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Ci sono calciatori che non sanno dove stia di casa la sobrietà. Campioni che non si sono mai posti il problema di osservare una tattica, di cincischiare e aspettare. Divinità dai piedi dorati che con la classe ci sono nati. Gli esemplari sono rari, rarissimi. In Francia però ne hanno avuti tanti.

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Oggi parliamo, forse, di quello più sottovalutato (con tutti i demeriti del caso). Dell’uomo che ha avuto la “sfortuna” di condividere il campo con la Leggenda Eric Cantona. Un eterno secondo del calcio transalpino. Ma sempre primo nei cuori di molti. Mesdames et Messieurs, David Ginola s’il vout plait.

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David Ginola, il “bello e maledetto” del calcio francese

Ginola, francese di Gassin, è il prototipo del “bello&maledetto”: uomo dal fascino indiscutibile (lo testimoniano le varie avventure sotto le lenzuola in cui pare sia stato coinvolto nel Regno Unito), seduttore incallito e tremendamente bravo con la palla tra i piedi. Ginola è un trequartista vecchio stampo, di quelli che in campo vedono il Paradiso e gli Angeli ad aspettare le sue creazioni. Inizia la sua carriera al Tolone, squadra con la quale trascorre 3 stagioni condite da 81 presenze e 4 reti. Si trasferisce in seguito al Racing Club de Paris (compagine polisportiva molto vittoriosa in passato ma che adesso vivacchia nell’anonimato delle serie minori) per due campionati: il bottino è di 61 presenze e 8 gol.

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La terza squadra della sua carriera è il Brest, con la quale Ginola segna 10 reti nelle 50 partite giocate in 2 stagioni. La classe di Ginola non passa certo inosservata in patria e la grande occasione si presenta nel 1992: il Paris Saint Germain lo acquista dal Brest, retrocesso. E’ l’opportunità per la consacrazione. Ginola non trova una situazione facile a Parigi: i rossoblu sono lontanissimi dalla lotta al titolo almeno da una decina di anni e molte altre piazze di provincia si sono sviluppate e, di conseguenza, rinforzate. Fino all’arrivo di Ginola, Parigi viene ricordata solo come straordinaria meta turistica per coppie innamorate. Poi arriva la magnificenza fatta persona. E tutto cambia.

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La gloria parigina

Il binomio PSG-Ginola è devastante per la concorrenza avversaria: dal momento dell’arrivo del Casanova di Gassin la squadra vincerà tutto in patria. E così Ginola può vantare nel suo curriculum una Ligue 1, 2 Coppe di Francia e una Coppa di Lega Francese. La squadra è forte e consiste di altri campioni quali Weah, Raì, Djorkaeff, Lama. L’unica vera stella però è quel bad boy transalpino che ben presto diventa l’idolo di tutta Parigi.

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Non a caso, a livello di titoli individuali, in quegli anni Ginola vincerà il trofeo per il Miglior Calciatore Francese dell’Anno nel 1993 e quello di Miglior Giocatore della Ligue 1 nel 1994. Le vittorie e la fama non fanno altro che accrescere il mito di quel ragazzo che a Parigi è ormai chiamato “Le Roi”. Sfortunatamente, il suo percorso con la Nazionale Francese sarà invece tutt’altro che lusinghiero.

Un rapporto poco felice

Ginola esordisce in Nazionale già nel 1990. Viene però poco considerato per via di una classe inizialmente presente ma ancora troppo acerba e per il fatto di giocare in squadre non appetibilissime dal punto di vista dell’appeal mediatico. Ovviamente, il tutto è rimediato con il suo regale avvento al PSG: la maglia de Les Blues diventa la sua seconda pelle.

Con lui giocano anche calciatori come il portiere, già compagno di squadra a Parigi, Lama, Desailly, Deschamps ed il funambolico Eric Cantona (forse il solo giocatore di quegli anni a risultargli superiore), ma la Francia nel percorso delle qualificazioni Mondiali ad U.S.A. 1994 fatica da morire. Nonostante ciò, si arriva all’ultima partita con una situazione tutto sommato tranquilla: la Francia sfida la Bulgaria e le serve un pari per trovare l’America. La gara si gioca il 17 novembre nel 1993. Diventerà una data storica, perché coinciderà sostanzialmente con la rottura tra Ginola e la Nazionale Francese. Ma procediamo con ordine.

