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Il 26 ottobre 1980 nasceva Cristian Chivu, difensore rumeno celebre per la sua militanza in Roma e Inter, nonché per essere stato tra i migliori al mondo nella sua epoca.

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Nei primi anni Duemila, tutti parlavano di Cristian Chivu. L’Ajax era tornato a brillare in Champions League, raggiungendo i quarti nel 2002-03, con una squadra rivoluzionaria: sotto la guida di Ronald Koeman, c’era una generazione di ragazzi giovani provenienti da tutto il mondo. Chivu ne era un po’ il simbolo: a 22 anni, era già capitano, ed era la prima volta che un ragazzo rumeno portava la fascia dei Lancieri.

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Capitano di una generazione fantastica

La sua storia è quella di un predestinato. A 16 anni esordisce nella prima squadra del CSM Resita, il club della sua città, e rapidamente si impone come uno dei migliori giovani del calcio rumeno, guadagnandosi il passaggio al FCU Craiova. Nel post-Ceausescu, il calcio rumeno è in piena espansione: nel 1986, la Steaua Bucarest ha vinto la Coppa dei Campioni dando una spinta a tutto il movimento, e da lì la nazionale ha disputato le tre successive edizioni dei Mondiali, superando sempre il primo turno e chiudendo addirittura ai quarti nel 1994.

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Lo nota l’Ajax, in piena rifondazione dopo la fine dell’era Van Gaal. Il club olandese, seriamente danneggiato dalla sentenza Bosman, si sta riassestando in un modo nuovo, mescolando ai talenti locali altri presi a basso costo tra i giovani migliori dei campionati di secondo piano. Oltre a Chivu, in rosa iniziano a esserci nigeriani, georgiani, costaricensi, greci, sudafricani, statunitensi, ghanesi, tunisini.

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Chivu è un terzino sinistro dal piede educatissimo, al punto che calcia regolarmente rigori e punizioni, e in Olanda viene presto trasformato in un centrale difensivo con compiti d’impostazione. Un’ottima mossa tattica, che permetterà anche a Koeman di liberare spazio sulla corsia mancina per inserire in squadra Maxwell.

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Generazione d’oro: l’Ajax può schierare alcuni dei migliori talenti al mondo, come Van der Meyde, Pienaar, Heitinga, Sneijder, Van der Vaart, Hatem Trabelsi, Nigel de Jong, e ovviamente Zlatan Ibrahimovic.  Chivu è il leader di questo gruppo di eccezionali prospettiva e personalità.

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Colonna della Roma

Chivu è anche il primo ad andarsene, subito dopo l’exploit del 2003. Il suo nome è da tempo sui taccuini dei principali club d’Europa, e un difensore con le sue caratteristiche fa gola a molti. Fortemente voluto da Fabio Capello, Chivu si trasferisce alla Roma per 18 milioni, in quella che all’epoca è una delle squadre più forti in Italia e anche in Europa (l’anno precedente, i giallorossi hanno espugnato per la prima volta il Bernabeu), dove andrà a fare coppia con un gigante come Walter Samuel.

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La sua prima stagione nella Capitale è la migliore, e la Roma arriva a sfiorare lo scudetto dietro al Milan, risultando la miglior difesa della Serie A. Ma la società ha problemi economici, e in estate Capello lascia, mentre Samuel va a Madrid; inizia un periodo complicato per la Roma, aggravato anche da un brutto infortunio di Chivu, che sarebbe dovuto diventare il leader difensivo e fare da chioccia a Mexes.

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Ci vuole Luciano Spalletti per ridare continuità al club, mentre Chivu si guadagna soprannomi come Swarovski o Cristal Chivu, dovuti alla sua eccessiva fragilità fisica. Le sue prestazioni, nonostante i frequenti infortuni, continuano però a essere ottime, grazie a una forza di volontà e a un disciplina atletica invidiabili. Ormai indubbiamente tra i migliori difensori del campionato, nel 2007 viene acquistato dall’Inter, in quel momento la squadra che ambisce a dominare il campionato post-Calciopoli.

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La consacrazione di Chivu

Al club nerazzurro, Chivu lega i suoi anni migliori. Va a riformare la mitica coppia difensiva con Samuel, ma gioca anche al fianco di Dacourt (pure lui in giallorosso) e ritrova due compagni dei tempi dell’Ajax, Maxwell e Ibrahimovic. Prima con Mancini e poi con Mourinho, Chivu si confermerà uno straordinario leader difensivo, incarnando alla perfezione il periodo d’oro dell’Inter.

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Nonostante gli infortuni che non smetteranno mai di tormentarlo (anche uno piuttosto grave alla testa, nel gennaio 2010, che lo costringerà poi a portare un caschetto protettivo), continua a essere un elemento fondamentale della squadra che, poi, realizzerà il triplete. Un’annata che lo vedrà tornare a giocare terzino, dopo la partenza di Maxwell verso Barcellona, e in una rosa nel frattempo rafforzatasi con un’altra sua vecchia conoscenza, Wesley Sneijder.

La crisi dell’Inter post-triplete va di pari passo con la sua. Sempre più rallentato dai problemi fisici, Chivu gioca la sua ultima stagione completa nel 2010-11, quando ha 30 anni, e poi appare in campo sempre più raramente, fino a decidere di ritirarsi nella primavera del 2014, dopo diversi mesi di stop per un infortunio al mignolo del piede destro da cui non riesce a recuperare al meglio.

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Nessun calciatore rumeno ha vinto tanto quanto lui, e oggi non sono pochi quelli che lo ritengono superiore, tra i talenti locali, anche alla leggenda Gheorghe Hagi. L’unico rammarico è stato quello di aver vissuto gli anni migliori mentre la Romania stava perdendo di competitività, non riusciendo così a scendere mai in campo ai Mondiali.

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