Dalian Atkinson era un ex-calciatore britannico, ucciso dalla polizia nel 2016. Oggi è arrivata la sentenza che ha condonnato il suo assassino per omicidio colposo
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La corte di Birmingham ha riconosciuto la colpevolezza del poliziotto Benjamin Monk nell’omicidio di Dalian Atkinson, ex-calciatore afrobritannico di Premier League: l’episodio era avvenuto nel 2016.
Si tratta di un caso che ha colpito molto l’opinione pubblica nel Regno Unito, non solo perché ha coinvolto drammaticamente un ex-calciatore professionista, ma anche perché, dopo mesi di proteste di Black Lives Matter, si è arrivata a quella che è la prima condanna per omicidio verso un poliziotto in servizio in oltre trent’anni.
Chi era Dalian Atkinson
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Dalian Atkinson era nato nel 1968 a Shrewsbury, vicino al confine col Galles: era un buon centravanti che aveva esordito a metà anni Ottanta con l’Ipswich Town, guadagnandosi una certa fama nel calcio inglese. Successivamente aveva giocato nello Sheffield Wednesday e poi nella Real Sociedad, ma i suoi anni migliori li aveva vissuti tra il 1991 e il 1995 all’Aston Villa, dove aveva conquistato una Coppa di Lega.
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Successivamente aveva intrapreso altre avventure all’estero: inizialmente in Turchia, con la maglia del Fenerbahçe, poi un breve passaggio dai francesi del Metz e in ritorno in patria col Manchester City. Nel 1998 era emigrato nel campionato saudita per giocare con l’Al-Ittihad, vincendo una Coppa delle Coppe asiatica, ed era così rimasto in Asia a chiudere la carriera, trasferendosi nel 2001 in Corea del Sud per giocare prima con il Daejeon Citizen e poi con il Jeonbuk Hyundai.
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Da giovane era stato una buona promessa, ma la sua carriera era stata complicata da diversi problemi di salute, in particolare al cuore e ai reni, portandolo ai margini del calcio di primo piano e al ritiro a 33 anni. Questo, unito a successivi problemi lavorativi, lo avrebbe portato ad avere anche problemi di depressione.
La morte di Dalian Atkinson
Malauguratamente, il suo nome è tornato sulle cronache nazionali britanniche nel 2016, quando è stata comunicata la notizia del suo omicidio. Dalian Atkinson si trovava a Trench, un sobborgo di Telford, dove abitavano il padre Ernest e i suoi fratelli: il maggiore di questi, Kenroy, chiamò la polizia alle due di notte dicendo di averlo visto in stato confusionale, forse a causa di abuso di alcol o droghe, e che aveva minacciato il padre.
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La polizia intervenne e, per fermarlo, lo colpì tre volte con un taser. Il cuore di Dalian Atkinson ebbe un arresto, che costrinse a un rapido trasporto al Princess Royal Hospital, dove però fu dichiarato morto nel giro di poco tempo.
Will England fans now accept why footballers take a knee? https://t.co/tPkMOUh6C6
— Mark Doidge (@markdoidge) June 23, 2021
Solo successivamente emerse che il poliziotto che lo aveva colpito, Benjamin Monk, non si era limitato a stordirlo, ma gli aveva poi sferrato diversi calci mentre Dalian Atkinson era inerme a terra. Secondo quanto emerso dal processo, e riportato dal Guardian, Monk colpì Atkinson così forte che sui lacci dei suoi stivali di servizio sono state ritrovate tracce del sangue dell’ex-calciatore.
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La sentenza sta facendo discutere nel Regno Unito anche per le polemiche delle ultime settimane sulla decisione dei calciatori della Nazionale, attualmente impegnata agli Europei, di inginocchiarsi contro il razzismo prima dell’inizio di ogni partita. Il gesto è nato anni fa col giocatore di football statunitense Colin Kaepernick ed è stato ripreso grazie anche all’impegno della calciatrice Megan Rapinoe, per poi diffondersi in Europa nell’estate del 2020 grazie al movimento Black Lives Matter e alle conseguenze dell’omicidio di George Floyd da parte di un poliziotto di Minneapolis.
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