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La gara della disfatta

Corre l’ultimo minuto di gara. Il risultato è di 1-1, reti di Cantona e Kostadinov. La Francia ha l’opportunità di giocare una punizione a favore tenendo palla e lasciando scorrere inesorabilmente il tempo, prenotando così l’aereo per gli States. Ginola riceve palla. E fa qualcosa che nessun’altro calciatore al mondo farebbe mai in quell’occasione: invece di portarsi alla bandierina del calcio d’angolo o giocare la sfera in maniera arretrata, Ginola decide di scodellare in mezzo con Cantona ad aspettare da solo contro la difesa schierata. Ovviamente la palla è persa.

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E poi il dramma: la Bulgaria avanza, manca poco. Kostadinov è conscio del fatto che la gara è finita e prova la bordata dalla distanza: palla in rete. Lama immobile. Parc des Princes ammutolito, terrorizzato, devastato. La Francia è fuori da USA 1994. Ed è subito polemica. Il C.T. Gerard Houllier, allontanando le colpe da sé stesso, individua proprio in Ginola il colpevole della disfatta. “Sa giocare a calcio, peccato abbia il cervello di un bambino dell’asilo”, afferma.

Ovviamente, il tifoso medio abbocca all’amo. La Francia, ora, è quasi tutta contro Ginola, quel ragazzo tanto talentuoso da non riuscire a buttar via neanche un pallone. Perché la sfera è come un’amante. Va sedotta, sfiorata, accarezzata con cura. Va fatta innamorare. E bisogna lasciarla solo quando fa meno male.

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Ginola, in maniera assolutamente genuina, dichiarerà in seguito: “Non me ne frega un c***o delle parole di Houllier. Non mi avranno mai più. Neanche per sbaglio. Pregherò ogni sera per le loro disgrazie. Amo solo Parigi.” E Parigi ama lui, alla follia. Ma ormai in Francia Ginola non può più restare: il resto della nazione e i media gli sono contro. Deve andare via. Chiuderà la sua avventura al PSG con 122 presenze e 33 reti, restando immortale nell’immaginario collettivo della squadra.

L’avventura in Premier League

Il talento francese decide di esportare le sue giocate in Inghilterra: la Premier League lo accoglie a braccia apertissime, precisamente ci pensa il Newcastle a tesserarlo. David Ginola forma una coppia semplicemente irresistibile con Alan Shearer: il francese inventa, verticalizza, plasma. Lo Squalo inglese finalizza e concretizza. Il ragazzo è on fire: Crujff lo elegge “miglior calciatore in circolazione” nei primi anni inglesi. Non male, se a dirlo è uno come lui.

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Nonostante la verve di questi due campioni, però, il Newcastle collezionerà due secondi posti consecutivi in Premier League, non arrivando mai a vincere il titolo.

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Latin lover

Anche per questo (oltre che per l’addio del suo mentore Kevin Keegan), Ginola decide di cambiare aria: resta in Inghilterra, accasandosi però al Tottenham. La musica è la stessa: anche White Hart Lane s’innamora di lui e Ginola si guadagna persino la copertina di FIFA 97 per il mercato europeo.

Dal 1997 al 2000, David Ginola porterà il Tottenham alla conquista della Coppa di Lega Inglese e nel 1999 viene eletto Miglior Calciatore della Premier League da colleghi e giornalisti. Everybody Loves Ginola. E non solo allo stadio. Si dice infatti che abbia fatto innamorare praticamente tutta la Londra femminile (da qui la nomea di seduttore). L’età (pallonara) però avanza, e si avvicina il momento di appendere le scarpette al chiodo.

I calciatori che hanno fatto coming out

David Ginola si trasferisce nel 2001 per mezza stagione all’Aston Villa (con cui vince l’Intertoto). Dopo poche presenze, verrà praticamente regalato all’Everton.

Dopo 4 presenze con i blu di Liverpool, David Ginola decide di chiudere il cilindro magico e di non aprirlo mai più. La sua carriera lo ha visto siglare 97 gol in 561 partite, e ha lasciato in eredità un Genio difficilmente riscontrabile nella storia del gioco del calcio.

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I problemi di salute

Lo scorso maggio Ginola manifesta un malore durante una partita di golf. Ha problemi cardiaci, ma nemmeno lo sa. Il suo cuore si ferma per 8 minuti, poi miracolosamente riprende a battere. Avrà bisogno di un bypass per tutta la vita. Ma almeno la Francia non ha pianto la scomparsa del suo idolo. Recentemente, tra le altre cose, David Ginola si è “riciclato” partecipando come giudice a France Got Talent.

Con un altro cervello, forse Ginola avrebbe vinto il triplo di ciò che ha conquistato nella sua carriera. Ma agli appassionati sta bene così. Perché è la fantasia che deve stare al potere, e con lei l’istinto. E dunque David Ginola sia: da Tolone a Parigi, da Londra a Liverpool, è bello essere un Re. Ed è ancora più bello, supponiamo, essere David Ginola.

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