Giuntoli è uno dei protagonisti più discussi dello scudetto del Napoli: scopriamo chi è il direttore sportivo che adesso ha stregato addirittura la Juventus.
È senza ombra di dubbio l’uomo del momento, nel calcio italiano. Cristiano Giuntoli è l’uomo dietro le quinte dello scudetto del Napoli, alla pari di Luciano Spalletti e Aurelio De Laurentiis. E dire che a lungo il suo nome è stato molto sottovalutato nel nostro paese, nonostante la lunga e proficua esperienza nel club partenopeo. Solo negli ultimi anni ha iniziato a ricevere il credito che merito, e in particolare nell’ultima stagione si è conquistato la fama di miglior direttore sportivo della Serie A.
Non è un caso che proprio la Juventus abbia deciso di puntare su di lui per rifondare la sua squadra dopo le ultime delusioni e i vari problemi economici del club bianconero. Nulla è ancora deciso, e proprio stamattina Il Mattino suggeriva che De Laurentiis non sarebbe affatto propenso a concedere la risoluzione del contratto del suo ds per lasciarlo andare alla Juventus. Però, già solo il forte interesse della società torinese sul suo conto è un attestato di valore per quanto fatto in questi anni in Campania.
Giuntoli, da calciatore a direttore sportivo
Nato a Firenze il 12 febbraio 1972, Cristiano Giuntoli ha iniziato la sua storia con il mondo del calcio facendo l’onesto difensore nelle serie minori italiane. Tra il 1990 e il 2007 si è destreggiato tra la Serie C e la Serie D, vestendo le maglie di Prato, Colligiana, Latina, Imperia, Savona e Sanremese. Quando aveva circa 36 anni, subito dopo il ritiro dal calcio giocato, si è iscritto a Coverciano al corso per diventare allenatore fino alla Serie B, ma pur essendosi diplomato non è mai arrivato a prendere in mano una panchina.
La sua carriera è stata anzi quella dietro la scrivania, diventando subito direttore sportivo dello Spezia. Dopo un breve periodo nel club ligure, ha attraversato l’Appennino, accasandosi in Serie D al Carpi. Qui, nella provincia modenese, Giuntoli ha costruito un piccolo miracolo sportivo, con pochi fondi a disposizione ma molte idee e competenza: arrivato come vice del ds Giandomenico Costi, in pochi mesi è riuscito a farsi promuovere direttore sportivo, rivoluzionando la squadra. Puntando su giocatori giovani e poco conosciuti, nel corso di sei stagioni è riuscito a condurre gli emiliani fino alla Serie A. È stato lui il primo a scommettere su giocatori come Marco Sportiello, Riccardo Gagliolo, Jerry Mbakogu, Antonio Di Gaudio, Kevin Lasagna e Roberto Inglese.
L’era di Cristiano Giuntoli al Napoli
Nell’estate del 2015, subito dopo aver vinto il campionato di Serie B col Carpi, Giuntoli venne scelto da Aurelio De Laurentiis come nuovo ds del Napoli, sostituendo Riccardo Bigon. Sotto la gestione di quest’ultimo, i partenopei avevano centrato un incredibile secondo posto in Serie A nel 2013, e nelle ultime due stagioni prima della separazione avevano vinto una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, ovvero i primi importanti trofei dell’era De Laurentiis. L’idea era però quella di aprire un nuovo ciclo, rinnovando la rosa con nomi giovani e di prospettiva, funzionali al gioco offensivo e moderno del nuovo allenatore Maurizio Sarri.
Il lavoro di Giuntoli si fece notare soprattutto a partire dalla stagione successiva, quella della cessione di Huguain alla Juventus per 90 milioni, che diede ampio margine di manovra al direttore sportivo sul mercato. Arrivarono giocatori che ancora oggi sono nella rosa azzurra, come Piotr Zielinski, già pupillo di Sarri, e il promettente Alessio Zerbin. Ma successivamente anche Mario Rui, Meret, Fabian Ruiz, Di Lorenzo, Elmas, Lozano, Lobotka, Politano, Osimhen, Anguissa, Juan Jesus e molti altri ancora.
Giuntoli ha sempre lavorato al Napoli con l’obiettivo di mantenere un equilibrio tra l’acquisto di giocatori importanti, anche dietro grossi impegni economici, e la necessità di costruire una solida base di giovani (come ad esempio Zanoli, preso dai ragazzi del Carpi nel 2018, appena maggiorenne). La sua bravura è sempre stata quella di saper assecondare la volontà del presidente e di venire incontro alla richieste tecniche degli allenatori. Il suo capolavoro è senza dubbio quello avvenuto la scorsa estate, quando il Napoli ha profondamente rinnovato la sua rosa cedendo alcuni pilastri (Koulibaly, Fabian Ruiz, Ospina, Insigne, Mertens), rimpiazzandoli con giocatori relativamente poco noti ma funzionali al gioco di Spalletti (Kim Min-jae, Kvaratskhelia, Raspadori, Simeone). E il risultato, oggi è sotto gli occhi di tutti.