Poche presenze, il nodo riscatto e i rapporti con l’ambiente: il matrimonio tra la Fiorentina e Patrick Cutrone è ai titoli di coda
Il 16 gennaio 2020 la Fiorentina presentava alla stampa Patrick Cutrone, colpo di mercato invernale che, sulla carta, avrebbe dovuto rimpolpare in maniera decisiva le rotazioni d’attacco della compagine viola. Cutrone arrivò in prestito oneroso dal Wolverhampton, con la promessa che in estate ci si sarebbe seduti attorno a un tavolo per valutarne il riscatto.
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Da quel giorno non è passato nemmeno un anno e il centravanti, sebbene ancora in rosa, sta già vivendo di fatto come un separato in casa: “Se Cutrone non è felice alla Fiorentina può sempre andare via” ha detto Cesare Prandelli qualche giorno fa, in seguito all’ennesima domanda sul perché il ragazzo non faccia parte del progetto tecnico viola.
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Fiorentina, per Cutrone non c’è spazio
“Farlo giocare di più? In allenamento è un ragazzo molto generoso – ha concluso il tecnico – e non gli si può dire nulla, ma la mia scelta è solo tecnica: ho preferito puntare su un attaccante con altre caratteristiche”. Parole forti, che indicano la via per una separazione già a gennaio, a dodici mesi da un trasferimento che aveva fatto infiammare la piazza viola.
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Cutrone non ha inciso, ha trovato poco spazio e, nonostante gli esordi promettenti con la maglia del Milan, non si può certo dire che la sua ascesa sia continuata. Anzi, già al Wolverhampton non trovò molto spazio, a tal punto che gli inglesi non ci hanno pensato due volte a sbolognarlo appena possibile. Una crisi, la sua, poi confermata anche dai freddi e spietati numeri.
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In Premier League Cutrone ha chiuso sì con una ventina di presenze, ma per la maggior parte spezzoni e partite di Europa League – preliminari compresi – in cui Nuno mandava in campo tante seconde linee. Il suo arrivo a Firenze serviva per cambiare l’inerzia, ma in realtà ha solo allungato una crisi già parecchio evidente. Il nodo è tecnico, dice Prandelli, e a questo punto la separazione sarebbe un bene per tutti.
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Il nodo riscatto
Pochi giorni fa Cutrone ha annunciato un cambio di agente, lasciando l’agenzia di Giovanni Branchini e dando la propria procura alla famiglia. Una scelta forte, che indica due cose: l’insoddisfazione per il lavoro di chi lo ha rappresentato fino a oggi e la voglia di dare una sterzata alla situazione. In entrambi i casi, in mezzo alla trattativa Cutrone c’è da sciogliere il nodo legato all’eventuale riscatto.
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Sul quale, va detto, non è mai stata fatta chiarezza. Ci ha provato qualche giorno fa Daniele Pradè, direttore sportivo della Fiorentina, spiegando che il riscatto di Cutrone è fissato a 16 milioni di euro, non obbligatori fino a quando il calciatore non avrà giocato 26 partite da titolare. A oggi è fermo a quota 11, per cui – nonostante le smentite di rito – il pensiero che dietro ci sia una strategia rimane.
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“Nessun impedimento è stato dato agli allenatori, perché se segna vale anche più di quella cifra” ha detto Pradè, gettando acqua sul fuoco quando ormai è risaputo che la Fiorentina sta già lavorando per arrivare a un’altra punta. E il giocatore? Si è chiuso a riccio, non parla e “lavora bene”, come ha affermato Prandelli. Ma è ovvio che qualcosa debba radicalmente cambiare per poter ripartire bene.
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