto di qualità.

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